mercoledì 22 marzo 2017

Parlando de “La Bella e la Bestia”, il live action

Sono andata al cinema a vedere La Bella e la Bestia, il live action. Quello che vi presenterò è l’insieme di tutto quello che ho pensato sia dopo la visione del film sia dopo aver chiacchierato coi miei contatti su Facebook, che mi hanno dato ulteriori spunti di riflessione e mi piacerebbe proporveli, assieme al mio sproloquio.
Voglio fare due premesse molto importanti, con tutto che una dovrebbe esser molto chiara a prescindere di tutto:
  • SPOILER: parlerò delle variazioni tra film di animazione e live action, quindi siete avvisati. Personalmente non reputo le variazioni come spoiler, però se volete andarlo a vedere non sapendo nulla di quello che dirò più sotto non leggete dopo la locandina del film che farà da divisorio per il post. Volendo vedete prima il film e poi leggete e ne discutiamo;
  • Non tollererò nessuna ‒ e dico nessuna ‒ frase del tipo “sei arida” e soprattutto “non capisci un cazzo”: io esporrò quello che ho pensato nel miglior modo possibile, il che implica che sarò educata e civile. In sede di eventuale discussione pretendo la stessa cosa dall’altra parte. Non transigo. Lo dico spesso e mi ripeto, però l’educazione e il rispetto sono la prima cosa e non avendone trovata molta on-line preferisco essere chiara ‒ e anche un po’ paranoica ‒ prima mettendo i puntini sulle i.
Premesso ciò… Je suis prête, allons-y!*

La prima cosa che vi voglio dire è cos’è un live action, perché avrei anche una domanda da porvi.
Il live action è un film rifacimento/adattamento di un film animato/videogioco/fumetto con attori “In carne e ossa”, e questa dicitura la si usa maggiormente in contrapposizione se il prodotto di partenza è un film di animazione. Si usa anche per un film realizzato a metà strada ovvero usando sia l’animazione sia l’azione dal vero.
I live action riprendono la storia dell’opera originale e possono apportare eventuali cambiamenti alla narrazione aggiungendo qualcosa o arricchendola con questo e quello oppure può voler essere fedele quanto più possibile al prodotto del medium iniziale.

Una domanda che spesso si fa a tal proposito è: “se il live action è uguale ‒ o quasi ‒ perché non si va a rivedere direttamente il film di animazione?”. Cosa ne pensate voi?

Un live action è un prodotto essenzialmente di intrattenimento che ha lo scopo di marciare sull’effetto nostalgia che i fan del film di partenza possono provare e che sarebbero invogliati a vederlo già per questa ragione; è anche un modo per svecchiare un film di alcuni anni prima e che in questa nuova veste potrebbe portare nuovi fan. Business? Sicuramente, ed essendo il cinema dapprima un’industria è del tutto legittimo farlo; i soldi che porterebbero nelle casse questi film possono aiutare a produrre altri film, che hanno comunque dei costi. Il fatto che poi sia un film di intrattenimento non vuol dire che sarà necessariamente un prodotto di bassa qualità, anzi, quindi se il prodotto riesce si può essere anche contenti di averlo visto. Nel caso della Disney ci tengono particolarmente, non vogliono creare ciofeche. Io ho molto apprezzato Il libro della giungla uscito lo scorso anno e Cenerentola, in cui hanno inserito alcuni elementi di modernità (senza andare troppo lontano dalla storia di partenza) che ho molto gradito. Il mio preferito in assoluto sinora è: La carica dei 101 - Questa volta la magia è vera

E adesso iniziamo a parlare del film vero e proprio.

ATTENZIONE: non leggete sotto se non volete sapere nulla del film!

La prima cosa che voglio dire è che avevo pensato di non vedere proprio il film, almeno non in questo momento, sempre per la filosofia “facciamo passare la febbre e poi lo vedo io”, come anche di non vederlo affatto. Tra le varie ragioni per cui ho deciso però di vederlo è proprio uno dei messaggi che aveva il film di animazione: bisogna conoscere per abbattere i pregiudizi, e quindi sono andata al cinema.

Nel live action, trattandosi di un musical, troviamo delle aggiunte come alcune canzoni del musical e alcune canzoni create per l’occasione ex novo e ovviamente i brani originali composti da Alan Menken. Allo stesso modo sono state aggiunte delle scene nuove, come proprio l’inizio, che vede la trasformazione del principe in bestia dopo l’incontro della fata che non viene narrato visivamente dalle immagini nelle vetrate, ma abbiamo l’avvenimento “in diretta” oppure una scena con Agata (la fata) e Maurice, per dirne alcune o anche delle scene che si rifanno alla fiaba, come il rimando alla rosa che chiede Belle al padre ogni volta che viaggia.

La Bella e la Bestia quello del 1991 è un film di animazione che tutto sommato mi piace; non è il mio preferito** ma l’ho sempre visto ben volentieri. Il live action però non mi è piaciuto.

Se dovessi usare una sola parola per parlare di questo film sarebbe MEH. Riduttivo, mi rendo conto, ma effettivamente è la parola che ho detto più spesso tra me e me. Da come lo avevano pubblicizzato mi aspettavo molto, ma molto di più e la sensazione di MEH a fine film era acuita. Andiamo nel dettaglio.

Prima di tutto vi dico le tre cose belle:

Maurice: cosa vuoi dire a Kevin Kline? Nulla! Lui è uno degli attori che più adoro, sin da quando lo conobbi vedendo “Il club degli imperatori”. Le scene con lui sono le più belle, è stato un Maurice dolcissimo, a tratti svampito e a tratti saggio. Mi è piaciuto tantissimo e ho apprezzato che sia comparso più del Maurice del film di animazione, ottenendo quindi più risalto;

Fabrizio Pucci che dava la voce al clavicembalo, Maestro Cadenza. Lui è la voce di Hugh Jackman in molti film, che aveva interpretato Gaston prima di Luke Evans a Broadway. Ho apprezzato questa cosa per puro rimando, quindi lascia il tempo che trova, ma per onestà lo dico.
Questo si associa subito a una cosa per cui dico “peccato”, peccato non averlo visto in lingua originale per via del cast di doppiatori: tra i tanti abbiamo  Emma Thompson (Mrs. Bric), Ewan McGregor (Lumière), Ian McKellen (Tockins), Stanley Tucci (Maestro Cadenza).

La faccenda dell'incantesimo: molto coerente e più tragico del cartone, abbiamo la spiegazione al motivo per cui nessuno si ricorda del castello (la fata fa perdere la memoria agli abitanti del villaggio e tramite lincantesimo isola anche il castello stesso a livelo fisico) e dei suoi abitanti e ho apprezzato che qui a mano a mano che la rosa appassisce gli abitanti del castello diventano più oggetti e meno umani, perdendo proprio la vita, e il castello cade sempre più a pezzi a ogni petalo caduto. Bella pensata, molto apprezzata.

Le cose

I costumi: senza infamia e senza lodi, non sono spettacolari, ma la capigliatura del principe mi fa urlare per l'orrore giacché, se proprio si vuol fare i precisini, andavi di parrucca settecentesca e bona lì. E qua ho un dubbio: è una fiaba, quindi lesattezza storica può andare a farsi un bagno, no? Sì. Allora perché avete lasciato acconciature molto semplici a Belle e non al principe? La sua è proprio brutta. I colori degli abiti non sono vivi, specie quelli durante il ballo finale (tutti vestiti di bianco? Che tristezza) e non lasciano il segno. Se faccio riferimento al Costume, quello famoso con la lettera maiuscola, allora siamo nel no.

LeFou/LeTont, di cui vi parlerò per ultimo.

Adesso tutto il resto, che per me è NO.

L’introduzione, recitata da Vittoria Puccini. Amando leggere ad alta voce, con un tono adatto alla narrazione, apprezzando molto gli audiolibri, se mi trovo davanti a delle introduzioni recitate con espressione, in qualsiasi media proposto, mi si conquista, perché il mio cuore si scioglie e si lascia catturare dal timbro, dal tono e anche dalle parole. Qui non ho avvertito espressività, mi sembrava più una lettura piatta, di quelle che fai a scuola per forza senza sentimento, e ci sono rimasta molto male.

I tempi nella storia. Ho percepito stacchi nel montaggio e stacchi temporali che, per quanto in una fiaba lo scorrere del tempo non sia definito spesso qui non è molto chiaro. I tempi sono gestiti male, con tutto che dura di più rispetto al film di partenza; sono stati aggiunti dei dialoghi, ma se lo si dice male, con un tempo non ottimale, appaiono come un allunga brodo.

CGI. Chi ne sa più di me (non ho mai detto di essere una laureata in critica cinematografica) potrà bellamente smentirmi adducendo spiegazioni oggettive al riguardo, ma io l’ho trovata imbarazzante. La bestia non mi ha spaventato molto; è pur vero che quella del film di animazione non la si trova brutta col tempo, ma almeno allinizio, quando appare, incute timore, e questo non avviene nemmeno nella famosa scena dell'ala ovest, dove sembra più stizzito che adirato. Non mi è piaciuta nemmeno la sua resa grafica: mi sembrava più un personaggio qunari di Dragon Age Inquisition volutamente fatto bruttarello con qualche mod per l’occasione in game. E a tratti la mascella andava da una parte e la mandibola dall’altra e nei movimenti non mi sembrava abbastanza fluido. I servitori resi oggetti mi hanno inquietata sinceramente, e non fatto tenerezza. Il castello ha laspetto gotico, come quello originale, ma qua perde di smalto, a mio avviso.

La magia di certe scene non pervenuta: la scena della biblioteca, quella della sala da ballo e quella della trasformazione nel cartone sono magiche, e ancora oggi, a venticinque anni suonati, se rivedo il film le amo, mi viene il batticuore. Sono le mie scene preferite e posso figurarmele nella mente ed emozionarmi anche solo chiudendo gli occhi. Qui, queste scene in particolare sono state rese tutto di fretta, e mi è sembrato tutto oscuro, triste. La biblioteca viene inquadrata in un istante e nemmeno del tutto, la scena del ballo viene liquidata in pochi istanti e mi aspettavo un gioco di luci che mi avrebbe fatto sognare, come anche unesplosione di colori quando la bestia torna in vita e ritorna uomo. Il film dura di più rispetto a quello di animazione e le cose in cui forse l’effetto nostalgia avrebbe vinto a mani basse sono rese in due attimi. In questo caso dico “dilusione di diludendo”. Si potrà replicare dicendo ma non deve essere tutto uguale al film e vi dirò avete ragione, ma diciamocelo, chi non ha sognato di vedere la biblioteca della bestia almeno una volta nella vita, reale, su grande schermo? E poi la vedi un attimo solo? Forse avevo aspettative troppo alte. 

I costumi. Labito del ballo di Belle, che ho trovato orrendo, ma proprio in generale. Posso capire la filosofia del mantenere la semplicità di Belle, ci sta, ma questo vestito è proprio triste, sciatto, e fa urlare ma che poraccitudine! da tutti i pori. Sembra più un abito per carnevale fatto alla buona con le poche risorse che hai a disposizione che non un abito per il ballo, con un colore orrendo. Va bene che il giallo canarino sembra esser di moda, quest'anno, ma il vestito giallo oro della Belle del '91 vince. Bocciatissimo questo del live action. 

Belle. Facciamo un’altra premessa: so bene che molti adorano Emma Watson, lo so. Siete cresciuti con Harry Potter (io non posso mettermi in mezzo perché non è la saga con cui sono cresciuta quindi non ha senso), la adorate anche per questo, la adorate come attrice, la trovate bella, la adorate per quello che fa a livello umanitario. Tutto giusto e tutto legittimo. Io separo molto le cose, di netto: apprezzo il suo impegno come attivista e la trovo un cupcake nelle interviste, non l’ho mai negato, ma a livello attoriale sinceramente mi fa cascare le braccia. Già col passare del tempo nei vari film di Harry Potter mi era sembrato che fosse più Hermione Granger a interpretare Emma Watson e non il viceversa, e qui la stessa cosa, era Belle che interpretava Emma e non mi è proprio garbata come cosa. Quando recita ha la stessa faccia e se ha delle espressioni sono in un range molto limitato. L’ho notato anche in “Noi siamo infinito”, “Bling Ring” e “Noah”, quindi non sono partita prevenuta, i film li ho visti perché penso che si possa sempre migliorare come attori. Lo ha fatto Kristen Stewart in “Sils Maria” e “Still Alice”, lo sta facendo Katherine McNamara in “Shadowhunters”, quindi possono farlo tutti secondo me. 
Qui sembrava fosse o sempre spaventata o con un sorriso molto tirato. Nel caso di Belle erano tante smorfie, il labbro superiore sempre arricciato in stile “ma che schifo” che, se quando respinge Gaston va bene, per tutto il resto del film anche no. 

Belle è un personaggio che tutto sommato, anche se non è il mio film di animazione Disney preferito, mi piace, ma non mi è piaciuta la sua resa. Avrei preferito un’altra attrice per Belle già esteticamente perché non ce l’ho mai vista per Belle (una Belle papabile, al di là dell’età, per me è sempre stata Natalie Portman o anche Daisy Ridley) e quest’ultima considerazione è del tutto opinabile, perché per me Emma bella non è, ma non mi sono lasciata comunque fermare e ho visto il film. La recitazione che non mi ha convinto supera questa cosa ed è del tutto lontana dalla mia considerazione estetica. Il fatto che poi non canti nemmeno nel film fa chiedere perché sia stata scelta lei. La ragione che mi viene in mente è il fatto che tira” perché è molto apprezzata dai giovanissimi, e dai fan che sono cresciuti sia con la Disney oltre che con Harry Potter oltre al fatto che è la sua principessa preferita se non erro e che abbia voluto proprio partecipare in prima persona al film (ha rifiutato La La Land per parteciparvi, correggetemi se sbaglio).

Parlando propriamente del personaggio di Belle non ho molto apprezzato alcune cose in particolare: nella prima canzone dice “È dal giorno in cui arrivammo/che mio padre ed io pensammo/questo posto è provinciale” e subito dopo il popolino dice “guarda noi dall’alto in basso” e dopo è altezzosa. Adesso, so che l’adattamento è quello che è ‒ adattato al labiale ‒ e non è questo su cui voglio discutere, ma sulle parole usate. Nella versione inglese del film di animazione, Belle dice: Evry morning just the same/Since the morning that we came/To this poor provincial town quindi lei per prima pensa che il villaggio sia provinciale con tanto i trogloditi e la gente gretta, e ascoltando la canzone è solo un'affermazione, che nel complesso ci può stare, anche perché lei veniva da Parigi, la capitale, anche se la traduzione italiana la trovo più pesante rispetto alla versione inglese, ma questa è una mia percezione. Sono le parole del popolo che ti fan venir da dire a Belle: ma tu chi cavolo sei? Belle è il simbolo dello spirito intelligente, della persona che non si lascia andare a giudizi e pregiudizi, perché adesso ce li ritroviamo? Lo trovo uno scivolone pazzesco. Fa tanto “sono uno special snowflake” in stile molto Tamblah e lei diventa quella che giudica, in stile non è giusto che si giudichi, non giudicatemi, però io posso farlo

Mi è stato fatto notare che questa cosa la si può vedere anche da un altro punto di vista: anche la Belle del film di animazione nella scena del Bonjour! può esser vista come un'arrogante a cui non piace il paesello e i compaesani (che la vedevano comunque come l'X su cui sparlare o anche solo come la strana o quella che non capivano), con tutto che loro però la salutavano e non la odiavano, tutto sommato. Mentre lei, che vuol vivere di avventure, che non è come la gente del paese, si emarginava da sola, credendosi superiore. Lo trovo un punto di vista altrettanto valido. Essendo stata da piccina emarginata, criticata e presa in giro dal paese in cui ho vissuto, io non lo avevo interpretata a questa maniera perché facevo più riferimento al non c'è nessuno ahimè che capisca il perché, quindi la vedevo più come una ragazza molto sola, proprio come me, quindi non lavrò notato.

Questa Belle è una Belle che sa fare tutto, e tutti la lodano perché è forte, è coraggiosa, è capace a far tutto. Non si sconforta mai, è sempre positiva, ed è così irrealistico. Vedere lei con la passione della meccanica al posto di Maurice non l'ho sopportato. Sembra lei l’inventrice e non il padre. Va bene che Belle è intelligente, e che ha potuto prendere linventiva dal padre, però questo è troppo. Avrebbe avuto più senso creare il prototipo della lavatrice assieme a Maurice, secondo me.

Nel film di animazione c’è la scena in cui la Bestia le dice che cenerà con lui e subito dopo Belle scoppia a piangere. Piangeva anche prima, quando aveva salutato Maurice. Quelle lacrime indicano una debolezza, ma è credibile: si può essere forti anche se si cade nello sconforto, se si piange, se si soffre. Fa parte della natura umana ed è giusto così. La nuova Belle la trovo un modello improponibile di donna non perché moderna, ma perché irraggiungibile. E non se ne sentiva il bisogno.

Gaston. Argh. Gaston, o meglio, Luke Evans, mi è piaciuto. Ha espressione al di là di essere un (soggettivamente parlando) bell’uomo. Nasce da Broadway poi e si vede, sa come tenere la scena. È Gaston il personaggio a non essermi piaciuto. Ci viene detto che è un analfabeta, non sa né leggere e né scrivere: perché dice allora che apprezza una donna intelligente? Perché? Ricordiamo che lui è quello che dice “ma come fai a leggerlo? Non ci sono figure”, “Lascia perdere i libri e dedicati a me”. E adesso vuole sposare Belle perché non si umilia come le altre… eh? Lui voleva Belle perché era la più bella del paese, lui, che era il simbolo dell’ignoranza, di quell’ignoranza negativa che conduce alla paura di ciò che non si conosce ‒ la Bestia ‒ e che porta poi alla follia distruttiva ‒ il voler uccidere la Bestia ‒ e tutto questo sparisce. Perché? 

Il fatto che non abbia denigrato Maurice quando dice di aver visto una bestia in un castello, dicendogli poi, camminando verso il castello, che voleva aiutarlo solo per sposare la figlia attentando subito dopo alla vita del vecchio (perché rifiuta) lasciandolo in pasto ai lupi lo rende sì cattivo, ma lo rende anche furbo, almeno in parte, perché poi il suo gesto non aggiunge nulla alla trama in modo significativo. E quindi?

Si è cercato di dargli maggior caratterizzazione facendogli dire cose in più e dando anche un background aggiuntivo ‒ quando dice che è andato in guerra e ora vuole metter su famiglia ‒ ma sebbene sia un ragionamento che per me detto così non sta in piedi, ovvero avrebbe bisogno di ulteriore approfondimento per esser credibile, ci hanno sempre dato un Gaston molto sempliciotto e buzzurro, “troppa profondità” ‒ quella supposta, che si voleva dare ‒ stona.

Le dinamiche tra i protagonisti. Mi sono sembrati più amici che non amanti, e la chimica tra loro non lho percepita, anche perché alcune cose che ho sempre visto importanti (per esempio le lacrime di Belle quando la bestia le mostra il castello e che lui nota, sentendosi a disagio, oppure la carezza di Belle quando va da Maurice che sta male) e che avrebbero dato quel qualcosa in più al loro rapporto e a loro come personaggi dal ruolo centrale. Anche durante la scena del ballo non trovo la naturalezza e la complicità che cera nel film animato, che qui invece sembra più una coreografia di Ballando con le stelle, che però non ha calore, come anche non ha calore la scena in terrazza. Quanto ho sofferto.

Le aggiunte utilizzate male. La bestia ha un libro che permette di viaggiare, ma viene usato solo una volta. Non lo si poteva usare anche quando Belle vede Maurice in pericolo? Si poteva, ma non lo hanno fatto. Allora perché inserirlo solo per darci il motivo per cui Maurice e Belle sono andati via da Parigi che non aggiunge nulla alla storia a livello di trama e di crescita dei personaggi? Dico così perché se da un lato Belle capisce perché ora vive nel paesino, dall'altra non ha mai comunque avuto modo di sollevare il dubbio al padre. Se lo avesse fatto avremmo avuto un conflitto tra i due, non necessariamente fatto col litigio, ma la scena del viaggio avrebbe avuto un senso, che qui non ha.  
Allo stesso modo non ho apprezzato la figura di Agata, che poteva essere decisiva in alcuni punti, come per esempio quando Gaston zittisce Maurice che lo ha accusato di omicidio (il suo) e minaccia LeTont che sa la verità, ma non parla. Eppure non fa nulla. Lei sapeva, ed è stata zitta. Perché allora è stata messa come personaggio? Mi sarebbe piaciuto vederla almeno che ci diceva il motivo per cui aveva fatto vivere l'incantesimo anche agli altri abitanti del castello che comunque non avevano colpe. Nemmeno questo. #mainagioia 

Il politically correct. Gaston che elogia Belle, che la desidera così com'è, assieme alla gente si rende conto che Gaston è un cafone e questo si nota nella scena in cui LeTont paga la gente per elogiarlo. Questa non la trovo proprio una rivisitazione in chiave moderna come nel live action di Cenerentola, questo è politically correct, ovvero un modo di rifuggire alle eventuali accuse di offese verso determinate categorie di persone. Un prodotto di fantasia ha come primo scopo quello di narrare qualcosa, ed eventualmente dare un messaggio, anche grazie a personaggi e azioni negative che, portate sullo schermo (come in questo caso, trattandosi di un film), posson far riflettere. Se non abbiamo la materia su cui riflettere, come si potrà accendere la scintilla della riflessione? Il politically correct appiattisce ogni dubbio, ogni difetto, ogni possibile controversia e ogni spessore che nel cinema solitamente viene dato proprio dall'umanità dei personaggi, mentre la complessità muore. Parlando del politically correct sulle persone di colore nella Francia del Settecento dico nì, ovvero che essendo una fiaba, quindi non si ha la necessità di essere storicamente accurati, ci può stare a mio avviso, ma dall'altro lato avrebbe avuto più senso se il contesto spazio-temporale fosse stato un luogo fantastico direttamente. A tal proposito, sentir dire Gaston che dice non so cosa significa dopo il je ne sais pas di LeTont è imbarazzante per questo: sei in Francia, sei francese, dovresti saperlo. Non è divertente, né tantomeno realistico se batti più volte il dente sul fatto che la storia è ambientata in Francia.

Motivazioni che anche no. Abbiamo la bestia che “poverino, è così per colpa del padre”. Ahia. C’era bisogno di questa giustificazione che non dice nulla e fa cadere Belle nel dispiacere appena sente quelle parole? No. Questo porta poi al tagliare l’amicizia tra Belle e la Bestia per passare direttamente all’amore. Ogni parte complessa che può essere data dai personaggi umani, con pregi e difetti, che incarnano alcuni lati dell’umanità ‒ non necessariamente positivi ‒ vengono smussati e appiattiti e tutti siamo più felici. Beh, io non di certo. La storia del passato tragico non contestualizzato ha stancato (tipo quello di Cristiano Grigio). Questa anche rientra tra le aggiunte non necessarie, che avrei apprezzato se avesse portato anche in un abbraccio finale tra il principe e i suoi servitori per riappacificarsi visto che si sentono in colpa per aver permesso questa cosa o per avvicinarsi a Belle che ha perso a sua volta la madre. Qua serve solo per dire “oh, povera stella, allora è per questo che è stronzo”, con la conseguenza che Belle se ne innamora. 

Il doppiaggio. La metrica delle canzoni era sballata per adattare meglio le parole al labiale, ma nonostante i cambiamenti il labiale era spesso scollato. Non ho altro da dire. 

Passiamo a LeTont. Josh Gad è bravissimo, ha una gestualità che mi piace, è espressivo, l'ho adorato come attore! Lui, con tutto che è una macchietta, una spalla comica del villain, è il personaggio riuscito meglio, anche perché, essendo in carne e ossa, il tratto macchiettistico si perde un pochino. Ho apprezzato la sua crescita e la sua crisi di coscienza. È pur vero che l’ho apprezzata a metà. Perché? Sempre in vista del politically correct e perché mi sorge spontanea una domanda: la crisi di coscienza del personaggio è stata data dal fatto perché è gay? Mi spiego meglio: se fosse rimasto il LeTont che appoggia Gaston fino alla fine si sarebbe urlato al “dà un’immagine negativa dei gay”? Considerando il disagio della gggente è possibile, e non vorrei che fosse stata questa la ragione dei dubbi instillati nel personaggio nella durata del film. Lo sappiamo, esistono persone buone e persone cattive e personaggi buoni e personaggi cattivi, ma questo va sempre al di là da ciò che “sono” come personaggi sociali (non so come definirlo meglio).

Quando si tende a vedere i personaggi come donna, uomo, nero, bianco, omosessuale, etero ecc. si perde ciò c’è alla base: il personaggio a livello globale. I personaggi vengono spersonalizzati, la loro personalità viene meno perché diventano rappresentazioni di comunità.

Il fatto che non sia stato esplicitato chiaramente però nel film mi fa dire: era necessario dare il connotato a questa maniera, dandolo definitivo negli annunci e non nel film in modo esplicito (il ballo finale con un bel giovane non lo è)? Che sia solo il primo passo e non il tentativo non osato” perché è un film concepito anche e soprattutto per i più piccini? Ai posteri l'ardua sentenza. Una cosa ve la posso dire però: nessun bambino verrà deviato vedendo il film, ve lo posso assicurare.

E anche: abbiamo bisogno dei personaggi che rappresentano delle minoranze? Sì, perché non tutti al mondo abbiamo gli stessi diritti e mostrarli maggiormente nei prodotti che raggiungono tante persone si dà loro più visibilità. È giusto renderli tutti buoni perché devono dare un messaggio positivo? Personalmente il messaggio positivo lo si dà se si rende bene un personaggio con tutti i crismi a livello di caratterizzazione al di là da ciò che rappresentano (che viene proprio dopo) e non solo con la semplice presenza di essi come contentino.
Spero più che altro questa linea di pensiero cambi e che avremo personaggi ben caratterizzati prima e che rappresentano minoranze poi, con la speranza che cambi poi anche il modo di pensare della gente cosicché si smetta di accettare il “diverso” perché non verrà più visto come tale, come è giusto che sia.

In conclusione... Mi sarebbe piaciuto trovare la magia in questo film, almeno tanto quanta nel film di animazione. Ne ho trovata poca, non mi sono sentita coinvolta, non ho sospirato sognante assieme ai personaggi e assieme alla bambina nostalgica che avrei potuto essere e che non sono stata. Non per cinismo, credo, perché altrimenti non mi sarei intenerita con Maurice, o come anche mi è capitato con il live-action di Cenerentola, però sarebbe stato più facile farmi sentire a casa con questo film e non è successo. Quel dommage.


*Citazione come personale tributo al film e a una saga di libri/serie TV; un biscotto a chi indovina.
** I miei preferiti tra i film propriamente Disney sono: Gli Aristogatti, La carica dei 101, La spada nella roccia e Robin Hood.

lunedì 13 marzo 2017

Cose che mi danno il nervoso

Con questo titolo annuncio ufficialmente (beh, è da tanto che non scrivevo nulla, quindi un annuncio in pieno stile ci sta, no?) il primo post della rubrica spensierata pour parler, dal titolo molto semplice, ma che tutto sommato trovo adatto.
Benvenuti nel mio salotto!
No, non è il salotto di casa mia, ma mi piacerebbe. Del resto, "pink is pretty" (un biscotto a chi coglie la citazione).
In questi giorni, oltre che in questo periodo in generale, mi sono capitate delle cose alquanto bizzarre, sia nella vita di tutti i giorni sia sui social e, dato che ritengo che la vita virtuale sia una parte comunque reale della nostra vita per intero, tali avvenimenti si sono accumulati e mi hanno dato fastidio tutti assieme. Quando dico che la vita virtuale è una parte comunque reale della vita in toto va da sé che in questo caso parlo di me perché ho scelto di essere me stessa anche sul web, quindi non inventando nulla di sana pianta; le ragioni sono molto semplici:
  1. Non ha senso mentire per me, dire cose che rispondono al falso, anche perché non riuscirei nemmeno a farlo: mi sentirei disonesta dapprima con me stessa e poi con gli altri;
  2. Preferisco incanalare la fantasia che userei nelle bugie in qualcosa di più creativo, magari scrivendo.
Dopo questa premessa, ecco che mi accingo a parlare delle cose che mi fanno salire il nervosismo (o il "nervoso", per dirlo in modo più colloquiale) oppure davvero arrabbiare.
Ammetto che il tutto si potrebbe risolvere con una parola sola, lagggente, ma non sarebbe specifico, quindi approfondirò il discorso.
Ho buttato giù una lista di venti punti così come mi sono venuti in mente: dieci erano troppo pochi perché, sebbene in questo periodo cerco di essere più serena, quando mi arrabbio non ce n'è per nessuno.
Altrimenti_ci_arrabbiamo
Non potevo non citarli.
Pronti? Via! Un attimo: il titolo è liberamente ispirato al titolo di questa canzone che trovo divertentissima e simpatica.
  1. La gente che fa rumore quando mastica (combo: a bocca aperta): il fastidio derivato da questo gesto è tanto e tale, credetemi. Vi basti pensare che, quando pranzo con i miei genitori e mio fratello, quest'ultimo e mio padre tengono un concerto masticatorio che mi fa venir voglia di ribaltare il tavolo. Non lo faccio perché poi cadrebbe anche il cibo a terra, oltre a loro due, e ho detto tutto;
  2. Chi fa rumori troppo forti quando si soffia il naso: collegato al punto uno, anche questi rumori mi danno molto fastidio. Ammetto però che io non so soffiarmi il naso e non saprei nemmeno fare il suono di una trombetta smorzata e infatti per me soffiarmi il naso è un'impresa;
  3. La gente che parla ininterrottamente durante un viaggio: lo ammetto, quando viaggio tendo a stare quanto più possibile sulle mie sia se viaggio da sola (quando prendo i mezzi) sia se sono in macchina con persone che sono costretta a tollerare o che non sopporto proprio. Tendo a mettere le cuffie e a leggere, e non sopporto che mi si "inviti" a chiacchierare se non ho voglia o di ascoltare il ciarlare alrui su cose che non mi interessano. Non dico di no alle frivolezze, quando viaggio coi miei amici sono pronta alla chiacchiera, ma questo deriva dal fatto che loro sono persone a cui voglio bene e di cui amo la compagnia, con loro ci sono cose di cui parlo volentieri e posso essere me stessa. Se devo sentire "Tizio, il figlio di Caia, ha fatto questo, questo e quello", io passo, e non mi importa di passare per asociale;
  4. Chi vuole convincere le altre persone a pensarla come loro facendo della sterile polemica: credo che questa sia una delle cose per le quali provo davvero un odio molto forte e penso che ci sarebbe molto da dire, sebbene possa esser abbastanza chiaro in queste poche parole. Ritengo che il confronto, educato e ragionato, sia uno dei motori della società, e cercare un dialogo anche con persone che la pensano in modo diverso dal nostro è bello, perché può arricchire gli interlocutori. Se invece si cerca a tutti i costi di imporre il proprio pensiero allora mi inalbero, perché dapprima non è giusto, poi perché lo trovo davvero maleducato e poi perché se non sai né argomentare in modo civile né desideri solo uno scambio, ma una specie di "indottrinamento", allora non ha proprio senso cercare il dialogo con questa persona. Ecco, voler portare avanti una discussione solo per contraddire gli altri, senza nessun fondamento logico nel discorso, ma solo per avere ragione mi dà fastidio: questa è l'accezione in negativo della parola polemica, a cui aggiungo il termine sterile. Brutto da dire, ma persone del genere possono parlare solo con una cerchia di persone che la pensano come loro e che quindi confermano e rafforzano quel dato modo di ragionare e che poi magari, quando non sanno come controbattere, alla fine partono col "avrai anche ragione, ma io la penso così". Sul serio?
    tumblr_n0spp0asha1trtn3uo1_400
    Non sono persone con cui voglio avere a che fare;
  5. Chi dice di volere il confronto con te sui social, ma dopo averti eliminato dai contatti adducendo anche la scusa "evidentemente non sono la persona con cui puoi interagire": NO. Mi ricollego a quello che ho detto proprio prima: il confronto è bello, tanto bello. Circondarsi di persone che la pensano come te perché non sai e non vuoi (perché non sai farlo) portare avanti un discorso con chi la pensa in modo diverso e ti fa notare qualcosa in modo educato per me non ha senso. Rimuovermi dai contatti cercando poi di arrampicarsi sugli specchi dicendo tante cose che non hanno fondamento meno che mai. Il disagio, signori miei. Ebbene sì, questa cosa mi è capitata;
  6. Essere svegliata dal telefono che squilla: e poi magari scopri che sono anche i gestori di telefonia a svegliarti, nemmeno una chiamata di qualcuno che conosci. No, non lo sopporto;
  7. La gente che parla alle persone che si sono appena svegliate o che accende la televisione di prima mattina: ammetto candidamente di essere una persona che la mattina al risveglio ha una routine che trova necessaria per far sì che la giornata inizi nel migliore dei modi. Mi serve solo della musica (nelle cuffie, perché non abitando da sola tendo a non disturbare le coinquiline) o il silenzio e preparare la colazione canticchiando, tutto qui. Parlarmi appena sveglia iniziando a dire un fiume di parole (di cui è sicuro che ne ascolterò sì e no mezza) e pretendendo anche che io risponda subito a tanto ciarlare mi fa solo dire "non ce la posso fare". Davvero, abbiate pietà.  Va bene essere pimpanti e pieni di energie sin da subito, appena alzati, non è una cosa che condanno, ma rivolgermi la parola a macchinetta così non permette a me di stare bene, col risultato che il malumore salga prepotente e per una buona parte della mattinata. Idem se si accende la televisione. Mi dà molto fastidio sentire la televisione appena alzata, specie se è a volume alto; sia a casa dai miei sia con le coinquiline avrò detto mille volte che basterebbe dirmi "posso accendere la televisione?" di modo che andrei anche in camera per non sentirla, ma no, la accendono comunque. E questa è una mancanza di rispetto, ma litigare non porta comunque a nulla, col risultato che sto mettendo da parte i soldi per andare a vivere da sola;
  8. Gli ex che ritornano: nella mia vita sono stata abbastanza sfortunata sentimentalmente parlando e non ho capito perché, dopo avermi tradita e aver scelto qualcuno che millantavano di amare davvero (con tanto di fidanzamento ufficiale, con l'altra persona ovviamente, non con me), fossero tornati. In verità la risposta è questa: torniamo da quella scema che ci trattava bene e con rispetto nell'attesa di trovare un'altra per poi scaricarla daccapo, tanto è sicuro che ci tiene. Postilla più scurrile: intanto che troviamo un'altra andiamo a infilarlo nel "buco sicuro". Esser stata trattata come un oggetto è forse la cosa che mi ha fatto più male di tutte, al di là del tradimento (che non concepisco proprio). A differenza delle protagoniste di quelle storie romantiche da quattro soldi, io ho capito che la minestra riscaldata non solo fa schifo, ma soprattutto che persone del genere non dovevano mai più avvicinarsi a me e provare a farmi ancora del male. Fatto sta che le persone che si comportano così le detesto nel profondo;
  9. La gente che ha pretese immotivate: voglio essere molto sincera, con me il rispetto si guadagna. Di base sono una persona che rispetta chiunque, anche gli sconosciuti, ma è anche vero che pretendo rispetto anche dagli sconosciuti. Se per esempio sono su un autobus urbano e vedo una persona anziana, essendo di mio una persona (credo) gentile e che vuol bene al prossimo, cedo volentieri il mio posto a sedere, sempre che io non sia stanca (come quando vado a comprare cose al supermercato più fornito e ho delle bustone da trasportare fino alla fermata oppure quando la mattina vado in ospedale per farmi dei prelievi e non faccio logicamente colazione); se però mi si dice "alzati, fammi sedere" con tono duro e pretenzioso oltre che cattivo, io quelle parole te le faccio mangiare a suon di calci... metaforici, ovviamente. Pretendere qualcosa solo perché ti aspetti che la gente faccia qualcosa per te perché fai parte di quelle "categorie" di persone che si impara a rispettare e a trattare con gentilezza fa di te la prima persona che non rispetta il prossimo, quindi il mio rispetto di base riservato anche a te, persona sconosciuta, viene meno;
  10. Chi non capisce che non si è obbligati a trovare tutto divertente o ciò che reputano gli altri divertente: personalmente sono una persona molto autoironica (anche e soprattutto sul mio aspetto fisico), che ha imparato a non prendersi molto sul serio che ama ridere e fare battute su qualsiasi cosa. Che siano battute intelligenti, con rimandi, demenziali, spicciole e con allusioni sessuali io rido. Adoro anche il black humour (non mi addentro in questo contesto su quello che reputo black humour, magari in un'altra occasione volentieri). Chi mi conosce però sa che è difficile farmi ridere; può sembrare un paradosso, ma non lo è.
    Ci sono però persone che criticano chi non ride alle loro battute e non capisce il loro umorismo. La cosa è abbastanza semplice: se si fanno battute che non si trovano divertenti non puoi costringere le persone a ridere per forza. Ognuno di noi ha una visione della vita differente che porta a fare ironia su alcune cose mentre su altre se ne fa meno o per nulla: è una cosa normalissima e molto umana, a mio avviso. Quello che non tollero è criticare il senso dell'umorismo altrui dicendo "ma ridi" se la cosa non fa ridere al singolo a cui vuoi imporre la risata, non si è dissimili dalle persone di cui parlo nel punto quattro, perché vuoi spingere qualcuno a pensarla come te se vuoi che ridano di X cosa che a te fa ridere e loro no.
    Preciso che in questo non caso non parlo di quelle battute che vengono spacciate per umoristiche laddove sono offese gratuite e stupide (come per esempio molte battute sessiste che non fanno ridere visto che non hanno lo scopo di suscitare il riso), ma dell'atteggiamento "bisogna ridere di tutto nella vita perché la vita è già pesante di suo". Non è così, e non è giusto mettere l'etichetta di persona non mentalmente elastica se non si riesce o non si vuole ridere di tutto;
  11. Il bodyshaming: che sia rivolto alle donne, che sia rivolto agli uomini, alle persone in sovrappeso, alle persone in sottopeso, a chiunque, è una cosa che fa schifo. E, lo dico e non lo nego, fanno schifo anche le persone che si permettono a disprezzare gli altri basandosi sul loro corpo. Attenzione, non sto dicendo che debba piacere chiunque a ognuno, ma dire cose del tipo "mangia un poco di più, sei così magro!", "le ossa diamole ai cani!", "che balena spiaggiata!", "ma non vedi come sei? Vai da un medico!" è sbagliato oltre che da stronzi. Le ragioni sono molto semplici e provo a fare un elenco.
    a) La gente a casa ha uno specchio. Sembrerà strano, ma in tutte le case c'è almeno uno specchio, non c'è bisogno che diciate agli altri come sono. Lo sanno benissimo, lo sappiamo benissimo.
    b) Dire a qualcuno qualcosa sulle proprie condizioni di peso non servirà mica e soprattutto basterà per fare intraprendere a queste persone un percorso per stare meglio. Il percorso di ognuno, a parte esser personale e calibrato sul singolo, deve necessariamente partire dalla persona stessa; a nulla servono le parole degli altri se non è la persona a voler far qualcosa per star meglio.
    c) Anche se la si mette sul discorso "io parlo per la tua salute!" a parte ricollegarsi ai punti precedenti, c'è da dire che se così fosse al massimo si userebbero parole più gentili e non un "che schifo" (che nella maggior parte dei casi viene anche detto oltre che pensato), ma nemmeno con toni più pacati è da dire. Questo perché non siete medici, e se lo siete non siete autorizzati a dirlo a qualcuno per strada o su un social. Nel caso in cui questa persona con problemi di peso venga nel vostro studio a visita e avesse segni e sintomi ascrivibili alla propria condizione fisica allora e solo allora potreste dirlo. Certo, anche in quest'occasione ci si collega al primo punto, ma qui siete autorizzati a dirlo, perché la persona è venuta da voi, medici e non persona che passa per strada, rivolgendosi a voi come professionista. Il fatto che poi si debba esser sempre e comunque educati dovrebbe esser scontato, ma lo dico comunque;
  12. La gente che quando salta la barricata inizia a disprezzare le persone della "categoria" di cui faceva precendentemente parte: questo punto si collega a quello precedente se parto riferendomi alla mia esperienza personale. Ho sempre avuto problemi di e col peso. Ho perso molti chili, alcuni li ho ripresi e in questo momento della mia vita sto facendo controlli su controlli perché non sono pienamente in salute. Sono seguita da una dietologa e ho con lei un rapporto di amicizia; mi aveva detto, a inizio percorso una cosa che mi ha molto colpita: adesso che stai dimagrendo non diventare una persona che disprezza i "ciccioni" (ha usato la parola tra virgolette per sottolineare il disprezzo). Lì per lì ho pensato stesse esagerando dicendomi che le persone che dimagriscono, una volta magre, tendono a offendere chi è sovrappeso/obeso. Per come sono io non mi sognerei mai di fare una cosa del genere, perché non tollero le offese in alcun modo, né a farle né a riceverle e, avendo subito bullismo sia nel quotidiano (anche per il mio aspetto) sia online, so bene quanto faccia male. Invece ho scoperto che esistono davvero persone che, una volta magre, vedono quelle grasse e le ricoprono di insulti. Non so se ci sono rimasta più per la cosa in sé, per il fatto che non lo avrei mai creduto possibile, oppure perché non mi aspettavo che il mondo fosse così tanto cattivo. Fatto sta che ci rimasi di sale. Posso dire che quando leggo certe cose come "ma quanto mi fanno schifo queste persone" quando chi lo dice poco prima rientrava nel novero delle "persone schifose" (tra virgolette perché non lo penso io, ma è opinione diffusissima) mi sento male e mi arrabbio. La rabbia mi viene poi perché vengono sbandierati i propri progressi schiacciando gli altri. Anche qui vale il discorso fatto nella postilla b del punto di prima: il percorso di ognuno è personale. Mortificando e schifando le altre persone non le si aiuta e sicuramente non siete belle persone. Quando poi vengono fatte le supposizioni del tipo "non fa abbastanza"/"è una persona pigra"/"fa solo la vittima"/inserite altro lì poi è la fiera dei cliché che alla fine ricevono da me sempre la stessa risposta (perché, vi stupite che io risponda a questa gente? Forse sono più paladina di quanto non voglio ammettere): non siete la persona che state ridicolizzando, non sapete cosa passa per davvero nella testa della persona (anche se la conoscete di persona), e anche se le vostre supposizioni fossero giuste, non è comunque affar vostro perché non è che così la persona si "dà una mossa", grazie alle parole cattive;
  13. Chi dice per prima "non giudicate gli altri", ma dà giudizi sulla vita altrui con tanto di supposta autorizzazione a farlo: questa è una cosa per me molto ridicola, lo ammetto. Il messaggio di non fare agli altri quello che non vorresti esser fatto a te viene interpretato portando l'acqua al proprio mulino. Tu, persona generica, non devi essere giudicata, ma sempre tu puoi farlo sugli altri. La senti l'incoerenza di fondo? Per avere rispetto bisogna prima darlo, e quando ti si fa notare la palese pisciata fuori dal vaso (immagine molto evocativa, mi rendo conto) non è bello pestare i piedi come i bambini o fare le vittime: hai detto quelle cose, le parole hanno un peso, assumiti la responsabilità delle tue parole, abbi il coraggio di dire che hai sbagliato e rimedia, se puoi;    
  14. Le frecciatine: sarà che ho una certa età (?) e sarà anche che sono una persona molto diretta, ma odio le frecciatine. Le odio anche da spettatrice ovvero quando non sono rivolte a me. Le trovo infantili e irritanti: perché non dire ciò che si pensa, anche se porterebbe a una discussione (eventualmente pure pesante), ma in faccia? Se si ha la forza e l'onestà intellettuale da dire una cosa in una frecciatina, perché non averne un poco di più per rivolgersi al diretto interessato, che spesso ci arriva pure. Mi sanno tanto da poracciata, non ne capisco il senso;
    13524542_774333109370803_4253063364572091_n
    Mio marito ha parlato.
  15. Le shipwar: altra cosa che per me non hanno senso. Se non ti piace una ship perché devi attaccare i personaggi e soprattutto la gente che shippa la data coppia? Non basta girarsi dall'altro lato e passare avanti se si vedono prodotti (fanart, fanfiction, video fanmade) o anche scene, gif, no? Troppo dispendio di energia? Mah, trovo che sia più dispendioso accapigliarsi per questo, con crudeltà e cattiveria;
  16. La gente che tende ad apprezzare i personaggi in base al loro orientamento sessuale e basta: questa è una cosa che non ho mai capito, in tutt'onestà. Posso capire la preferenza per un tipo di ship, anche io ne ho una, ci mancherebbe, ma amare dei personaggi per partito preso, solo perché sono uomini omosessuali (nei fandom mi pare che sia questa la preferenza) e basta, senza considerare altro del personaggio, lo trovo riduttivo, oltre che un modo per spersonalizzare il personaggio. L'orientamento sessuale di un personaggio non è che lo rende necessariamente più interessante di altri e non è la cosa più importante del personaggio stesso. Si tratta di una caratteristica, tra le tante che rendono il personaggio così com'è, ma non è che sia l'elemento principale che lo rende tale. E quello che fanno, quello che dicono, come si pone nei confronti degli altri? Per capirci: la sua caratterizzazione mica si ferma all'orientamento sessuale. L'orientamento sessuale non definisce noi per intero come persone, figurarsi i personaggi. So bene che, al giorno d'oggi, visto che attualmente non abbiamo ancora tutti gli stessi diritti davanti la legge e al mondo, c'è bisogno di personaggi che ci permettono di rappresentare tutti, con la speranza che in un futuro prossimo questo non costituisca elemento di novità e che sia la prassi, ma ridurre i personaggi solo a cosa apprezzano sessualmente e nel caso anche sentimentalmente parlando non penso sia corretto nei confronti dei personaggi stessi;
  17. Chi dice che se non ti è piaciuto X allora sei una persona arida, non capisci niente oppure sei altro detto con parole ben peggiori: spesso le mie opinioni su questo o quello sono impopolari e mi è capitato di sentirmi dire la famosa frase "non capisci un cazzo". Ho perso il conto di quante volte mi è stato detto e no, non è così. Non mi dilungherò sulla questione e se vi va di sapere come mi approccio alle opere vi lascio il link al post in cui ne ho parlato e vi lascio anche i due link ai post sulla soggettività e l'oggettività (questo è il secondo);
  18. La gente che si crede sempre "holier than you" e condannano le tue abitudini e preferenze: anni fa (ma credo ancora adesso) esisteva la faida tra persone che vanno in discoteca e persone che restano a casa a leggere. In poche parole la seconda categoria di persone si credevano migliori delle persone della prima perché per loro leggere è un'attività "superiore", con la conseguenza che loro sono superiori agli altri perché leggono, stanno a casa, non escono e vanno in locali "frivoli", così come l'attività di ballare in discoteca come anche il solo andarci. Ho sempre ritenuto che leggere aprisse la mente, allontanasse i pregiudizi, aiutasse le persone a essere più consapevoli delle cose e del mondo circostante. Contestualizzare le letture porta a riflettere, a crescere. Questo credersi migliori degli altri "gne gne gne" solo perché si legge non ce lo insegna la lettura, ma è un messaggio che ritengo sia passato da quando le statistiche affermano che si legge di meno e quindi la lettura viene vista come un qualcosa di raro, mitico, leggendario e far parte di questa "minoranza" illude di esser in qualche modo "speciali". Sbagliato. Il modo di vivere di una persona e come decide di spendere il proprio tempo libero non rende la persona A migliore della persona B: siamo tutti uguali;
  19. Dire che si è invidiosi di questo o quel personaggio dello spettacolo se diciamo che lo troviamo brutto: si chiamano gusti personali. Non possiamo piacere a tutti (e nemmeno dovremmo sforzarci di farlo, a mio avviso), è una cosa assolutamente impossibile, e siccome un giudizio estetico, che si limiti solo all'aspetto esteriore e non vada a offendere la persona, non ha mai fatto male a nessuno, ci sta dirlo. Si tratta di una chiacchiera come un'altra e muore lì. Il tutto sta nel modo in cui si dice, non vediamo l'invidia delle persone se dicono che X personaggio lo trovano brutto, suvvia, è una cosa che a una certa diventa anche noiosa;
  20. Questa sarà una sorpresa, mi sono resa conto che meriterebbe uno spazio a parte!
Ho blaterato abbastanza, mi sa. E questa era la prima puntata (?) del mio programma (?) chiacchiericcio. Sentitevi liberissimi di dirmi le vostre cose odiate, senza problemi; alla prossima!

giovedì 2 marzo 2017

Guarda un po' chi si rivede!

Sono tornata. Almeno per ora.
Avevo detto che mi serviva un po’ di tempo per ricaricare le pile e diciamo che va un pochino meglio. Prendere le cose con più leggerezza mi sta facendo bene e mi permette di essere tutto sommato a tratti serena, il che è già un ottimo miglioramento.
Voglio rifare un piccolo riassunto delle rubriche che ho aperto, di quelle che ho ideato (ma non ancora attuato) e vorrei parlarvi di una piccola idea molto semplice.
In ordine alfabetico abbiamo:
  • De + ablativo: la rubrica delle mie opinioni con i post che cominciano col famoso Di all’inizio del titolo. Anche in questo caso gli argomenti possono essere più disparati, con un occhio critico su ciò che voglio trattare;
  • Donne che odiano le donne: riprendendo il titolo del romanzo di Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne, in questa rubrica vorrei evidenziare le grandi incongruenze delle donne che non hanno capito che cosa voglia dire femminismo e che si proclamano femministe… anche se non hanno capito per nulla cosa questo voglia dire. Non è perché io sia chissà chi e lo abbia capito e le altre persone no, sia chiaro, ma è indubbio che circola molta disinfomazione su cosa sia il femminismo, su cosa faccia riferimento, perché esiste... è così, purtroppo, ma si può provare a cambiare le cose. Allo stesso modo sottolineerò le cattiverie dette dalle donne sulle altre donne, perché mi sono ritrovata a constatare che spesso il peggior nemico di una donna sono le altre donne. So bene che quest’ultima frase è un luogo comune, ma un luogo comune, perché tale, si basa sempre su un fondo di “verità statistica”, da intendere come casi numerici: se avviene tot volte il dato avvenimento e il tot è ripetuto nel tempo si dà modo allo stereotipo di essere sempre più alimentato. Mi piacerebbe parlarvi di come e perché nasce uno stereotipo, chissà che non lo faccia al più presto;
  • Fenice Fangirl, ovvero una rubrica più leggera in cui parlo di fangirleggiamenti veri e propri, mantenendo un tono tranquillo o delirante a seconda di quello che ho da dire, comprese le mie adorate liste top e flop. Qui lascerò che sia proprio il mio essere fan di questo o quello a parlare;
  • Fenice Scatenata, la rubrica delle unpopular opinion, ovviamente motivate;
  • Occhio SISMico: il progetto più ambizioso di tutti, nonché quello che mi sta più a cuore. Voglio parlare di una realtà a me vicina e che, da quando ne sono diventata membro, mi ha davvero cambiato la vita in meglio. Si tratta del SISM, ossia il Segretariato Italiano degli Studenti in Medicina, un’associazione per e con gli studenti. Si fa molta educazione (teorica e pratica), sensibilizzazione e campagne di informazione, estendendo dei messaggi quanto più possibile, non solo a chi studia medicina, ma proprio a tutta la popolazione perché molte sono le realtà di cui si sa poco e in cui dilaga una grande ignoranza che non ci permette di essere delle persone migliori. Se l’anno scorso sono stata redattrice dell’area SCORA (qui potete trovare il post in cui vi parlo in breve e in modo generale del SISM e delle sue aree) del giornale Zona SISMica, adesso mi sono imbarcata per essere caporedattrice, lo sono diventata, e spero possano esserci tanti scambi positivi e nuova linfa vitale per l’informazione.
  • Rubrica delle recensioni, la prima con cui ho iniziato. Possono essere riguardo qualsiasi cosa.
Quindi, in sostanza... c’è molta carne al fuoco, ma vorrei provare a tenere la cadenza di un post a settimana; la rubrica che di volta in volta tratterei sarebbe diversa, anche a seconda di quello che ho da dire. Per molti un post a settimana potrebbe essere anche poco, ma per me, anche per ricominciare potrebbe essere il giusto compromesso.

Tra le rubriche in progetto, ma che non ho ancora concretizzato, se non col preambolo, è Tutto Roth: una rubrica monografica sul mio scrittore preferito, Philip Roth. Un percorso in cui parlo di ogni suo libro, contestualizzandolo, e lasciando emergere sia oggettività sia soggettività. Vi lascio il Preludio così, se può interessarvi. Conto di rendere viva anche questa rubrica quanto prima e magari fare, che so, un post al mese sempre X giorno del mese.

L’ultima idea è quella di una rubrica, a cadenza regolare, molto leggera e frivola, una rubrica “chiacchiericcia” in cui parlare di cose molto semplici, di tutti i giorni, pour parler: ho scoperto che chiacchierare di qualsiasi cosa, mantenendo un tono colloquiale e quotidiano mi fa molto bene e vorrei provare a fare questa esperienza anche sul blog. Questo potrò farlo al meglio se mi venissero poste delle domande, anche di opinioni come di semplici curiosità, a cui poi risponderei volta per volta. Non ho ancora trovato un nome alla rubrica, quindi sono aperta a ogni suggerimento possibile. E qui vi chiedo se la cosa può farvi piacere oltre a, eventualmente, pormi le domande, sempre che vi vada. 

Alla prossima! ^^

mercoledì 18 gennaio 2017

I miei propositi per il 2017. Meta-pensiero #03

Buoni propositi. Bella roba. Due parole che dicono tanto, forse troppo, due parole che spesso mettono ansia anche solo a pensarle.
Quando si parla dei buoni propositi per l’anno nuovo alle volte si dicono tante cose e, a cavallo tra i sogni e qualcosa di letteralmente irrealizzabile, spesso si arriva a rendere concreto poco quanto nulla di cui si era programmato.
Vale la pena, dunque, fare dei buoni propositi?
La risposta è, come tante cose a questo mondo, soggettiva e relativa. Dipende dal singolo, da quanto si dà importanza alle proprie parole e alla voglia – se presente – di renderle poi fatti, gesti tangibili.
Per me è importante, se non altro perché sento di essere arrivata a un punto della mia vita in cui non ho più spazio per i “vorrei”, ma soltanto per i “voglio”, e ho deciso di mettere nero su bianco i miei desideri – fattibili, almeno credo – e di impegnarmi quanto più possibile per realizzarli. Non che i “vorrei” spariscono da un giorno all’altro, ci mancherebbe, ma quando mi ritaglio del tempo per me e per le mie riflessioni – non a caso anche questo è un meta-pensiero – sento di conoscermi un po’ di più rispetto a degli istanti prima, e ammetto a voce alta di volere certezze, di costruire qualcosa, in qualsiasi ambito che io reputo importante.
E, non lo nego, sono una persona che vuole tenere sotto controllo quanto più possibile – faccenda da INTJ, mi dicono, secondo la personalità da Myers-Briggs.
Bando alle ciance, i miei propositi per quest’anno sono:
1)    Voglio terminare quest’anno i miei progetti da fanwriter già iniziati sia come storie postate sia come file nella mia cartella “Da completare”. Se non tutti, almeno la maggior parte, perché ho deciso di smetterla col fanwriting o, per meglio dire, dilettarmici di tanto in tanto in maniera molto sporadica a partire dal prossimo anno, senza troppi grilli per la testa. Il fanwriting è sempre stato un divertimento e una passione, ma non slegati da un certo impegno, e se vedo che il mio impegno non è apprezzato, tanto vale dedicarmi a qualcos’altro. A tal proposito ho iniziato a mettere nella mia biscottiera di BB-8 qualsiasi altra idea fandomica che mi viene in mente sotto forma di foglietto in cui raccolgo le idee che mi sono frullate; le tengo lontane da me – non senza appuntarle – perché sono fermamente intenzionata a non scrivere altro “di nuovo”;
2)    Voglio stare meno sui social network. Sebbene i quarantenni abbiano ragione sulla faccenda “pulizia contatti”, alle volte essa non basta perché persone con cui ti trovi anche bene a parlare hanno certe uscite che ti fanno cadere le braccia e arriva la cocente delusione, unita a una gastrite e a un malessere – almeno per me – non indifferente. Visto che spesso mi sento un’outsider anche lì sopra dato che se dico qualcosa o mi si dice che non capisco un cazzo oppure mi si mangia preferisco limitare quanto più possibile la mia presenza. È il mio benessere che conta, il resto viene immediatamente dopo;

3)    Voglio capire cosa fare con i blog e le recensioni. Anche qui, come per il fanwriting, data la demotivazione nata dal “ma chi me lo fa fare?”, mi do quest’anno di tempo per vedere se smettere del tutto di aggiornarli e smettere con le recensioni qui sopra, di modo che possa impiegare il tempo in qualcosa di più costruttivo. Ammettere un fallimento farebbe male, ma esserne consapevole mi farebbe stare meglio con me stessa perché sarei pronta a ricominciare;

4)    Voglio regalarmi più tempo in compagnia delle persone che amo;

5)    Voglio stare meglio, parlando della mia salute fisica, quindi ce la metterò tutta per perdere i chili che mi mancano per arrivare al mio peso forma, non dimenticando di fare controlli (questo mi risulta facile, sto molto attenta alla mia salute e faccio la mediconzola di me stessa);

6)    Voglio costruire qualcosa sentimentalmente parlando secondo il mio modo di vivere una relazione;

7)    Voglio leggere tanto e vedere più film al cinema (non sarebbe mancato un punto al riguardo). Per questo punto proverò per la prima volta in vita mia a fare una reading challenge, sperando di non abbandonarla prima perché potrei vederla come un’imposizione.
Sette punti, sette buoni propositi; vediamo quanti riuscirò a concretizzarne; se non altro il mio impegno c’è.