mercoledì 30 dicembre 2015

Fenice scatenata #02

*Attenzione: contiene linguaggio a tratti scurrile*

Alla gogna, alla gogna! 
Opinioni impopolari che ti mandano direttamente sulla forca.


Ho deciso di tenere anche il sottotitolo (come sempre un grande grazie va a Feudalesimo e Libertà e nella fattispecie all'inno cantato dai Nanowar Of Steel), perché lo trovo molto incisivo e mi permette di canticchiare il passo “alla gogna, alla gogna!”.

Siamo alla fine di quest'anno solare ed è tempo di considerazioni, pensieri, riflessioni e chi più ne ha ne metta.
Ho scelto di non fare buoni propositi per il prossimo anno per il semplice motivo che so già cosa voglio dalla mia vita e la mia priorità è e resto io.
Non mi permetto affatto di essere o diventare egocentrica o egoista, si tratta solo di aver ritrovato me stessa, di star bene e di essere molto motivata per raggiungere i miei sogni che prima non riuscivo più a vedere.

Questo è il motivo per cui questo secondo post della rubrica non sarà su un tema particolare, ma al contrario dei buoni propositi che non ho fatto, sarà sulle cose che più mi hanno urtato nel 2015, sia rivolti alla mia persona sia in generale.
Vorrei dirne solo dieci, e spero di riuscire a restare nel limite perché quando si tratta di parlare divento logorroica, quando si tratta di scrivere sono prolissa e se si tratta di cose che mi sono state sul cazzo allora divento un fiume in piena.

L'ordine non è di intensità, ma solo di come mi sono venute in mente.

Vetriolo puro

#01 Odio le persone che pensano di conoscermi soltanto da quello che scrivo (su qualsiasi piattaforma).

Ammetto di essere una persona molto lineare, da intendere che come sono sui social lo sono sulla realtà. Per esempio, se su Facebook “faccio la testa tanto” contro le bufale delle campagne anti-vaccinazioni, state pur sicuri che lo faccio davvero anche nella vita di tutti i giorni. Se le mie prese di posizione sono salde e le difendo col mio carattere volitivo, si nota sia di persona sia quando scrivo qualcosa su Facebook.
Una parte di me si trova anche in quello che scrivo a livello di narrazione e non l'ho mai nascosto, ma questa è già una cosa più complessa perché soltanto io so per davvero quanto c'è di me in un racconto e dove risiede; persino i miei amici più cari non riuscirebbero a trovare tutti i punti, per quanto voglia loro bene e per quanto mi conoscano.

Quello che invece a me urta è aver avuto a che fare con persone che si sono basate solo su quello che ho detto sui social per aver supposto qualcosa sulla mia vita, sul mio carattere e su tante altre cose.

Il fatto che io lasci emergere una parte di me in uno scritto o in un post non è condizione necessaria e sufficiente per far sì che si possa affermare che mi si conosca bene; la conoscenza è molto blanda. Se poi si inizia a interagire, ci si incontra di persona e si instaura un'amicizia allora sì che si può dire che mi si sta iniziando a conoscere e viceversa riguardo me per rapporto all'altra persona.
Alle volte non basta nemmeno conoscere una persona dal vivo per dire di conoscerla davvero, occorre tempo e anche se questo passa si continua a imparare dell'altro (o magari a restarne delusi, cosa che mi è capitato spesso).

Mi è stato detto che sono snob perché non do confidenza: sono una persona riservata per ciò che concerne la mia vita privata e se aggiungo qualcuno sui social inizialmente sto sulle mie perché non so nulla dell'altra persona e mi riservo di interagirci per iniziare ad averci a che fare.
Una conoscenza – e magari un'amicizia – non la nego a nessuno.
Vedermi all'inizio un poco distaccata è normale; se mi si parla con rispetto e si chiacchiera di cose leggere o impegnate senza mai prevaricare io divento ben disposta verso l'altro e penso sia logico.
Se aggiungo Tizio e subito, dopo appena tre secondi, Tizio mi scrive in chat un “ciao cara” (la virgola del vocativo e la maiuscola li abbiamo lasciati a casa) io mi inalbero.
No, ma chi cazzo ti conosce? Ti ho appena aggiunto e già parti in quarta a scrivermi in privato?
Sì, io sono una di quelle persone che teme di disturbare in chat – che trovo più personale e “intima” rispetto alla chiacchierata su un post – persino le persone con cui chiacchiero da tanto, ma ci sono proprio delle facce di culo che non si fanno scrupolo a contattarmi immediatamente, invadendo il mio spazio virtuale di sicurezza.
Da qui il mio snobismo, letto poi come l'essere “una figa di legno” perché non ci sono stata. Molto spesso erano tizi che ci provavano.

Mi è stato detto di essere la donna giusta solo dopo aver letto per alcuni giorni cosa dicessi su faccialibro: in virtù di quello che ho detto sopra, basta così poco per far sì che si possa pensare una cosa del genere? Ma soprattutto vi aspettate che io ci creda?
"Io e te siamo così simili"... no, ma hai bevuto?
Il soggetto che lo ha pensato purtroppo vive nella città in cui io studio e sentirmi dire in un messaggio in chat una volta che ero davanti a lui nella piazza in centro mi ha raggelata.
Il mio non negare una conoscenza a nessuno a quanto pare è controproducente. Dovrei iniziare a essere una snob davvero anche se non so come si fa?

Mi è stato detto di essere un'estremista femminista: sinceramente questa cosa non dovrei nemmeno considerarla se penso che la persona in questione probabilmente pensa che il femminismo sia il maschilismo del sesso opposto – questo NON è femminismo, sia chiaro – però la cosa mi ha dato molto fastidio perché questa persona ha professato di essermi amica, mi conosce anche di persona e non ha capito proprio quella che per me è la cosa più elementare della sottoscritta, una di quelle cose che si può comprendere anche – e non solo – da come ne parlo in un social. Come vedete, è la riprova del fatto che non basta nemmeno conoscermi dal vivo se poi si dicono minchiate del genere.
Detesto tutti gli estremismi e il mio essere femminista predica (e razzola dato il mio comportamento) la parità e l'uguaglianza concreta ed effettiva di tutte le persone, perché siamo persone, punto.
Chiamarmi in causa su un post dove una ragazza (giustamente) diceva che la violenza di genere esiste anche sugli uomini per chiedermi la mia opinione al riguardo quando l'ho sempre espressa, non avendo mai negato l'esistenza di quest'altro triste fenomeno (l'ho citato anche qui, a scanso di equivoci e come "prova") significa non avermi mai ascoltata, non avermi mai presa sul serio e soprattutto non aver mai capito assolutamente nulla di me, perché altrimenti non mi spiego la dicitura di estremista rivolta a me.
Se io mi infiammo parlando di argomenti che mi stanno molto a cuore è perché io credo in quello che dico e sono convinta che si possa davvero fare qualcosa perché la situazione cambi e migliori; i vari -ismi non mi appartengono, e sono anche sintomo di una mentalità radicata che resta fissa su pregiudizi e che non si avvale del dialogo e del confronto. 
Esattamente come tutti gli ignoranti.

#02 Odio lo sfoggio di cultura non richiesto e sterile.

Alle volte mi è capitato di vedere che si è cercato di fare tanto i dotti e i colti con la sottoscritta. La differenza tra cultura e nozionismo utilizzato solo per far vedere quanto si è "intelligenti" è abissale. Nel secondo caso (che è quello a cui io faccio riferimento), chissà perché, tutte (e dico tutte) le persone che hanno interagito con me hanno pensato che io non sapessi questo o quello e quindi usassero non soltanto parole semplici, ma facevano anche spiegoni di quello che supponevano io non sapessi.
Capita anche che venga vista semplicemente come una bella presenza, che è un modo meschino oltre che sessista per definire una donna per il loro aspetto fisico che pare l'unico biglietto da visita e ciò che hanno da offrire. Io non mi credo una diva di Hollywood, ma, ora che ho 24 anni, mi piaccio, finalmente sto riuscendo a trovarmi bella e la mia autostima (che prima era proprio meno infinito) adesso è nel quadrante dei numeri positivi, perché riesco a valorizzarmi e a sentirmi bene persino col mio corpo, sebbene ci siano dei giorni in cui mi guardo allo specchio e dico "madò, oggi proprio sono orrenda", ma credo che succeda a tutti.
Fatto sta che, quando replico all'altra persona dando a intendere che quello che aveva spiegato prima (e nessuno glielo aveva chiesto) adducendo di mio altre informazioni o chissà che altro, ecco che le persone dapprima sono imbarazzate e poi scappano via, non volendo più avere a che fare con me.
Lascio esprimere a Emilio Fede quello che voglio dire.
Quando non so qualcosa, mi permetto di chiedere, perché non sento la necessità di far finta di sapere tutto; essendo assetata di conoscenza trovo una grande cretinata il fingere cose che non so, anzi, sono sempre ben disposta e interessata nel conoscere. Quindi non c'è proprio bisogno che la gggente inizi a gggenteggiare con me.
Dirmi, per esempio in un post: "Sto leggendo Il conte di Montecristo, di Dumas" per me è una bella presa per il culo alla mia intelligenza, perché si dà per scontato che io non sappia di chi sia. Se non lo sapessi chiederei. Se per esempio chiedessi "Mi consigliereste qualcosa da leggere?", allora sì che in questo caso si dovrebbe dire titolo e autore perché il contesto è diverso.
Per dire, sempre per dire.
O anche: "David Kepesh compare in due romanzi di Roth" fa uscire la bestia che è in me: "Veramente i libri sono tre: Il seno, Il professore di Desiderio e L'animale morente". Va a finire che la stronza snob che si mette in mostra sono io, ma se dovete fare i sapientoni assicuratevi che il vostro interlocutore non sappia davvero nulla. O che non sia io.
Fare i "saputi" con me su Roth. Folli.

#03 Odio la gente che inventa cose per essere compatita.

Cercare di compatire le persone per ricevere affetto, per sentire la gente a te vicina e solidale avvalendosi della menzogna è orribile, davvero deprecabile.
Conosco (purtroppo) persone che inventano di avere questa e quella malattia, di lamentarsene in continuazione, inventando sfoghi assurdi per sentirsi dire "poverina", "mi dispiace", "ti sono vicina", "non ti abbattere" e via discorrendo.
Se potessi io le abbatterei con un machete, e non sto scherzando.
Perché fa figo avere questo e quello, è bello dire che si subisce bullismo, perché senza una disgrazia personale non sei nessuno e soprattutto nessuno ti caca, specie nel mondo mediatico.
Altrimenti poi la D'Urso non fa quei piantucci col labbro tremulo (citazione necessaria) dinanzi le vostre macchinate disgrazie, e nemmeno il popolino che vi crede.
Far leva sull'empatia della gente, sul buon cuore e sulla solidarietà (perché non tutte le persone sono delle colossali merde) per avere i quindici minuti di fama è da terapia trattore: schiacchiarvi di netto.
Io per prima ammetto di aver subito bullismo a scuola, fino alla fine del liceo e violenza psicologica dai miei ex, ma non l'ho mai detto per farmi compatire, mai.
Sono una persona molto orgogliosa e quel tipo di compassione non la desidero, perché non mi aiuterebbe a star meglio, tutt'altro.
Ne parlo, all'occorenza, quando sento che la mia testimonianza, cosa ho fatto e come ne sono uscita, reagendo, possa essere d'aiuto a chi effettivamente sta vivendo la stessa cosa.
Non sono una psicologa, per carità, lungi da me darmi titoli che non ho, ma sfogarsi con ci è passato può essere il primo passo per uscirne, per chiedere aiuto, e se posso essere io a darlo, faccio la mia parte, con tutto il cuore.
Fare la commediola per inscenare la tragedia è da stronzi, e un'offesa per chi ci è passato davvero o lo sta vivendo ora.

#04 Odio gli ex che ritornano.

Non ho molto da dire su questo, sarò breve.
Mi avete fatto cornuta, avete scelto qualcuno che non sono io, preferendola a me, mi avete offesa, trattata come un oggetto, denigrata e umiliata, oltre a farmi complessare (più di quanto non lo fossi già) sul mio aspetto e sul mio corpo.
Mi avete detto e fatto capire che io non andavo bene per questo e quello, lasciandomi poi sola.
Col tempo mi sono ripresa, sono stata meglio, ho preso coscienza del mio valore, di quanto avessi sbagliato nel lasciare che le vostre parole mi ferissero a tal punto e quando ho iniziato davvero a essere soddisfatta di me, cosa fate? Tornate?
Ma non era il grande amore, quello a cui avete persino regalato l'anello di "fidanzamento ufficiale"?
Io non sono stata solo "l'intermezzo", il giocattolo?
Siete durati assai, complimenti, meritate 92 minuti di applausi.
Adesso lo vedete il mio dito? Vi indica le varie e infinite strade per andarvene a fanculo.
Lasciatemi in pace, merito di essere felice.
E lo sono senza di voi, adesso che mi sono liberata di voi.

#05 Odio le persone che giustificano in modo stupido le loro mancanze.

Facciamo degli esempi concreti.
Dialogo davvero accaduto.

"Se dovrei" --> lo sentite il rumore di unghie sulla lavagna, vero? --> "Se dovessi" (correggo io) --> "Vabbe', ma io studio medicina, mica mi serve l'italiano".
No, ma fammi capire, tu come hai fatto la parte di logica e di cultura generale al test?
Come sei arrivato alla maturità delle scuole superiori?
Ma io devo condividere davvero il mio futuro titolo di studio, persona che chiami "autisti" gli affetti da autismo?
Si dice autistici.
Facciamo lo spelling: A, U, T, I, S, T, I, C, I.
Questo è il plurale, sai cosa vuol dire? Che sono più di un affetto; per uno si usa il singolare, autistico.
Il mio studiare medicina non mi impedisce di approfondire altri ambiti di conoscenza; l'ignoranza non è una scusa.

"Mi attrai, vorrei andare a letto con te" --> "Sei fidanzato, io non sarò mai la terza persona" (essendo stata tradita non succederà mai che io volontariamente scelga di essere la terza persona con cui si tradisce un/a povero/a ignaro/a) --> "Ma lei non mi ama, mi fa stare male, non c'è feeling, mi manca un contatto profondo..." --> "Intanto ci stai assieme, qualcosa ti avrà pure colpito. Stai con lei, o mollala" --> "Quindi io non ti piaccio?"
Non hai capito proprio niente.
Mi sarai anche piaciuto, ci provavi con me e intanto ti sei messo con questa ragazza e io lo scopro grazie ai social. Non mi dici nulla e poi lo dici così una volta en passant, come se per me non significasse nulla.
No, per me è importante. Io non sono l'oggetto di nessuno, il sesso occasionale non fa per me, ti è chiaro il concetto? E chi tradisce mi fa schifo. Tu mi fai schifo; non ti manca un contatto profondo, ti manca un'anima.
Vai a fanculo, lontano da me.

#06 Odio la gente a cui "Internet ha dato il diritto di parola".

Questi sono gli individui che, per esempio, pensano che il vaccino provochi l'autismo (tanto per restare in tema) ed è stata ampiamente smentita la macchinazione di Wakefield, che l'immunità di gregge non esiste,  che ci sono le scie chimiche, che l'omeopatia curi (anche questa è una bufala ormai smontata dalla scienza), che la gente discendano dai rettili, e tutte quelle teorie del complotto che non hanno una solida base scientifica, empirica e dimostrabile.
Questi sono degli emeriti coglioni che avendo una tastiera e una connessione Internet si sentono di dire cose campate in aria, mandando anche all'aria una delle capacità che il Web possiede: informare.
Informarsi non vuol dire credere a tutto quello che si dice e prenderlo per oro colato, ma iniziare a contestualizzare criticamente le informazioni che si hanno.
Avere senso critico vuol dire dubitare di quello che si legge (vede, o quel che è), e cercare di trovare fonti affidabili, le cui parole sono dimostrate da esperimenti, fatti concreti, riportati su vasta scala e non letti da un sito che dice "me lo ha detto mio cugggino".
NO.
Essere critici vuol dire mettersi in gioco in prima persona per cercare di discernere il vero dal falso, l'oggettivo dal soggettivo, le cose serie dalla fuffa.

#07 Odio la gente del punto sei a cui poi quando smonti le teorie e la smerdi per le cazzate dette dicono solo "sì, hai ragione tu".

Come si dice dalle mie parti "la ragione si dà ai fessi", da intendere logicamente una ragione data così, semplicemente perché non si vuole discutere laddove si ha torto marcio.
Il non voler cercare un confronto quando l'altra parte ci ha provato con educazione, garbo e correttezza, è sinonimo non solo di chiusura mentale, ma di ignoranza.
Solo gli ignoranti e gli stupidi restano fermi sulle loro convinzioni che posso cambiare quando si ha uno scambio e vengono date prove avvaloranti la tesi corretta.
La scusa del "non mi va di litigare quindi ti do ragione" è uno dei motivi per cui tante persone non si informano e abboccano a ogni cretinata appioppata, perché è la pigrizia che fa parlare oltre a essere come il padre di Matilda che dice "Io sono intelligente, tu sei scema; io ho ragione e tu hai torto".
Non accettare un incontro che può essere anche uno scontro, ma costruttivo, è la ragione per cui, per fare un esempio, ci sono tante pecore (Sgarbi direbbe capre, ma sempre lì stiamo) ignoranti che vanno dietro a un Tizio che viene venerato, osannato, lodato ed eretto a grande luminare. Un gregge che segue e basta, senza mettere il moto il proprio cervello.
Andrebbe bene che scrivessero un libro con su scritto "oggi ho cacato" e lo si definirebbe capolavoro.
Questo è il vero motivo grazie al quale il mondo va male. Non si ragiona con la propria testa e se lo si fa molto spesso si è plasmati da persone che vogliono farvi credere cose improponibili e ci riescono, perché fanno leva su coscienze poco critiche.

#08 Odio le persone che per sentirsi migliori, realizzate, soddisfatte, devono per forza calpestare gli altri, perché quello che fanno loro è sempre migliore.

Riporto cose che ho sentito o letto.

"Gli altri in discoteca e io sto a casa a leggere" --> perché, chi va in discoteca è necessariamente una persona stupida, superficiale, ignorante, cretina e tutto quello che vogliamo?

"Io sarò ancora vergine, ma ho tanti sogni da realizzare" --> perché, una donna che ha già avuto rapporti, ha partner occasionali e via dicendo, non può avere sogni, aspirazioni, progetti di realizzazione personali?

Bisogna smetterla di denigrare i modelli di comportamento altrui al fine di innalzarsi su un piedistallo di ghiaccio che al minimo accenno di calore vi fa scivolare cadendo a faccia a terra e frantumandovi il naso.
Avete scassato, sul serio.
Bisogna farsi i cazzi propri, detto in maniera molto chiara ed esplicita. Vivete la vostra vita senza guardare a quella degli altri con disprezzo, perché gli altri non vi scassano, e quelli che fate schifo siete voi.
Sarò atea, ma ricordo che nei Vangeli è scritto "e tu perché stai a guardare la pagliuzza che è nell'occhio di un tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?". Ritengo che sia proprio quello che volevo affermare io in modo più elegante.

#09 Odio la gente che non sa scrivere e parlare.

Lo ammetto, amo le parole e sto molto attenta sia quando scrivo sia quando parlo. Non è infrequente che corregga la gente e non posso farci nulla. Sono molto precisa, puntigliosa e scassapalle, ma sono contenta che questo mio modo di fare mi permette costantemente di migliorare in quella che è la mia passione, la scrittura.
Sicuramente non vado a correggere una vecchietta che parla nel mio dialetto che usa il congiuntivo per il condizionale (che non esiste): rabbrividisco, ma so che non è colpa sua, e cerco di essere quanto più possibile chiara e semplice (usando un dialetto pressoché inventato, ma ci provo).
Correggo invece chi è giovane e può migliorare; se sono brusca è perché ho notato che così il mio messaggio arriva. Il tono dolce non è contemplato, dato che quando mi rivolgo in modo pacato pare che non venga presa sul serio.
Allora lo vedete che devo proprio far emergere la Fenice! Lo volete voi, dico tra me e me.
Ci tengo, e odio vedere la mia lingua letteralmente uccisa, non ce la faccio, mi piange il cuore.
Si può sempre migliorare, piano piano, se si ha la voglia di imparare, non nascondetevi mai dietro scuse assurde.
E mi metto a cristare quando uno ci sta a provare e mi scrive "mi piacerebbe che tu parleresti un pò con me".
MA ANCHE NO.

#10 Odio le persone che vogliono "convertirmi" a questo e quello.

Sia esso un credo religioso, sia esso uno stile alimentare, sia essa una ship, o leggere un dato libro o guardare quella serie: mai costringermi a fare qualcosa.
Per le prime due cose, io rispetto chi fa scelte diverse dalle mie seppur non le condivida e ho amici credenti e amici vegetariani con cui parlo civilmente e sono loro molto affezionata, riusciamo a parlare di tutto e non ci scanniamo mai. Perché sono intelligenti e sanno che la chiave di tutto è il rispetto reciproco.
Se mi si inizia a offendere... e così hai scelto morte.
Per le cose più blande, basta invitarmi, ovvero "Barbara, ti consiglio di leggere X di Vattelapesca Franceschino". Io me lo segno, vedo se può interessarmi e poi provvedo sul da farsi.
Ma mai dirmi "e dai, leggilo", "e dai, vedilo", "e dai, fai così".
Questa è una cosa che non tollero.

Sono davvero arrivata a dieci?
A quanto pare sì.
Vi ringrazio per aver sopportato lo sproloquio, e per avermi supportata sinora.
Questo sarà l'ultimo post dell'anno, ma ovviamente ci vediamo e leggiamo nel 2016.

Vi faccio tanti cari auguri, vi auguro di divertirvi e stare bene, oltre che vi possa sorridere un futuro migliore.

Vostra Barbara.



martedì 22 dicembre 2015

Fenice fangirl. #01

Ci sono momenti in cui, con tanta nostalgia, ripenso a quando stilavo piccole liste da cinque elementi di cui mi sarebbe piaciuto chiacchierare in video.
Ci sono anche momenti in cui sento di dover far parlare anche la me fangirl perché innanzitutto lo sono (e non l'ho mai negato), ma anche perché di tanto in tanto fa bene anche parlare di cose più leggere e tranquille, che possono essere viste sia come un piacevole svago sia come un modo per fare due chiacchiere e conoscersi meglio.

Essendo che mi risulta più facile scrivere sul blog che non girare un video, ho pensato di scrivere la top ten che avevo in mente da un bel po' di tempo.

Inauguriamo la rubrica Fenice fangirl con i dieci personaggi maschili di fantasia da me amati.
Non nascondo che ve ne sarà anche una con le mie dieci donne di fantasia amate; con ogni probabilità mi dilungherò su di loro molto di più di come farò come questi fanciulli.

Ci sarebbe anche un personaggio jolly, ma mi piacerebbe parlare di lui per bene in un post apposito, se così posso dire.
Proverò ad andare in ordine cronologico, in alcuni casi però mi risulterà facile di altri.
Questo è dovuto al fatto che il mio gradimento per loro sarebbe sparso e quindi non ci sarebbe un ordine di preferenza vero e proprio.

Partiamo, dunque.

Dimenticavo: purtroppo o per fortuna non saprei, nella mia lista non compare alcun “villain”. Per carità, ci sono dei cattivi che mi piacciono come personaggi e se sono ben fatti meglio ancora, ma con tutti i miei difetti, le mie imperfezioni e il mio “lato oscuro”, io tendo al bene e chi amo, in un modo o nell'altro, è sostanzialmente buono.

Marty McFly.

Stando ai racconti di mia madre, ero una bambinetta di quattro anni quando vidi per la prima volta Ritorno al futuro e mi scoprii "partita" per lui.
Questo ragazzo è stata la mia prima cotta che sicuramente non si è mai estinta e ancora oggi, ogniqualvolta mi capita di fare una maratona della saga (quest'anno mi è capitato di farla ben due volte, di cui una al cinema, dopotutto non mi sarei mai persa l'evento del ventuno ottobre) credo di arrossire come una ragazzina. Forse è colpa sua (?) se ho preso una grossa sbandata per il mio ex: credevo che gli somigliasse. Sì, mi avevano attirato il suo modo di fare (prima che si rivelasse per la merda che era) e la sua intelligenza (che pensavo avesse), però poi col tempo, iniziai a fare questa associazione estetica.
Inutile dire che lui resterà sempre la versione poraccissima, eh. Ed è fuori dalla mia vita, che liberazione.

Jack Jackson.

Anno 1997, anno della mia edizione della copia de I pilastri della terra e della sua prima lettura. L'ho letta tante di quelle volte che certe pagine, come vi raccontavo nel video dei miei dieci fatti "librosi", sono sporche di marmellata, alcune un poco ondulate perché ci ho pianto sopra... e lì lasciai una parte del mio cuore a Jack. Dico "una parte del mio cuore" perché un'altra parte l'ho data a una donna di quello stesso libro.
Quel ragazzo taciturno eppure dall'animo così vasto mi conquistò, senza se e senza ma, e ancora oggi, quando rifaccio la mia rilettura annuale di alcuni libri in particolare con cui ho un appuntamento fisso, non posso non parteggiare per lui, adorarlo e sospirare assieme ai suoi moti dell'animo. E a innamorarmene ogni volta.

Faramir.

Siamo nel 2000, anno in cui nacque mio fratello e, quando mia madre andò in ospedale per partorire, mio nonno mi regalò la Trilogia dell'Anello. Il nonno era il primo tolkeniano di casa e aspettavo con ansia che arrivasse quel giorno.
Dico sempre che Aragorn è il mio re, il re al quale mi inchinerei e col quale combatterei, ma Faramir è il re del mio cuore, quello a cui permetterei di starmi accanto, colui con il quale potrei pensare di scegliere di convidere me stessa e la mia vita.
Qualcuno che amerei, qualcuno a cui darei me stessa e scoprendo poi di ricevere altrettanto.
Quello tra lui ed Éowyn è il mio ideale di amore sommo ed è forse per questo che non mi accontento quando si tratta di persone e sentimenti, di qualunque genere.
Un tipo di amore per me vero a cui aspiro e che spero arrivi, un giorno (anche se sto benissimo da sola).
Ringrazio quindi Tolkien per avermi dato degli standard di donne e uomini da amare e per avermi dato una delle mie OTP supreme.
Ma di questo sarà ciò di cui parlerò nella prossima puntata.

Harry Bosch.

Anno 2001, primo approccio con Michael Connelly e amore a prima lettura con Hieronymous Bosch, poliziotto del Dipartimento Rapine e Omicidi di Los Angeles.
Sì, si chiama proprio come il pittore fiammingo che scelse questo nome come proprio; la madre pensò che fosse adatto dato che il nome suonava bene col cognome – proprio come per dire diamo un nome che è stato già collaudato e pare sia bello – e da lì una giovanissima Barbara fece una scoperta, anzi, più di una.
Scoprii il thriller, quello che tuttora oggi sento come uno dei generi a me più affini, scoprii il nome di un pittore che, dopo un poco, divenne uno dei miei pittori preferiti e scoprii un altro dei miei amori letterari che... assomiglia a un altro dei personaggi che citerò. Tra un po' parlerò anche di lui.
Mi piacerebbe vedere la serie TV realizzata su di lui, Bosch, che però non è ancora disponibile nello streaming di Amazon Italia.
Per favore, date a noi poveri fan italiani di Harry la gioia di vedere il suo film!
Intanto vi consiglio di vedere il film The Lincoln Lawyer, il cui protagonista è Mickey Haller, fratellastro di Bosch. Secondo me merita.

Dante.

Nel 2002 comprai il primo Devil May Cry e credo che da lì il mio amore per il thriller spaziò verso qualcosa di diverso, unito al sovrannaturale e all'eterna lotta tra bene e male sotto più aspetti. Penso che forse, nel bene o nel male, ne abbiate sentito parlare, quindi non mi dilungherei su chi sia e cosa fa.
E fu così che persi la testa per Dante, un uomo che sta sulle sue, per il quale contano più i fatti che non le parole, un uomo dalla bella voce, in aggiunta.
Diciamo meglio: un mezzodemone coi capelli bianchi, gli occhi azzurri e una voce che mi fa tremare le ginocchia.
La fissa degli occhi chiari l'ho sempre avuta, quella delle belle voci partì col doppiatore di Dante e ancora oggi io adoro le belle voci, sia maschili sia femminili.
Adoro proprio ascoltare le voci, distinguere chiaramente il timbro e il tono, l'intonazione, il modo in cui le persone parlano, come le voci riescano a farlo per loro... e non c'è niente di più eccitante per me di qualcuno che mi legge qualcosa, a letto. Qualcosa di intimo, solo per me in quel momento, e accompagnato da una voce che pondera bene le parole scritte per dare una forma diversa rispetto a quelle stampate. Per me è l'estasi mentale e se non sono intellettualmente stimolata non riesco proprio a provare piacere verso qualcuno.
Parecchi anni fa Giancarlo Giannini conduceva un programma intitolato Racconti neri, in cui leggeva sotto forma di monologo i classici ottocenteschi del gotico, del noir come per esempio Poe, Maupassant, Conan Doyle e altri... la sua voce unita a quel climax di terrore e suspense che si creava mi faceva rabbrividire di piacere intellettuale e fisico – la pelle d'oca era davvero palpabile – e io restavo sveglia la notte per vedere il programma.

Jay e Silent Bob.

Faccio appello a cosa disse Gimli a Legolas ovvero “Comunque conta per uno!” per citare questi due personaggi nati dalla fantasia di Kevin Smith.
Sono dissacranti, politicamente scorretti, sboccati, oscenamente brillanti nella loro stupidità logorroica – quest'ultima definizione è per Jay – e nel mutismo interrotto per pronunciare delle vere e proprie perle di saggezza – qui mi riferisco a Bob – e li adoro.
Se Faramir e Marco Hietala mi hanno iniziata alla mia fissazione per i ragazzi coi capelli biondi, Jay l'ha acuita – trovo Jason Mewes un bel ragazzo, non lo nego – fin troppo.
Loro due incarnano molto la mia parte più scurrile e oscena, quella che in certi momenti emerge e non riesco a dire altro che una sequela di imprecazioni atte a rimarcare la mia rabbia o quando proprio sono costretta a parlare con degli emeriti coglioni – effetto Jay, signori! – e quindi vado sul più terra terra che più terra terra non si può. La loro libertà spregiudicata poi di parlare di sesso mi ha aperto poi la strada per vivere la mia sessualità liberamente e senza tabù derivati da preconcetti fin troppo radicati, specie nell'immaginario comune o meglio, nell'immaginario comune di quello che dovrebbe essere una donna.
Indimenticabile per me una battuta di Jay in Dogma riguardo l'aborto: io e Bob siamo pro-scelta; il corpo è della donna e sono cazzi suoi.
Amen.

Gregory House.

Anno 2005, anno in cui quello che per me è IL medical drama per eccellenza è comparso sugli schermi.
Questo medico cinico, sarcastico, sincero fino al midollo, tanto in gamba quanto stronzo e per nulla convenzionale, un uomo iconoclasta, ma sempre volto al bene del paziente sempre e comunque è diventato uno dei miei grandi amori.
No, non è guardando la serie che ho deciso di voler studiare medicina, anche perché sono perfettamente consapevole del fatto che è assolutamente improbabile che tutte le malattie rare e complicate si concentravano proprio nel Princeton Plainsboro – ma dai, non ci crede nessuno! – ma ha comunque lasciato il segno in una ragazza che caratterialmente condivide moltissimo con questo personaggio.
In più ho amato vedere Hugh Laurie in un ruolo più serio, lui che è un bravissimo comico (oltre che musicista) ha saputo dare molto spessore a un personaggio drammatico che ha sempre avuto molto potenziale, ben espresso.
House M.D. è una delle mie pochissime serie amatissime.
Io sono della fazione House/Cuddy, per chi se lo stesse chiedendo, qui lo dico e qui non lo nego.
Il mio sogno proibito però è Tredici (e vorrei vedere).
Ho comunque goduto con tutta me stessa quando nella saga di Harry Bosch, la partner del momento, Rachel Walling, ha detto a Bosch “assomigli a dottor House”.
Leggendo i libri io avevo associato alla figura di Bosch l'aspetto di Laurie e aver trovato conferma in quelle parole mi fece davvero esultare.
Perdiana, come sono felice!

Edward Elric.

Altro biondino, ma questa volta l'amore è un poco – forse troppo – personale.
Ho detto di sentirmi affine a Greg, ma l'affinità con Edward Elric è pressoché totale.
Se conoscete la storia di FullMetal Alchemist sapete cosa fecero i fratelli Elric e cosa ha condotto il loro estremo, disperato gesto.
Ebbene, lo avrei fatto anche io se avessi avuto l'occasione, nel loro mondo, approfondendo le mie conoscenze e le mie competenze.
Il motivo per cui ho scelto di fare il medico è quello che, da bambina, ho perso persone a me molto care per via di malattie e ho giurato che avrei fatto quanto era in mio potere per salvare le persone a cui voglio bene. La ragione forse è una ragazzata, le parole di una bambina che elaborando i lutti, allontanandosi da una fede che non aveva mai sentito sua oltre che per nulla vera, si è rifugiata ancora di più nel vasto mondo della scienza che le ha dato tanto, rendendola ancora più assetata di conoscenza, e della voglia di cercare il suo posto nel mondo.
E di aggrapparsi al sogno di poter salvare chi ama, per come può, scegliendo consapevolmente di intraprendere un percorso duro e impegnativo.
Edward è irascibile, spesso istintivo, ma capace e anche logico al contempo, quando ragiona è molto analitico e riesce a elaborare bene quello su cui deve meditare. È studioso e ama conoscere.
E ama suo fratello – no, no, niente Elricest, il loro è un amore FRATERNO, un amore tra fratelli che hanno perso tanto e che vogliono rimediare ai loro errori, diventando l'uno il sostegno dell'altro – non potete immaginare quanto io mi riveda in questo fagiolino, con cui condivido persino la diversa altezza.
Amo Edward perché ho imparato ad ammirarlo (è difficile che io ammiri una persona, figurarsi un personaggio, ma quando accade inizio a voler bene) e perché è profondo, oltre che buono e sensibile e capace di rialzarsi nonostante ne abbia patite tante.

Zevran Arainai.

Mh, what? I... oh. I rather thought I would wake up dead. Or not wake up at all, as the case may be. But I see you haven' killed me yet.

Queste sono le prime parole che quest'elfo assassino ha pronunciato rivolto alla mia custode in Dragon Age Origins so le battute a memoria, notate – e il mio cuore ha perso un battito, oltre a rendere le mie ginocchia molli.
Ebbene sì, questo disgraziato dall'accento latino ha un timbro di voce suadente e bellissimo – grazie, Jon Curry, grazie. Non ti ringrazierò mai abbastanza – e questo mi ha mandato in pappa il cervello, a partire dal 2009.
Aggiungete i capelli biondi... ma no, non è tutto.
Zevran è un bel personaggio, dapprima un antagonista, ma poi alleato e, nel caso amico, amante o compagno.
Il fatto che sia un personaggio ben costruito, complesso e particolare mi ha stregata.
Mi ha colpito il fatto che non ha mai negato il suo passato, cosa ha fatto, i suoi trascorsi anche sessuali – per i quali al giorno d'oggi, nel nostro mondo, spesso si è tacciati e discriminati – e la sua onestà.
Interagendo col personaggio si scopre chi è, piano piano, e a sua volta si capisce che è un elfo segnato dalla vita – sì, ha un passato triste, ma non vuole essere compatito, altro punto a favore – che lo ha reso così com'è, ma che è capace di fare del bene.
Ha comunque degli scrupoli e non ama far del male agli innocenti, cosa che non ci si aspetta da un assassino prezzolato e pragmatico e mi piace anche per questo.
La cosa bella di Zevran e della romance col suo personaggio è che nasce dapprima come una questione puramente fisica e poi si sviluppa diventando più profonda (se lo si vuole).
Questo a mio avviso rispecchia molto la realtà quotidiana: quando c'è attrazione tra due persone e si desidera esplorare il contatto fisico, ebbene, che lo si faccia. Non si deve reprimere l'attrazione. Una relazione ha anche una componente sessuale che è un buon discriminante della vita di coppia ovvero se si è complici a letto e se si vive una buona sessualità allora è molto più probabile che si è uniti maggiormente nella vita di tutti i giorni.
E unendo tutti gli aspetti – intellettuale, fisico, e chi più ne ha ne metta – col tempo si possono gettare le basi per qualcosa di più solido.
Almeno questo è il mio parere e tale resta.
Zevran quindi unisce sensualità, una certa dose di realismo (io, per quanto sia molto piantata coi piedi per terra, resto pur sempre una sognatrice, mi compensa in tal senso) e una bella persona che trova uno scopo nella vita se si è comunque disposti a conoscerlo e ad averci a che fare.

Iron Bull.

Per lui sto scrivendo un post speciale (?) in cui non tratterò tante cose che fino a questo momento ho sì detto, ma non esplicitamente e conto di voler rimediare a quella che io definisco una grave mancanza.
Siamo questa volta in Dragon Age Inquisition e questo personaggio è davvero tanta, tantissima roba.
Fondamentalmente a me non piacciono le persone muscolose e imponenti, ma lui è una delle poche eccezioni. Ammetto che lui mi fa sangue fisicamente ed è stranissimo data la mia personalità perché per me l'attrazione fisica passa prima per il cervello, ma con lui non è così.
Il suo aspetto inquietante e la sua bestialità sul campo di battaglia sono l'apparenza di una creatura (e sì, non è umano) che, se conosciuto meglio, rivela che bella persona essa sia.
Certo, ha difetti, ma chi non ne ha? È molto umano da questo punto di vista e ciò lo rende un bel personaggio.
Una cosa che io amo di lui è il rapporto coi suoi sottoposti della sua compagnia di mercenari chiamati Le Furie Taurine: per loro è sì un capo, ma è anche un compare, un compagno di bevute e un amico dato che si preoccupa per loro. Forse alle volte è una chioccia, ma i membri della squadra non hanno più legami e rapporti con i loro cari e lui sembra proprio intenzionato a tenere salda quella che io vedo come una bella famiglia. Una famiglia con cui farei volentieri il pranzo di Natale, mi divertirei con loro.
Non è una cosa scontata secondo me, non lo è mai, anche nel mio quotidiano.
Con le Furie sa essere sia di polso sia comprensivo all'occorrenza e questo denota la sua umanità; mi piace che non fa mai distinzioni di razze e che accetta il passato dei suoi senza problemi.
Il rapporto che ha con Krem, che vedo molto come un bellissimo rapporto fraterno – fratelli non di sangue, ma di persone che si sono scelte – me lo fa amare ancora di più.
La romance con lui sviluppa come quella di Zevran sostanzialmente e quello che ho detto per lui vale anche per Bull.
Il suo essere anche come Jay, che fa battutacce oscene e che non va tanto per il sottile quando si tratta di dire cose anche legate al sesso – non è un tabù, ricordiamolo bene – gli conferisce anche quella natura che secondo me può sostenere anche le mie battutacce legate al sesso.
Quando io parlo di sesso con qualcuno lo reputo come la prova del nove: se mi si permette di parlarne liberamente senza giudicarmi, allora si può pensare di essere amici, perché si accetterebbe un lato di me che non voglio nascondere. Se ciò non accade... insomma, si capisce dove manderei qualcuno.

Questi erano i miei dieci personaggi maschili preferiti. La prossima volta parlerò invece delle mie donne amate.
Poi ci saranno le mie OTP e BROTP.

E i vostri personaggi maschili preferiti quali sono?

sabato 19 dicembre 2015

Un bilancio anzitempo: pensieri e progetti.

In questi giorni, come mi è capitato di dire su Facebook, sono molte le cose a cui ho pensato e vorrei fare un piccolo riepilogo.

Innanzitutto ecco un riassunto delle rubriche che ho già aperto e che cerco di tenere con regolarità.
  • Rubrica delle recensioni, la prima con cui ho iniziato. Possono essere riguardo qualsiasi cosa.
  • Fenice Scatenata, la rubrica delle unpopular opinion.
  • De + ablativo: la rubrica delle mie opinioni con i post che cominciano col famoso Di all'inizio del titolo. Anche in questo caso gli argomenti possono essere più disparati.
Stavo pensando, però, di creare delle barre di modo che, se si cerca una rubrica in particolare, si possono trovare tutti i post inglobati in essa.
Credo che bisogna procedere nel layout del blog; se qualcuno dovesse sapere come si fa, sarei debitrice a vita perché tra la mia idea e il fare, quando si tratta di queste cose, l'abisso è notevole.

Questi invece sono i progetti che voglio attuare, aggiungendoli a quelli già presenti.
  • Tutto Roth: una rubrica monografica sul mio scrittore preferito, Philip Roth. Un percorso in cui parlo di ogni suo libro, contestualizzandolo, e lasciando emergere sia oggettività sia soggettività.
  • Fenice Fangirl, ovvero una rubrica più leggera in cui parlo di fangirleggiamenti veri e propri, mantenendo un tono tranquillo o delirante a seconda di quello che ho da dire, comprese le mie adorate liste top e flop. Qui lascerò che sia proprio il mio essere fan di questo o quello a parlare.
  • Donne che odiano le donne: riprendendo il titolo del romanzo di Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne, in questa rubrica vorrei evidenziare le grandi incongruenze delle donne che non hanno capito che cosa voglia dire femminismo e che si proclamano femministe... anche se non hanno capito né un cazzo né un cazzo e mezzo di tutto. Allo stesso modo sottolineerò le cattiverie dette dalle donne sulle altre donne, perché mi sono ritrovata a constatare che spesso il peggior nemico di una donna sono le altre donne. *sospira mestamente*
  • Occhio SISMico: questo è il progetto più ambizioso di tutti, nonché quello che mi sta più a cuore. Voglio parlare di una realtà a me vicina e che, da quando ne sono diventata membro, mi ha davvero cambiato la vita in meglio. Si tratta del SISM, ossia il Segretariato Italiano degli Studenti in Medicina, un'associazione per e con gli studenti. Si fa molta educazione (teorica e pratica), sensibilizzazione e campagne di informazione, estendendo dei messaggi quanto più possibile, non solo a chi studia medicina, ma proprio a tutta la popolazione perché molte sono le realtà di cui si sa poco e in cui dilaga una grande ignoranza che non ci permette di essere delle persone migliori. Personalmente tratterò di un'area in particolare, ma conto di farvi sapere al più presto i dettagli.
Mi auguro vivamente di riuscire in quest'impresa, ci tengo davvero tanto e vi ringrazio in anticipo per ogni confronto che potrà nascere dalle discussioni, oltre che al sostegno e all'affetto che ricevo.
Non potete nemmeno lontanamente immaginare quanto significate per me.


sabato 12 dicembre 2015

Prima del Natale...

Mi rendo conto che è da un po' di tempo che non riesco a scrivere qualcosa per le rubriche o una nuova recensione e me ne scuso davvero tanto.

È altrettanto vero che, non essendo un lavoro bensì una passione, io ho comunque delle priorità e quando ho del tempo libero posso dedicarmi al blog, ma mi dispiace lo stesso.

E quando questo tempo libero c'è, non avendo la possibilità di stare molto al computer, preferisco dedicarmi alla lettura.
Conto però, durante queste vacanze natalizie di scrivere minimo alcune recensioni e di completare alcuni post che ho già ideato parecchio tempo fa.

Ne approfitto per mostrarvi il mio regalo di Natale giunto in netto anticipo – grazie, Libraccio – che ben mostra quanto io sia infognata bene nel mondo di Dragon Age.

Molto infognata... bene!

Da notare anche l'ultimo libro della saga di Sapkowski; sì, è vero, avrei potuto comprarlo a ottobre quando uscì, ma una delle mie filosofie di vita recita "perché comprare un libro quando allo stesso prezzo ne puoi comprare due all'usato di Libraccio?" ed ecco spiegato perché ho aspettato un poco.
Il mio portafogli ne è contento, io anche e si spera sia valsa la pena.

Essendo che il mio proposito di iniziare a leggere i libri dopo che finiscono le lezioni è andato bellamente a farsi fottere ammetto di aver già terminato Il trono usurpato e, dato che ho gli altri libri nella mia casetta da fuorisede (dove tornerò dopodomani) sono in astinenza da lettura.

Ma è andata a finire che... dama Ispirazione ha bussato alla mia porta e io l'ho accolta.


Questo avviene quando sono presa dal mondo di fantasia in cui mi sono avventurata, mi piace e mi diverto scrivendoci su fanfiction.
Credo che anche queste saranno pronte durante questi giorni.

Oh, dimenticavo. Quest'ultima confessione mi hanno dato l'input per raccontare due cose molto simpatiche nella rubrica Fenice Scatenata.
Se vi dico già così... sappiate che scoppietterò come il fuoco del caminetto.

Restate aggiornati, Fenice ora vi saluta.

Per fangirleggiare.

martedì 24 novembre 2015

Musica per il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Molto si parla di argomenti spesso scomodi, definiti tali solo per il semplice fatto che non ci si interessa a sufficienza delle cose, perché non interessano affatto o soltanto perché non essendo capitati a noi allora non ci toccano da vicino, in prima persona, restando così degli avvenimenti che continueranno a essere per sempre lontani da noi.

La verità è che, per quanto ognuno di noi viva una realtà che lo coinvolge come singolo, tutto ciò che accade nel mondo non ci è estraneo, anzi, indirettamente o meno, ne siamo sfiorati, con consapevolezza o in modo del tutto inconsapevole.

Il venticinque novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne; questa data è stata scelta dalle Nazioni Unite per ricordare il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, nel 1960, un omicidio che fu architettato di modo che sembrasse un incidente.
Ma così non fu.
Le sorelle vennero considerate rivoluzionarie perché s'impegnarono per contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo e il suo regime dittatoriale sotto cui la Repubblica Dominicana, per più di trent'anni, chinò il capo vivendo nell'arretratezza e nel caos. 


Le sorelle Mirabal, chiamate anche Le farfalle: al loro ricordo sono dedicati il libro e il film omonimi Il tempo delle farfalle. 

La violenza di genere contro le donne è la violenza diretta contro una donna in quanto tale o che colpisce le donne in modo sproporzionato.
Nessuno nega che non esista violenza contro gli uomini, che sia chiaro, ma non si può e deve negare che le donne sono le vittime maggioritarie di violenza.

Il Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne identifica la violenza contro le donne come ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi o possa provocare danno fisico, sessuale, psicologico o una sofferenza alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia in pubblico che nella vita privata.

Gli atti di violenza di genere possono includere, tra gli altri, la violenza domestica, l'abuso sessuale, lo stupro, le molestie sessuali, la tratta delle donne, la prostituzione forzata.
Quando si parla di violenza non si deve pensare dunque solo a lividi, percosse, sangue, stupri; non si tratta solo di questo: la violenza ha più facce, alcune più nascoste e sibilline di altre, per questo anche più pericolose, perché vengono negate come tali.

Io per prima, Barbara Zimotti – non c'è bisogno che io nasconda come mi chiamo, è una cosa che ho sempre detto – sono stata vittima di molestie. Fortunatamente non sono state così gravi, ma avrebbero potuto esserlo.
Mi rendo conto di essere molto fortunata rispetto a tante altre donne e mi permetto stavolta di usare la mia voce e una mia passione per dire cose che sento importanti, che sento giuste.

Ho detto più volte nella mia vita (spesso ripetendolo fino allo spasmo) che una delle mie massime è la sensibilizzazione passa per l'informazione e aggiungo che l'informazione può avvalersi dell'arte.
Mi riferisco a tutti i tipi di arte e questa volta ho lasciato da parte le lettere per lasciare spazio alla musica.
La musica ha il vantaggio di essere a mio dire più immediata e coinvolgente, concentrando spesso molto da dire in formato tascabile a livello di tempo (per così dire rispetto a un libro... è più facile ascoltare una canzone che leggere un libro voluminoso) e, come le poesie, le parole di qualcuno possono diventare le parole di tutti, estendendo un messaggio quanto più possibile.

Probabilmente avrete ascoltato queste canzoni, magari anche canticchiate distrattamente, ma un passo in più da fare è soffermarsi sul testo, interiorizzandolo, perché queste non sono canzoni da ascoltare solo in questa giornata, ma sempre.
Non deve restare un messaggio fine a se stesso e sterile, che si perde in queste parole.

Ho cercato di fare una cernita, molte sono le canzoni – specie in lingua inglese – che parlano delle donne e delle tante forme di violenza che subiscono ogni giorno allegando canzone e testo nei link.

Parto con una tra le mie band preferite, gli Alter Bridge.
In Addicted to pain viene detto molto chiaramente che cercare di convincersi che la realtà non è quella che si vive, che la violenza subita a livello mentale e psicologico, per tantissimo tempo, non esiste, è sbagliato.
Mentire a se stesse cercando di convertire queste bugie in una verità per il nostro animo è sbagliato.
E questo ci rende talmente "dipendenti dal dolore" al punto tale da essere ormai "troppo cieca per vedere che sei smarrita nelle ombre", quelle di una violenza che non si riesce ad affrontare.
Da notare il termine "addicted", quello usato nella fattispecie per qualsiasi dipendenza da sostanze, come se non si riuscisse più a combattere questa dipendenza, portandoci nel circolo vizioso di una mente labile, che vede ormai alterato questo dolore al punto da vederlo come una sorta di benessere, come quello che dà una droga a un tossicodipendente.
Il brano lo trovate qui

Myles Kennedy ci urla che "perderai tutto" se continui su questa scia, ovvero anche la vita.


Andando più a ritroso nel tempo e andando sui classici, abbiamo i Pink Floyd che, in Don't leave me now, ci presentano un uomo violento che, all'abbandono di quella che ora è la sua ex, si mostra ansioso e desideroso di volerla ancora... "per picchiarla a sangue il sabato sera".
Fa leva su questa donna ricordandole "i fiori che le ha regalato", sperando che lei si addolcisca e torni sui suoi passi, di nuovo accanto a lui.
Il cercare di ricordare le belle cose passate, fare un regalo per tenere buona una donna che ha subito violenza accade molto spesso. Bisogna avere il coraggio di dire no, di lottare, di andare via e di non farsi commuovere da queste parole vuote, che mirano a un altro fine, che non sono pregne d'amore come invece ci si vuol far credere.
La canzone è questa.

Una canzone che forse abbiamo ascoltato tutti e spesso viene passata maggiormente durante le vacanze natalizie (forse mi confondo con Last Christmas degli WHAM!) è questa.
La conoscete? Penso proprio di sì.
In Every breath you take si parla di stalking in questa canzone e lo stalker lo dice senza problemi: sarà come un'ombra sempre appresso a questa ragazza, non lasciandola mai sola, e non ci sarà passo, sorriso, movimento che lei farà come ogni parola che dirà che lo stalker non saprà.
Perché sarà lì, "ogni singolo giorno" a guardarla.
Non trovate sia inquietante? E sono sicura che almeno una volta nella vita questa canzone sia stata cantata da molti di noi.
Adesso le parole di questa canzone non avranno più lo stesso tono scanzonato, ora che hanno acquistato un senso. Saranno senz'altro più amare, ma la consapevolezza insegna sempre qualcosa di nuovo.

Lo stalker dice che sogna la notte la ragazza, che la desidera... da persone così bisogna stare alla larga. Questo non è amore.

  Behind the wall di Tracy Chapman è una canzone che parla di violenza domestica, ovvero un marito che picchia la moglie (ma come si fa a chiamare un uomo del genere marito?), il tutto narrato... da una terza voce, un vicino di casa.
Questo vicino passa "un'altra notte insonne" perché sente "urla al di là del muro" e, sebbene si intervenga chiamando la polizia, le forze dell'ordine affermano di "non possono interferire negli affari domestici", quella donna sarà sempre sola, tra quelle mura, a lottare contro un uomo, perennemente sola, mentre chi avrebbe il dovere di fare qualcosa, perché dovrebbe tutelare la gente, non alza un dito.
L'indifferenza regna sovrana.

Anche se questo brano non è proprio dedicato a una donna (non le è stato possibile crescere per diventarlo), l'indifferenza della gente viene anche illustrata da Lucio Dalla in Carmen Colon, dal nome della bambina che è stata uccisa nel 1971.
Anche questa è violenza, e nessuno è intervenuto per provare a impedire che accadesse, mentre i media mostravano finta commozione per il caso, proprio come la D'Urso quando si mette a fare quei pianti falsi nella sua sottospecie di programma televisivo.
Lucio Dalla non è stato zitto e infatti lo dice: "grandi i titoli sopra i giornali", ma "né un aiuto né una mano le hanno dato".

Restando ancora a casa nostra, abbiamo Carmen Consoli che in La signora del quinto piano, canzone scritta proprio per sensibilizzare contro la violenza sulle donne e per far conoscere il 1522, il numero nazionale antiviolenza.
Il pezzo è stato cantato assieme a Elisa, Emma, Gianna Nannini, Irene Grandi e Nada.
Qui abbiamo il brano e il testo. Non mi soffermo molto a commentarlo, perché credo che questa volta il problema della lingua non ci sia.

Chi lo dice che le donne tra loro si odiano? La collaborazione per qualcosa più grande di noi è indispensabile e tutti, donne e uomini, siamo chiamati a fare qualcosa.


Nina Simone nella sua Four women, sottolineava per mezzo della storia di quattro donne, la doppia discriminazione che le donne afroamericane subivano alcune decadi fa sia perché donne sia perché di colore.
Questa canzone, per via del messaggio di denuncia per la condizione della donna afroamericana, fu oggetto di molte critiche, rivolte anche alla stessa cantante che l'aveva composta.
Le voci di Sarah, una donna con la schiena forte, "piegata ma non spezzata" dalle angherie della vita, di Saffronia, nata dalla violenza di un uomo bianco a sua madre, di Sweet Thing, il nome d'arte di una prostituta, e di Peaches, una ragazza consapevole di tutto quello che la circonda e che ha deciso di non subire più tutte queste ingiustizie, vengono cantate da una donna la cui voce pare intrisa di quella rabbia struggente e graffiante capace di toccare anche le corde nei nostri animi, ancora oggi.

Quattro storie di donne, una sola voce: la denuncia per migliorare le cose. Perché bisogna crederci.



Anche John Lennon, dopo che conobbe Yoko Ono, si interessò e avvicinò al femminismo. Lui per primo affermò di aver maltrattato le sue ragazze da giovane.
La canzone Woman is the nigger of the world è un brano che fu bandito per via della parola "negro" all'interno del titolo, ma che fu utilizzato specificatamente per sottolineare la condizione di asservimento delle donne nel mondo intero e nella società in generale.
L'immagine suggerita è quella di una donna che nella società attuale vive proprio come gli schiavi di colore al tempo della loro disumana condizione di schiavitù, e che sono viste come "vecchie grasse galline" una volta assolto il loro unico compito ovvero quello di "fare e crescere bambini", relegandola a stare in casa, che è "l'unico luogo in cui le diciamo che può stare". Quel noi si riferisce alla società, e agli uomini per la maggior parte dei casi.
Potete ascoltarla qui.


Me and a gun è invece una canzone di Tori Amos autobiografica, nella quale la cantante racconta di uno stupro subito all'età di ventun anni dopo un concerto.

Fu minacciata con un coltello e dopo la violenza è riuscita a scappare.
La Amos ha scelto di utilizzare la musica, la sua passione, per esorcizzare un avvenimento che l'ha segnata per sempre, avvertendo un senso di catarsi.
Immagino che non sia stato molto facile per lei, però mi rendo conto che la scrittura e l'arte hanno un potere davvero terapeutico; io per prima, quando un vecchio mi ha palpato il didietro in fila al supermercato con sua moglie affianco (la quale mi ha detto che è stata colpa mia che indossavo un paio di pantaloni della tuta aderenti), una volta tornata a casa, umiliata e in lacrime... ci ho scritto su. Mi è servito, e mi ha aiutata.

Christina Aguilera ci racconta invece di sua madre, che ha lasciato il marito violento quando lei aveva sei anni.
In Oh mother, abbiamo un tributo, un elogio a sua madre che, stanca di subire le percosse e le violenze psicologiche, è riuscita a trovare il coraggio di andare via e di ricominciare, anche per i propri figli, il giorno in cui "ha alzato le mani sui bambini".
"Una voce nella sua testa affermava 'meriti molto più di questo'", afferma la Aguilera e questo le ha permesso di lottare, "smettendo di nascondere tagli e lividi".
Afferma che sia lei sia sua madre sono "più forti" anche "per tutte le lacrime versate" e "adesso non potrà far più loro del male".
La canzone è questa

Non sono solo queste le canzoni che mi sono venute in mente, anzi. Mi rendo conto però che potrei risultare troppo logorroica, ragion per cui cercherò ora di essere più concisa.

Alle volte capita che si è talmente accecate dall'amore che noi proviamo da non renderci conto che non è vero amore, ma si continua a difendere il proprio carnefice pensando che "il vero amore è un amore crudele". Recita così And then you kissed me dei The Cardigans. Le percosse sono viste come gesti d'amore, come i baci, essendo ormai intossicati da convinzioni sbagliate prese per vere. 

In lingua spagnola abbiamo Malo di Bebe. Anni fa fu un vero e proprio tormentone estivo, e le parole incisive con un ritmo che risuona in testa parlano chiaro: è una denuncia aperta contro la violenza sulle donne. "Non si fa del male a a chi si ama", e non bisogna pensare che "gli uomini sono migliori delle donne", è una cosa stupida. Siamo pari, ciò che esigiamo è il rispetto. Il rispetto non si deve implorare perché non si è inferiori a nessuno. E quando si dà della puttana a una donna "il cervello rimpicciolisce": quello che una persona fa nel proprio letto è affar suo. E se pensate che offendere, o meglio, provare a offendere o denigrare psicologicamente di modo che si vinca una battaglia che sarebbe persa ad armi pari è ignobile. 

E non finisce qui. Ma mi fermo io.

Allen Ginsberg affermava che "se la musica è il cibo del mondo, allora che si suoni", e non potrei essere più d'accordo. Farsi portavoce di messaggi importanti, unendo alla musica parole che possono scuotere l'animo e le coscienze è un modo e un monito per tutti che se il mondo è ingiusto perché la natura umana è imperfetta e fallace, l'arte ci unisce tutti, al di là della distanza culturale, fisica, del sesso, delle opinioni, e tende al bene, come come la nostra natura natura più nobile, quella che crea e non distrugge. Ma occorrono i fatti; le parole da sole sono uno strumento che ha bisogno poi dei gesti. Lasciamole entrare in noi, investendoci appieno. Interiorizziamole e diamoci da fare per renderle concrete e mai più astratte.