martedì 4 agosto 2015

Del limite tra la correttezza e la maleducazione.

Tra le tante cose che odio (e ammetto a cuor leggero di odiarne tantissime perché sono umana e non desidero avvicinarmi al divino facendo la miss "pace e amore a tutti i costi"), una delle cose che maggiormente detesto è la cattiveria gratuita, fonte di offese e di denigrazioni random.
La differenza tra critica costruttiva e cattiveria gratuita esiste; peccato però che questo non è sempre ben capito.

Mesi addietro girai e caricai sul canale questa recensione e, come potrete vedere sotto al video, i commenti negativi non sono mancati.

La questione è molto semplice: se fossero state critiche costruttive alla mia recensione io avrei accettato davvero di buon grado qualsiasi cosa dettami, il problema è che non sono critiche costruttive, quelle, bensì parole atte semplicemente a far del male, offendendo.

Vediamo più da vicino uno dei due commenti e ce ne saranno di cose da dire.
Se ne parlo sul blog un motivo c'è e vedremo assieme anche la ragione per cui non ho intenzione di replicare a quel commento.
Ma andiamo con ordine.


Il commento che ho ricevuto è questo.
La prima cosa che noto è... in realtà sono tante cose messe in fila, cercherò di fare un discorso organico.

Non sarò una "vip" del tubo, non avrò molti riscontri o un gran seguito, ma posso assicurare che quando si tratta di parlare di un libro in primis lo leggo, non lo sfoglio, e in secundis non mi metto a parlare a vanvera. Credo di sapere quello che dico.

Iniziamo dicendo che, come ho ripetuto più volte, io ho letto solo questo libro e da quel che ho letto non è che abbia intenzione di proseguire con la lettura dei successivi perché questo non mi è piaciuto per tutti i motivi che ho detto e che per me sono più che sufficienti a farmi dire di voler impiegare il mio tempo libero leggendo libri che per me possono essere di gran lunga più interessanti dei successivi a questo.
Suppongo sia una mia libera scelta, quindi dirmi che il carattere del protagonista verrà spiegato più in là mi fa dire "embè? Per me basta così, non desidero andare oltre".

Dire che questo, un libro nato dalla penna di uno scrittore il cui background è quello di uno sceneggiatore cinematografico, sia un libro per pochi mi sa tanto di persona che non sa come iniziare a offendere una persona che ha toccato per lui un libro che gli è piaciuto non poco. 
Non stiamo parlando di Dante Alighieri i cui versi della Commedia erano pieni di quattro livelli di lettura e interpretazione, proprio no; questo è un libro per molti, per tutti, ma se penso che possa risultare migliore come film non è colpa mia se ho avuto quest'impressione. 
Lo stacco tra una prima e una seconda parte con un personaggio che diventa di colpo OOC rispetto a come era prima è nettissimo e non supportato da fatti per me rilevanti al fine di un cambiamento così importante.
Leggendo questo libro pare proprio che Cale vede per la prima volta la figa e parte di testa.
Dire che poi l'amore ti cambia totalmente, per la mia visione delle cose e della vita, è quanto di più infantile e stupido possa esserci perché, se da un lato abbiamo la giovane età del protagonista (che, ricordiamo, pare molto più maturo della sua età ed è ovvio che la maturità non è data dall'età anagrafica), dall'altro abbiamo il suo sangue freddo, il suo cinismo, e anche una punta di crudeltà, quindi il fatto che poi sia diventato love-love è assurdo, oltre che inconcepibile.
La sua supposta maturità è andata bellamente a gettarsi nelle acque del Tamigi senza una spiegazione dalle solide basi.
Un'evoluzione del personaggio deve essere resa bene e cambiandolo repentinamente mi si dà a intendere che non c'è nello scritto un quid che possa dire come egli gradualmente sia mutato.
L'amore, poi, non ti cambia del tutto, ma al massimo ti permette di cambiare, pur restando te stesso nella tua interezza di persona. Se ti cambia totalmente a mio avviso qualcosa non va a livello della tua personalità.

Proseguendo sul discorso della narrazione del Santuario e dei rimandi dell'infanzia dello scrittore, questa è l'unica cosa che posso dire di voler accettare, perché è logico che la sensibilità delle persone sia diversa e non essendo la mamma dello scrittore (è un eufemismo per dire che le ricerche essenziali sull'autore non dicono dove egli abbia studiato da giovane e cosa abbia fatto) non sapevo questa cosa.
Non credo sia difficile ammettere qualcosa, almeno per quanto mi riguarda visto che cerco di essere sempre obiettiva e giusta.

La parte su come io non mi sappia esprimere, sia priva di conoscenze, lessico, retorica, spirito critico o chissà cos'altro è invece soltanto maleducazione.
Non trovo altro termine per poter definire tutto ciò.
Non ho mai nascosto che, un domani, mi piacerebbe diventare scrittrice e, per quanto attualmente non abbia ancora pubblicato un libro, mi sto dando molto da fare per far sì che il mio sogno si realizzi e credo sia di essere sempre pronta a migliorarmi, sia di non essere una fyccinara da quattro soldi (i tre soldi li lascio a Brecht) ovvero con un modo di scrivere uguale a come è stato scritto questo commento.

Ebbene sì, per una che ama leggere e scrivere, la forma ha la sua importanza e non si può essere bravi scrittori se non si è dei bravi lettori, perché è leggendo tanto che si possono imparare molte cose.
Il fatto che io sia una grammarnazi non è un mistero per nessuno, ci tengo particolarmente alla mia lingua, a come viene usata e mi piange il cuore nel vedere come essa viene uccisa da persone che scrivono col culo.
Avrei voluto usare la parola deretano o callipigia, ma a quanto risulta, sono parecchio scarsa su tanti fronti e mi è stato fatto notare in modo civilissimo, non trovate?
Callipigia però è un termine che indica delle belle natiche, quindi ho scelto apposta di non utilizzarlo, mi sembra doveroso sottolinearlo.

Ed eccoci alla domanda: perché non risponderò a questo incivile?

La risposta è molto semplice: non mi va proprio di impelagarmi in una conversazione che non sarà per nulla civile (dati i presupposti) e soprattutto atta a lasciarmi qualcosa di costruttivo, di positivo.
Queste offese non saranno cancellate, ma non darò a questa persona più importanza del necessario perché a persone del genere se si dà corda si sentiranno importanti, pensando di aver fatto danno, cosa che desideravano sin dall'inizio.
Persone del genere devono essere lasciate stare, di modo che le loro parole vadano al macero come la loro patetica voglia di dare fastidio.
Ma, siccome non sono né diplomatica (bell'esempio di Bilancia che sono) né tantomeno stupida, non ho perso l'occasione di esprimermi.

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