lunedì 31 agosto 2015

Di personaggi dall'ottimo potenziale perso per strada. Chiacchierando su Tauriel.

Non ho mai nascosto di essere una tolkeniana incallita, di amare i mondi creati dal Professore e via discorrendo.

Se mi seguite da un po' saprete che quando si tratta di muovere una critica, cerco di essere il più obiettiva e oggettiva possibile e, se si parla della mia soggettività, definisco quando questa emerge e lo specifico.
Se vi siete addentrati solo ora in questi miei spazi virtuali – innanzitutto benvenuti e vi auguro una buona permanenza! – o semplicemente capitati per caso... ora lo sapete.

Dal titolo avete letto di chi voglio parlare e voglio iniziare a mettere dapprima i paletti, perché non si sa mai, i disagiati potrebbero arrivare e interpretare male le mie parole con tutto che sono attenta nel loro uso per far sì che non si equivochi.

1) Non ho nulla contro l'attrice. Penso sia ovvio, ma non fa male dirlo un'altra volta.
2) Non ho nulla nemmeno come personaggio in sé e nemmeno sul fatto che sia una donna. Sono una femminista, suvvia, la seconda parte di questo punto non può proprio sussistere con me. Per chi è incuriosito dalla mia affermazione vi rimando a questo post.
3) Molto spesso le persone che difendono a spada tratta questo personaggio muovono alle persone che invece dicono no le seguenti accuse: non ti piace perché è una donna guerriero, perché non è nel libro, per via della storia d'amore e così via. Di queste se ne può parlare e conto di farlo.

Bene, detto ciò, posso iniziare. In alcuni punti il linguaggio diviene colorito, siete avvisati.

In poche parole: per come è stata resa, Tauriel c’entra in quel mondo e nella storia come una forchetta per mangiare il brodo.

Ho parlato di resa e vedrete bene il perché.

La prima faccenda che spesso viene detta è che la si odia perché non è nel libro.
Ebbene sì, per molti questa può essere una motivazione necessaria e sufficiente, ma non è il mio caso.

Premesso e assodato che trarre tre film da un libro che non ha la stessa corposità de Il Signore degli Anelli, sia a mio dire una semplice trovata commerciale e che si potevano bellamente evitare, occorre analizzare tutto con un certo occhio critico.
Personalmente mi sarei aspettata persino quattro film, data la moda recente di spezzare tendenzialmente il film di una saga composta da più volumi in due parti e mi sono rallegrata che non sia accaduto qui. 
Almeno una gioia, minima, ma presente.

Se Jackson avesse utilizzato solo i personaggi citati e agenti nel libro, non sarebbero stati tantissimi e questo su schermo non sarebbe stato il massimo, specie perché ne è stata fatta una trilogia cinematografica. Hanno persino inserito Legolas che nel libro non compare, per fare un esempio di personaggi aggiunti. Quindi a me non ha dato fastidio aggiungere personaggi nuovi, che nel libro non ci sono – e nemmeno un personaggio femminile, perché si suppone che vivessero anche delle donne a Bosco Atro – ben venga ai personaggi nuovi se ben utilizzati.
La questione è un'altra.
Tauriel è stata il personaggio su cui si è fatta più leva durante le interviste, per il merchandising della saga ecc., a discapito dei personaggi che erano nei libri e che sono anche stati trasposti sullo schermo.
Cercare Thranduil nei mesi del calendario de Lo Hobbit e non trovarlo mentre Tauriel c'era, sì, è un poco fastidioso.

Ma non è finita qui, abbiamo appena iniziato.

Partiamo da una questione prettamente estetica: i capelli.

I suoi sono lunghissimi. Troppo, troppo lunghi. Andiamo nel dettaglio.
Nel mondo di Tolkien gli Elfi hanno come tratto distintivo una chioma lunga e bella, si può dire che è una loro fissazione, un qualcosa per cui vanno pazzi.

Lady Galadriel ha, canonicamente, i capelli più lunghi e belli di tutti gli Elfi, considerando sia la Terra di Mezzo sia Valinor.
Sono biondi con delle striature argentee. Fëanor, tanto tempo addietro, le chiese un capello perché erano tanto magnifici. Lei non acconsentì e tantissimo tempo dopo, ne diede tre a Gimli – non uno, tre – e il Nano li tenne con sé come il più importante dei tesori.
Tolkien proprio scrisse ribadendo più volte la cosa quanto fossero belli i capelli di Dama Galadriel, affermando che si pensava che nei capelli della Dama fosse rimasta imprigionata la luce dei due alberi di Valinor.
Allo stesso modo Lúthien Tinúviel (la cui fonte di ispirazione fu la signora Tolkien stessa), l'Elfa più bella di tutte, aveva capelli magnifici, con tanto di potere che le permetteva di farli crescere, cosa che fece quando li utilizzò per scappare via dall'albero in cui era stata imprigionata per andare a salvare Beren, oltre a tessere un manto intriso di un incantesimo del sonno per far addormentare le guardie (ma questa è un'altra storia che trovate ne Il Silmarillion).

Questo è per far capire che, per intendersi, più sei un Elfo importante, valente e capace, più i capelli sono lunghi, almeno come hanno dato a intendere finora nelle pellicole.
Seguendo questo ragionamento molti Elfi, come mostrato nei film, hanno i capelli lunghi fino alla prima parte del tronco (Legolas, Haldair, Celeborn), mentre altri – pochi – li hanno più lunghi, come Thranduil, Elrond e Galadriel. Questi ultimi sono Elfi molto importanti, non i primi venuti, insomma.

Galadriel, poi, continuando a definirla per importanza, governa Lothlorien, è la Dama dei Boschi, possiede uno dei Tre anelli Elfici – Nenya – e si occupa di quello che succede nel mondo che la circonda e la sua saggezza e potenza sono ben note.

E ora abbiamo Tauriel, così, proprio molto in modo casuale, con questi capelli ancora più lunghi di quelli di Galadriel (e per nulla pratici specie per una guerriera, ma del suo essere guerriera ne parlerò dopo).
È in aggiunta un'Elfa Silvana comune e ha i capelli rossi. Rossi furono solo Mathan, la figlia Nerdanel e i nipoti Maedhros, Amrod e Amras. E basta, di Elfi silvani col gene del rutilismo non ne abbiamo. Mathan e i suoi discendenti, precisiamo, erano Noldor.
Riflettendoci bene, considerando il carattere di Tauriel, la chioma rossa per una fiera testa calda è un cliché – come le bionde glaciali e le brune ritrose –. Reso male.

Continuiamo con l'età e il mestiere della fanciulla di cui ci occupiamo.

È un'Elfa giovanissima. Questo cozza parecchio anche con la sua mansione ovvero l'essere il capitano della guardia reale. Il problema non è il fatto che sia una donna a ricoprire questa carica, assolutamente no, la questione è che è troppo giovane.

Se mi viene mossa l'accusa di detestare le guerriere toste, si è parecchio fuori strada.
Tolkien ha creato delle guerriere davvero ben fatte e ben caratterizzate, prima tra tutte Éowyn – che, a onor del vero, è una delle mie eroine letterarie – poi Galadriel (che sa il fatto suo e da giovane spaccava i culi, ma anche nella Terza Era ha contribuito alla grande nella lotta contro Sauron), oppure Haleth degli Haladin.

Nel mondo di Tolkien le Elfe potevano andare in battaglia ed essere guerriere senza nessun problema, infatti nei periodi di guerra molte erano le donne del popolo Elfico che combattevano assieme agli uomini.
Le differenze tra Elfi ed Elfe in forza, resistenza e altro sono molto meno marcate rispetto alla razza degli uomini e sebbene vi potessero essere delle separazioni di mansioni tra Elfi ed Elfe, la cosa non era così marcata. Di solito questa divisione è l'Elfo guerriero e l'Elfa la guaritrice, ma si poteva benissimo non fare a questa maniera.

Un esempio è Elrond, che citeremo anche dopo.

Viene detto che Tauriel ha 600 anni, un'età fortemente ridicola per gli Elfi che sono immortali. Altrove dicono che ne ha 300, a momenti non lo sanno nemmeno loro. Prendiamo per buona quella più alta.
Legolas nei film ha 2931 anni stando ai calcoli degli addetti ai film durante LotR, quindi ne Lo Hobbit ne ha ancora di meno. Non risulta essere il più vecchio degli Elfi in Bosco Atro, anche lui viene visto come giovane, ergo Tauriel è una bimba al suo confronto.
Thranduil ne ha molti di più essendo nato durante la Prima Era. In tal caso è uno degli Elfi più vecchi che vi siano, ma se nel film lo rendono più giovane così non è.
Facendo dei calcoli forfettari, l'Ultima Alleanza tra uomini ed Elfi, nel 3430 della Seconda Era che vide la morte di Oropher (il padre di Thranduil), avvenne circa 3000 anni prima delle vicende de Lo Hobbit e, per quanto gli Elfi guidati da Oropher sopravvissero in pochi (dato che marciò contro Mordor solo col suo contingente visto che non né lui né i suoi soldati volevano sottostare agli ordini di Gil-Galad, un Noldor che uccise molti Sindarin epoche prima), non credo che fino al momento di cui parliamo noi fossero schiattati tutti. Lo trovo un poco assurdo.
Ragion per cui dovrebbero esserci dei veterani di guerra che potevano occupare un posto importante come quello del capitano delle guardie reali e non una giovincella troppo giovane.

Se facciamo riferimento al movieverse, pare proprio che le Ombre siano scese su quello che poi sarà Bosco Atro solo alcuni mesi prima della comparsa della compagnia di Thorin a corte, mentre ciò nel canone avviene almeno duemila anni prima.
Lo si può notare dal fatto che solo in quel periodo – del film – ci si accorge della presenza di questo Negromante e dei ragni che mette in allerta dapprima Radagast, poi Gandalf, ecc.
Considerando ciò la foresta è meno pericolosa con una maggiore aspettativa di vita, ragion per cui Elfi più vecchi di Tauriel e soprattutto ancora vivi dovrebbero esserci per forza. Gli Elfi non invecchiano come gli uomini, quindi non perdono forza, vigore e capacità con l'avanzare dell'età.

Questi Elfi più anziani che hanno anche visto i campi di battaglia contro Mordor avranno sicuramente molta più esperienza in battaglia di lei e questi avranno anche combattuto affianco del loro principe, Thranduil, prima che prendesse il trono del padre. Un re si sarebbe fidato molto di più nell'avere al suo fianco come guardia un veterano che ha già combattuto, che sa come si fa, e che rispetta i suoi ordini (cose che avrebbe appurato in passato quando si combatté). Allo stesso modo anche i soldati che hanno combattuto sotto di lui avrebbero potuto desiderare essere accanto al loro nuovo re.
Invece no, abbiamo Tauriel a ricoprire quel ruolo. È troppo giovane per essere migliore dei veterani e non si dà motivazione alcuna sul fatto che lei sia lì, a fare il capitano della guardia reale.
Sa tantissimo di Mary-Sue, di personaggio specialissimo senza motivazione di base profonda (per una definizione level start vedere qui).

Per di più, a una seconda occhiata, non è per niente adatta a quel ruolo.
La guardia reale ha il compito di vegliare sul re e di proteggerlo, di servirlo. Tauriel quindi dovrebbe solo discernere ciò che può recare male al suo re e ciò che può invece fargli comodo, tenerlo al sicuro è compito suo.
Invece cosa fa? Nulla di tutto ciò.
Innanzitutto non è al fianco del suo re, in più si comporta come una ragazzina viziata che urla contro il padre che non le regala un vestito nuovo.
Contraddice il re su cosa è giusto o sbagliato ed è insubordinata, come lo sarebbe una giovane guardia che sta facendo il suo primo addestramento.
La prima cosa che un soldato impara è la disciplina, che lei non possiede, e questo ulteriormente non ci fa capire come mai un ruolo così importante viene svolto da una persona che non ha nemmeno la tempra di un capitano.
Non riesce nemmeno a essere calma quando interroga l'orco, al punto che Thranduil le ordina di andare via per poi condurre lui l'interrogatorio con Legolas.
Che razza di capitano delle guardie sei?

Quando lei discute con Legolas – ricordiamo che è il figlio del re e contraddice pure lui – del fatto che “questa non è la loro battaglia” (probabilmente ci si riferisce a Smaug) lei replica che sì, lo è.
Un momento, un momento solo.
Se muovi battaglia a una creatura, questa necessariamente potrebbe attaccare il tuo popolo, mettendolo in pericolo indirettamente o meno, mettendo in pericolo anche la persona che si suppone tu, Tauriel, devi proteggere. Il tuo popolo quindi potrebbe essere chiamato alle armi ed essere falcidiato.

Invece, pensando a una “causa superiore” come per dire “non sono sicura di quello che faccio né dove andrò, ma io andrò”, scardinando gerarchie e regole, ecco che fa di testa sua e si allontana dal re, che, ricordiamolo per l'ennesima volta, è la persona a cui dovrebbe stare attaccata in culo in culo per proteggerlo.

Viene comunque perdonata e appoggiata da Legolas – che è molto molto più vecchio di lei – di cui è amica d'infanzia – impossibile, date le loro età – e Thranduil non la punisce per le merdate che fa.
Questo è un altro comportamento delle Mary-Sue: tutti la adorano e quello che fa lei è sempre ben fatto anche quando sono delle epocali stronzate. Andare contro un ordine diretto è alto tradimento, comunque.
Viene adorata persino da... sarà l'ultimo punto.

Vediamo di parlare della capacità di guarire.

Tornando al concetto canonico esplicato da Tolkien riguardo gli Elfi, questi se vanno in guerra e uccidono non sono guaritori. Il che ha senso perché se ti specializzi in una cosa non puoi saper fare altrettanto bene anche l'altra che è tutto il contrario della prima. E pare che tu debba scegliere quale abilità tenere. Se uccidi non salvi, se salvi non uccidi, insomma. Uccidere riduce le tue attitudini alla guarigione e questo è uno dei motivi per cui Elrond ha vissuto a Gran Burrone in pace e tranquillità fino all'Ultima Alleanza, in cui ha combattuto. Però pare che lasciando passare del tempo egli ripristini la sua attitudine di guaritore ed Elrond è canonicamente il miglior guaritore della Terra di Mezzo. Ne abbiamo una prova quando guarisce Frodo.

Tauriel sa fare entrambe le cose. Entrambe. Contemporaneamente.

Come si chiamano i personaggi femminili che stravolgono il canon e hanno poteri che nessun altro ha? Mary-Sue.

Se ha seicento anni ed è vissuta in un periodo di pace (la foresta ancora non era stata oscurata, visto che Bosco Atro viene ancora chiamato Boscoverde nel film), senza lotte che ha coinvolto il suo popolo, come mai è in grado di combattere con la stessa maestria con cui guarisce?

Kili viene colpito da una cosiddetta “freccia Morgul” ed è una stronzata grossa come una casa. Le frecce Morgul non esistono, abbiamo solo le lame Morgul, portate esclusivamente dai Nazgûl, non dagli orchi, tanto per essere precisi.
Ma queste ferite di quel tipo riesce a guarirle solo Elrond che è ovviamente più potente di Tauriel, discende da una stirpe superiore (discende direttamente da Finwë e una Maia, mica bruscolini) e ha un Anello del Potere, Vilya.
Tauriel non è fisicamente capace di guarire ferite del genere, che Kili non dovrebbe nemmeno avere.
Senza contare poi che per guarire Frodo è stato una settimana in convalescenza e non si era nemmeno ripreso del tutto, mentre Kili è guarito quasi istantaneamente.
Vedendo le ferite – dando per buono che anche la lama che ferisce Kili sia una Lama Morgul – quella di Kili ha una portata più estesa, è più grave rispetto a quella di Frodo, e guarisce prima. Non è un altro grande paradosso?
A quanto pare, Elrond deve fare il test di ammissione a medicina, e intanto può solo giocare con l’allegro chirurgo. Tauriel è primario di medicina Elfica.

Sempre sul discorso “capacità curative”, adesso parliamo della farmacologia.
Tauriel usa l'Athelas, che sa usare solo Aragorn, pianta di cui i Raminghi del Nord non hanno mai dimenticato le capacità curative.
Secondo le leggende tramandate a Gondor essa è molto più efficace se adoperata dal legittimo re di Gondor – non per nulla la chiamano anche Foglia di Re – forse per via della discendenza Elfica del casato.
Solitamente è solo considerata una pianta dal buon odore, ma che non ha particolari proprietà benefiche, in virtù del fatto che nelle loro mani non funziona.
Ma Tauriel la sa usare! Avevate qualche dubbio?
La usa in maniera diversa rispetto ad Aragorn (infila la pianta nella ferita, sperimenta le tecniche di cura sul campo, il primario), ma tant'è, lei può.
Una Sue può tutto. E intanto rimandiamo Aragorn in farmacologia perché deve tornare a fare l'esame.

Passiamo a parlare del triangolo amoroso con Kili e Legolas.

Questa è la cosa peggiore, che fa acqua da molte parti e che rovina molto anche un episodio di crescita personale scritto dal Professore stesso ne Il Signore degli Anelli ed è uno dei messaggi cardine che il romanzo vuole trasmetterci.
Facciamo altre due premesse: per quanto io e le storie d'amore non ci prendiamo, se ben fatte le apprezzo volentieri. Non per nulla la storia di Éowyn e Faramir è la mia preferita in assoluto.
E poi: non parteggio né per la coppia Kili/Tauriel né per la coppia Legolas/Tauriel, quindi non porto acqua a nessun mulino.

Se nella storia di Tauriel lei trova l'amore non è un problema, il problema è come lei trova questo amore.
Si innamora di un Nano e questo non ha senso. Non ha ulteriormente senso il fatto che lei nutra sentimenti “pro Nani”.
L'odio tra Elfi e Nani è ben radicato e atavico, rimonta al passato e non è uno di quelli che si cancella con un colpo di spugna.

Facciamo un punto della situazione di questo odio viscerale.

Tutto accadde alla fine della Prima Era, con la morte di Thingol, re di Doriath (il regno che ha visto con ogni probabilità la nascita e la crescita di Thranduil), da parte di alcuni Nani. Thingol è il padre di Lúthien e parente di Celeborn, che a sua volta da questo episodio ha tenuto in inimicizia i Nani, mentre Galadriel non li ha odiati.
Thingol possedeva il Silmaril che gli diede Beren e una collana chiamata Nauglamír; egli pensò di unire il Silmaril nella collana e assunse dei Nani per fare ciò, data la loro abilità nell'artigianato.
I Nani fecero quanto richiesto, ma al momento del pagamento decisero che questo nuovo gioiello sarebbe stata la loro paga, sedotti anche loro dal Silmaril, al che Thingol si oppose.
I Nani lo uccisero e gli presero la collana. Da qui iniziò la faida.
Gli Elfi di Doriath, per vendicare la morte del loro re, inseguirono i Nani e ne uccisero molti, chiedendo la restituzione di Nauglamír.
I Nani sopravvissuti dissero, una volta tornati a casa, che gli Elfi avevano deciso di farli fuori anziché pagarli, così i Nani marciarono verso Menegroth, la capitale di Doriath, per attaccarla.

Questa fu la causa scatenante di questo odio fin troppo sentito da entrambe le popolazioni.
Veniamo al film.

Nel film abbiamo altre motivazioni che non fanno altro che acuire il risentimento.
Thror sputò in faccia a Thranduil quando gli offrì dei gioielli e Thorin si è legato al dito il fatto che Thranduil non ha aiutato i Nani quando Smaug li ha attaccati.
Per quanto si possa parteggiare per Thorin – e secondo me il merito è di Richard Armitage che trovo un bell'uomo che ha reso un Nano bello – la scelta di Thranduil è ben motivata, analizzando le cose a mente fredda.
Memore del fatto che suo padre andò incontro alla morte essendo andato avventatamente contro un nemico contro cui non ce l'avrebbe fatta e avendo già lui combattuto contro dei draghi non se l'è sentita di mandare i suoi uomini a morire. Trovo sia legittimo mettere la tua gente al sicuro e non mandarla a crepare, un re dovrebbe pensare al benessere del suo popolo.
Essendo re anche lui, se Thorin fosse stato nei panni di Thranduil, credo che avrebbe fatto altrettanto.
Ritengo che siano comunque, da entrambi i punti di vista delle fazioni, motivi più che validi per poter affermare che non scorra buon sangue e che possa esserci amore.

Pensiamo innanzitutto a Elrond (che ha scelto la sua parte Elfica mentre suo fratello ha scelto una vita mortale che ha dato origine alla dinastia di Gondor), un Mezzelfo, mentre fa tutte quelle manfrine – si parla del film – sulla relazione di Arwen con Aragorn perché umano e perché le relazioni tra Elfi e umani – definite dal canon come “fallimentari”, “destinate al fallimento” – figuriamoci quelle tra Elfi e Nani!
Potrebbero considerarle come consideriamo noi le relazioni tra cugini primi, da anatema.
Considerando poi anche l'origine dei Nani, direi proprio di sì.
I Nani non erano nemmeno stati concepiti come creature del mondo di Arda. Sono stati creati da un Valar, Aulë, perché non riusciva ad aspettare la venuta dei figli di Ilúvatar (Dio), ma alla fine Ilúvatar, per quanto Aulë agì alle sue spalle, diede allo stesso modo ai Nani una coscienza e una vita mortale come agli uomini, considerandoli suoi figli adottivi. Se l'Uno non avesse fatto così, i Nani sarebbero stati solo fantocci di Aulë, perché privi della Fiamma Imperitura.
Gli Elfi, le prime creature di Ilúvatar, non hanno mai visto come loro pari i Nani, ma come esseri a loro di gran lunga inferiori perché non creati dall'Uno come loro – ne hanno anche per gli uomini, dati gli appellativi che usano – e le loro anime, se ne possiedono una, non lascia Arda come accade per quelle degli uomini e nemmeno vanno a Valinor.
Questo potrebbe far capire quanto ripugnante potrebbe essere per loro una relazione tra un Elfo e un Nano.

Tutte queste premesse sono sufficienti per far sì che le nuove generazioni di Nani ed Elfi nascano e vengano educate provando rancore e disprezzo per l'altra razza; le motivazioni si protraggono da ere e non si può rimuovere tutto come l'“amore” tra Kili e Tauriel vuol far intendere.
Fare la bruttissima copia – e poraccia – di Romeo e Giulietta non paga.
Se apparentemente non ci sono motivazioni per le quali Tauriel e Legolas non possono essere una coppia – a parte supporre il fatto che non sia di nobile lignaggio, il che non è tutto questo granché o che sia una silvana e Thranduil è un Sindarin – quelle per cui Kili e Tauriel sono improponibili sono concrete.

Tutto inizia in stile si guardano nelle palle degli occhi e scatta la scintilla.
Aggiungerei anche che per i Nani una bella donna è innanzitutto barbuta e bassa come per un'Elfa gli Elfi belli sono glabri, alti e coi capelli chiari. Tauriel e Kili sono esattamente l'opposto degli standard di bellezza delle loro razza.
Fili dice che Tauriel sarebbe bella se avesse la barba, se non avesse le orecchie a punta, se non fosse alta, se le sue braccia e gambe non fossero lunghe e se fosse insomma, una Nana che sa anche darsi da fare in miniera.
Legolas dice trova brutti sia Gimli sia la moglie di Gloin, il che è tutto dire. Anche se si va al di là degli standard di bellezza – cosa encomiabile, per carità – non abbiamo ancora sollevato tutte le questioni.

Kili è stato fatto prigioniero e Tauriel è il capitano delle guardie, ma non si comportano come tali. Sarebbe stato più giusto iniziare un dialogo del tipo:

– Ehi, tu, fammi uscire di qui!
– No, maledetto Nano, qui ci marcirai!

Sarebbe stato più logico anche in virtù di questo odio bello pesante tra Nani ed Elfi e perché se il tuo re ha voluto metterli dietro le sbarre, tu, Tauriel, appoggi il tuo re.

Inoltre, il fatto che s'innamori di un Nano va direttamente contro il canon di Tolkien. Legolas e Gimli furono la prima amicizia tra Elfo e Nano dai tempi di Celebrimbor e Narvi, ovvero la Seconda Era (la loro collaborazione nata da una profonda stima e amicizia la si nota anche nell'iscrizione del Cancello Ovest delle miniere di Moria).

Dopo migliaia di anni ci sarebbero stati Legolas e Gimli e sarebbero dovuti passare una sessantina d'anni per far sì che questa amicizia potesse nascere.
La loro è un'amicizia nata col tempo, fondata sul rispetto, ma molto graduale che ha portato a superare i pregiudizi che avevano Nani ed Elfi verso la razza che detestavano.
Tutto questo non è affatto accaduto in un battito di ciglia, tutt'altro.
Il fatto che Tauriel pianti questo semino di “nn ttt i nanni sn kattivi!!!11!” – detto in stile bimbominkia perché non ci sono ragioni per cui lei simpatizzi per i Nani a tal maniera – nella testa di Legolas va contro il viaggio personale di Legolas durante Il Signore degli Anelli. Non ha alcun senso.
Inoltre deraglia totalmente il carattere di Kili, e la sua morte.
Oltre a rendere Legolas geloso, dandogli un ulteriore motivo per odiare i Nani.
Far avvicinare Legolas ai Nani: lo stai facendo benissimo, Tauriel.

Kili e Tauriel non interagiscono molto e non hanno scambi e scene in cui possono costruire un sentimento profondo quale è l'amore (cosa che invece fanno Legolas e Gimli per la loro amicizia).
Lo squallore della battuta di quello che potrebbero contenere o meno i pantaloni di Kili è allucinante. Andava detto e non me ne pento.

Personalmente non avrei problemi con Tauriel se fosse stata una razzista di 3000 anni che facesse il suo lavoro e avesse i capelli sensati e non guarisse a caso. Punto e basta.
L'idea di Tauriel in sé non è il problema, è la resa. Poteva esistere, ma fatta bene.
Poteva essere anche una semplice giovane guardia alle prese con l'abituarsi alla disciplina ed essere la spalla di un suo superiore, che poteva essere Legolas, a cui avrebbe giurato obbedienza e non mettergli i piedi in testa come invece fa, facendosi portavoce di messaggi di amore per una razza e stravolgendo la crescita di un altro personaggio che avverrà più in là.
E ovviamente non doveva risultare così speciale e benvoluta da tutti anche quando commette grandissime vaccate.
La sua caratterizzazione va contro tutte le Leggi e i Costumi degli Eldar (The History of Middle-Earth, vol. 10, Morgoth’s Ring) cioè le leggi della sua razza dettate dal creatore di quella razza. Se un personaggio va contro le leggi universali del mondo in cui abita, è una Mary-Sue, non un personaggio ben caratterizzato che avrebbe dato una marcia in più come personaggio femminile in un'opera dove non ne figurava alcuna in quella originale.
Il potenziale per un personaggio femminile ben fatto c'era, peccato che si abbia voluto strafare e che una cosa buona in partenza, sulla carta, si sia completamente buttata alle ortiche.

sabato 29 agosto 2015

Chiacchiere per conoscersi meglio. Liebster Award.



Curiosando sul blog di Andrea (se so il nome della persona e se ci sono in confidenza mi piace usare il nome e non il nick) ho visto questo tag simpatico.

Mi è venuto in mente di provarci a mia volta, importandolo anche qui su Blogspot; trovo sia un modo carino per dire qualcosa su di me in modo più semplice, mirato e dai toni più leggeri.

Se dovessi andare sul pesante, come dice il mio amato Marty McFly, ditemelo senza problemi!

Le regole per partecipare sono:

Ringraziare per la nomina: grazie, Andrea, anche se non citi direttamente!

Usare l’immagine: mission accomplished.

Nominare altri dieci blog: non amo rompere le scatole, penso che bisogna sentirsi liberi di farlo, quindi a voi la scelta.

Proporre dieci domande: questo lo farò volentieri.

Partiamo, dunque. Le domande a cui risponderò non sono dieci, ma siccome quelle che ha posto Andrea, citato più volte, mi garbavano, le ho scelte tutte.

  • Avete mai utilizzato il bottone “mi sento fortunato” su Google?
    Certo che sì, specie nei giorni in cui Paolo Fox dice che per i nati sotto il segno della Bilancia ci sarà fortuna economica, cioè quasi tutti i giorni... fatto sta che una volta che ho comprato un biglietto del gratta-e-vinci non ho vinto nulla.
    Scherzi a parte, qualche volta mi metto a guardare i doodle.

  • Cosa pensate in genere di questa moda rap?
    Io ascolto quasi tutti i generi musicali, rap compreso. Io sono rimasta molto al rap di quando ero gggiovane, e tuttora ascolto MC Solaar, che adoro, Eminem e Pharrell Williams quando mi capita e parlando di nostrani Caparezza – mitico Capa – di tanto in tanto i vecchi Articolo 31 e Mecna, di origini garganiche, delle mie parti insomma. Le canzoni di Capa e MC Solaar, per i messaggi che hanno e le rime che sono sublimi, le ho nel cuore. Sono entrambi artisti molto intelligenti e mi piace come usino l'arte per veicolare messaggi su cui riflettere.
    In linea di massima, se sento parlare in una canzone rap di troie, zoccole, fighe, droga, pistole, sballo ecc ecc. mi salgono i bestemmioni di sdegno. Detesto le canzoni che parlano di ciò, non perché io sia una puritana o altro, ma perché viene fatto passare il messaggio che tutto ciò sia positivo e quindi come cose da fare e da considerare ottime laddove non lo sono in primis e in secundis per essere accettati da questa mentalità di branco dei giovani, molto molto più radicata rispetto a quando ero io adolescente. Esattamente la stessa cosa che accade con le canzoni neomelodiche che parlano di delinquenti, carceri, guappi e boss, per la serie “se sei figo ti comporti così”.
    La faccenda dei gangsta funzionava venti anni fa negli Stati Uniti perché la realtà del rap vedeva davvero giri d'affari legati alla malavita e i rapper scrivevano brani della loro realtà, di ciò che vivevano. In Italia non è un fenomeno così radicato, ma dato che ha venduto e siamo anni luce in ritardo, ecco che riscuote successo una cosa che nella nostra realtà non è presente. La cosa triste è che i ragazzi ci credono. Provo davvero molta rabbia e amarezza e questo lo vedo con mio fratello che ha quindici anni e ascolta questa robaccia. Sì, ho detto robaccia, e non me ne pento mica. Mi sa che quindici giorni fa (o una settimana fa) ci fu il Giffoni festival, il festival del cinema dei ragazzi. Salì sul palco un “rapper” la cui canzone presentata è questa. Cosa c'entri con un festival del cinema e con un target di giovanissimi io devo ancora capirlo. Se qualcuno ci arriva prima di me, mi dia delucidazioni, per favore.

  • Paul McCartney è davvero morto?

    Se fosse morto lui sarebbe l'ultimo a saperlo, credo. D'altronde lo ha detto lui.

  • Perché i verbi irregolari non si danno una regolata?

    Se lo facessero smetterebbero di far penare gli studenti che non hanno voglia di studiare. Studiate, non diventate come la Lucarelli, forza!

  • Avete mai visto una banconota da 500 euro?

    Sì, e ne possedevo una, nel senso che andai esplicitamente in banca da piccola e chiesi al banchiere se mi cambiava i soldi con una banconota da cinquecento euro. Perché lo feci? Quella tonalità di violetto mi piaceva. Ancora più piccola feci lo stesso quando vigevano le banconote da cinquecentomila lire perché mi ero innamorata dell'inchiostro turchese con cui avevano rappresentato Raffaello Sanzio sulla banconota.

  • Perché pagare per avere un conto in banca? (cit.)

    Perché fare cerchi sulla sabbia è troppo mainstream ormai. LOL

  • Quando uscite portate l’ombrello nonostante ci sia il sole?

    Questo mi capita sempre, tranne in estate; portando sempre con me una borsa non mi dà fastidio tenere un ombrellino con me. Non lo tolgo quando vedo il sole, non si sa mai quando potrebbe scendere la pioggia.

  • Riuscireste a dormire in qualunque luogo?

    Anni fa avrei risposto di sì, oggi proprio no; il mio sonno è diventato fin troppo leggero e non riesco a dormire bene. Ne risento davvero molto.

  • Qual è stata la camminata più lunga mai fatta?

    Non ho mai contato i passi sinceramente; cammino molto e mi stanco dopo aver sfacchinato parecchio. Sicuramente una delle più belle è stata quella lungo le zone delle colline di Tara, in Irlanda. Mi sembrava di essere nella Contea e mi aspettavo di trovarmi davanti qualche hobbit in ogni istante!
  • Perché l’insalata russa è... russa?

    Perché non conosce i cerottini nasali. *scende il gelo*
    Scherzi a parte, la ragione è molto semplice: l'origine del piatto è proprio russa.
  • Qual è il vostro film preferito?

    Ne ho una lista intera e non l'ho nemmeno aggiornata! Una fetta li trovi qui, spero di metterli tutti.
  • Qual è il vostro cibo preferito?

    Vado pazza per tutti i piatti a base di pesce, comprendo anche il sushi tra essi. E poi c'è la pizza, ma aggiungerei anche le friselle con pomodoro, olio e origano, accompagnate con delle acciughe salate.
  • Qual è la vostra stagione preferita?

    L'autunno, per i colori, l'atmosfera malinconica, la pioggia... mi sento molto vicina a questa stagione, sarà che sono nata anche il primo giorno di autunno.
  • Se doveste fare un viaggio, dove vi piacerebbe andare?

    Il mio prossimo viaggio, non appena sarà possibile, mi condurrà a Newark.
  • Se doveste cominciare un manga, con quale comincereste?

    Inteso come se ci si dovesse approcciare per la prima volta a un manga? Io direi FullMetal Alchemist, il mio preferito.

  • Cosa pensate dell’amicizia – solo amicizia – su internet?

    Pensa tu che io ho conosciuto il mio migliore amico e una delle mie due migliori amiche grazie a EFP! *saluta merdaccia e Halley*
    Io sono sempre favorevole nel fare nuove conoscenze anche online; c'è da dire che però la distanza rende tutto problematico e la presenza fisica di un amico fa molto per me, perché vivere un'amicizia concretamente dal vivo mi permette di aiutare di gran lunga concretamente quando ce n'è bisogno e gli abbracci... beh, quelli virtuali non sono la stessa cosa. Ciononostante quando possiamo ci sentiamo o vediamo su Skype e quando ci organizziamo bene anche di persona per più giorni. Se fosse possibile loro due sarebbero i miei coinquilini ideali.
  • Ventilatore o aria condizionata?

    Posso dire che odio entrambi? Se oggi, ventinove agosto, ho il raffreddore e il collo “tutto incriccato” è colpa del ventilatore che mio fratello lascia acceso in camera la notte. Io lo spengo e lui lo riaccende. Ira funesta della fenicide (?) Barbara.
  • Gelato o granita?

    Il gelato è l'amore supremo, specie quello artigianale. Senza uova, che sono allergica. Pistacchio e cioccolato fondente o cioccolato fondente e torroncino o lamponi e fondente o panna cotta.

  • L’Italia può fare peggio di così o al peggio non c'è mai fine?

    Confido nel fatto che gli italioti si sveglino.

  • Che ne pensate delle mie domande?

    Sono eterogenee, mi permettono anche di fare battute idiote con le quali non riderà nessuno!
  • Io in poco tempo ho già quasi trenta follower, quando non me ne aspettavo nemmeno uno LOL; secondo voi, cos’è che rende un blog degno di essere letto?

    Io non penso sia una questione di “degno” o “non degno” di essere letto, quanto più di ciò che si cerca in un blog. Questo è come per un libro, o un film, o una canzone o qualsiasi altra cosa: se ho voglia di qualcosa di leggero vedo un film di Bud Spencer e Terence Hill, se desidero qualcosa di più impegnativo e che mi scuota nel profondo ecco che scelgo quei filmoni belli pesantucci e lunghi che piacciono a me, tanto per fare un esempio.
    Vale lo stesso per i blog, si tratta di interesse e se un blog risponde alle nostre esigenze per rapporto a ciò che cerchiamo e che ci piace, ecco che siamo incappati in un blog che fa per noi.
  • Quando scrivete il nuovo articolo, usate l’opzione “programmato” o scrivete per pubblicare subito?

    Lo faccio per i post più impegnativi come le recensioni o come farò per il mio commento ragionato su Tauriel, altrimenti copio e incollo i post dai miei file. Scrivo senza collegarmi a Internet.
  • Non riesco a uscire senza orologio. Secondo voi passereste col rosso vedendo che in quel momento la strada da attraversare è totalmente sgombra?

    So che è sbagliato, ma qualche volta mi è capitato di farlo. Il motivo? Tornare a casa subito per andare a far pipì. *viva la sincerità*
  • Quando scrivete gli articoli vi distrae Candy Crush o un’altra cosa?

    No, quando scrivo sono molto concentrata e nulla mi distrae; la pausa bagno o la pausa bevuta ci stanno tutte, ma per il resto non c'è nulla che mi smuove da quello che voglio fare.
  • Purtroppo il mondo della musica è inquinato da cantanti mediocri. Perché esiste il genere commerciale?

    Il genere commerciale esiste dall'alba dei tempi, diciamo che ricopre una fetta delle richieste delle persone in generale. Nella vita di tutti i giorni, bene o male, in un modo o nell'altro, ognuno di noi cerca leggerezza, per non pensare o per staccare un attimo. Il genere commerciale risponde all'esigenza. Pensa che gli scritti di Dumas padre, dapprima pubblicati sui giornali come feuilletons, erano proprio racconti commerciali di intrattenimento che la gente leggeva come oggi si leggono libri poco impegnativi. Anche il commerciale può raggiungere vette di qualità, ma dipende dall'artista, e questo accade in ogni ambito. Se non è quello che cerco passo avanti, ma la cosa che inquina il mondo è l'errata idolatria di cui il mondo stesso è pieno. Su ciò aprirei una parentesi a parte, chissà che non lo faccia prossimamente.
  • Avete mai pensato di cimentarvi sul genere comico?

    Io adoro la comicità, ma quando si tratta di leggere di comicità c'è da dire che, come le persone, è molto difficile sapermi far ridere; accade più facilmente che mi si irriti se si prova a farmi ridere. Questo dipende dal tipo di comicità e di umorismo che piace a ognuno di noi. Allo stesso modo la mia comicità può non far ridere gli altri. Ci sono però persone che non sanno far ridere – brutto da dire ma è così – che anziché suscitare il riso si rendono simpatici come la sabbia nel costume, per usare un eufemismo.
    Un giorno potrei anche provare, ma ammetto che mi piace far molto più ridere con le parole di persona, a voce.
  • Vi piacerebbe un blog pieno di effetti strani ed easter egg piazzati intelligentemente?

    I miei blog rispecchiano molto la mia personalità, il mio modo di parlare e interagire con le persone, oltre a quello che dico, quindi gli effetti strani non sarebbero da me. Sugli easter egg, ci potrei pensare.

  • E se poi crescessi, potrei guadagnarci su questo blog, no? E voi che ne pensate?

    Beh, che male ci sarebbe? La James ha guadagnato milioni con una merdata. Se può lei possono tutti.
    O no?
    Sfogo a parte, io credo che tu debba fare come meglio credi e ti trovi.

  • Non penso che aprire un blog richieda molto tempo. Voi in media quanto pubblicate?

    Per aprirlo non ci vuole nulla, è dopo che occorre qualcosa a mio avviso. Ti dico cosa serve secondo me. Innanzitutto la costanza, oltre alle idee e alla voglia di portare avanti un progetto.
    Poi c'è anche l'intenzione di voler o meno fare un lavoro di qualità. Il che implica informarsi su ciò che si vuol dire, argomentare bene, in modo preciso, saper usare bene le parole, essere obiettivi... ecco cosa desidero da me stessa perché desidero un lavoro che io chiederei nei blog che mi appresterei a leggere. Io ho iniziato a recensire libri perché non ho trovato nessuno che lo facesse come aggradava a me. Io pubblico quando posso e dopo che il lavoro dietro al post mi soddisfa. Per me conta molto la qualità e non la quantità.

  • E poi ci sono autori che pubblicano ad ogni piè sospinto. Che ne pensate di coloro che pubblicano tanto?

    Che dire? Beati loro! Più di questo non posso dire loro. Ripeto, come per la risposta di su, se si pubblicano tante minchiate si può star sicuri che non attirano né la mia attenzione né altro.

  • Vi siete mai chiesti se in realtà il mondo in cui viviamo è solo un romanzo scritto da qualcun altro?

    Ci ho pensato, specie quando avevo circa otto anni, per via di una serie di vicissitudini. Riflettendoci già da allora, ho cominciato a concepire la mia visione antropocentrica e la massima faber est suae quisque fortunae mi è entrata nell'animo senza più uscirne.
  • Quando scrivete un romanzo, prediligete il passato o il presente?

    Dipende da quello che voglio scrivere e dal genere; mi piace destreggiarmi a seconda dei casi.

  • In accordo alla seconda domanda, preferite la prima persona, la seconda o la terza?

    Idem come sopra, e ognuna ha una difficoltà particolare. Come lettrice trovo spesso snervante la prima, dire che è usata male è essere clemente.
  • Come mai avete scelto WordPress come blog? *In questo caso la domanda è: perché avete scelto Blogspot come blog?*

    La mia prima casa resta sempre Blogspot; come ho detto tempo fa, lo trovo più semplice e intuitivo e non ha – soprattutto – il limite dei file caricati, cosa per me ottima. Sto imparando a utilizzare WordPress per ampliare i miei orizzonti e, perché no, farmi conoscere un poco da chi non potrei raggiungere con l'altra piattaforma.
    Ho scelto Blogspot perché mi trovo bene, mi risulta comodo scrivere le recensioni, caricare i file e riesco a piegare più facilmente il layout alle mie esigenze. Contando che non sono questo granché con la grafica, mi destreggio bene e il lavoro mi risulta facile.
  • Vi capita mai di fare una re-action ai vostri vecchi articoli/storie? Come l’avete presa?

    Revisionando, limando, sistemando, correggendo, capita spesso che apporti cambiamenti ai miei vecchi elaborati, lo faccio molto volentieri. Quelli che invece mi soddisfano li lascio così. Ovviamente a distanza di molto tempo potrebbe venirmi voglia di riprenderli, ma siccome solo ora i miei racconti mi soddisfano appieno non so cosa farò tra alcuni anni.

  • Avete mai pensato di riscrivere come fanno certe band con i loro vecchi album le vostre vecchie cose?

    Riscrivere dall'inizio? Lo faccio già. Infatti il mio romanzo – che non verrà mai pubblicato – lo sto ricominciando da zero.

  • Nelle vostre storie è mai comparsa una mummia mutante?

    No, le mummie non desiderano figurare nelle mie storie. I cadaveri potrebbero sentirsi minacciati.

  • Scrivereste mai a quattro o più mani? E se no, vi impiantereste due mani in più per scrivere?

    L'idea c'è, col mio migliore amico, bisognerebbe trovare il tempo per metterci. Solitamente non fa molto per me la modalità co-op, sono una single player, detto in tutta onestà, ma di lui mi fido e siamo sulla stessa lunghezza d'onda, quindi ci proviamo.

  • Quando una storia che state scrivendo non riesce a prendervi, la cancellate o aspettate un momento più propizio per riscriverla?

    Salvo, spengo tutto e stacco, esco a fare una passeggiata e quando mi sento in vena la riprendo. Non cancello mai di pancia, mi sono comunque sforzata per scrivere quelle righe anche se non le trovo buone.
  • Perché certe volte il computer decide di spegnersi da solo mentre si scrive? E perché dimentico sempre di salvare prima che succede?

    La chiamano Legge di Murphy.

  • Preferite i prologhi o gli epiloghi?

    Di solito leggo i prologhi in libreria per vedere se possono intrigarmi, e poi leggo anche l'epilogo (sì, non mi danno fastidio gli spoiler). Quando si tratta di scriverli direi il prologo.

  • Se non vi aggrada un libro cosa fate?

    Lo mollo. La maggior parte delle volte lascio passare del tempo e poi lo riprendo. Non è detto però che lo finisca. Se non altro faccio un altro tentativo, ma la vita è una e i libri che vorrei davvero leggere sono tanti perché mi ostini a voler finire qualcosa se non ce la faccio. Alcuni invece li defenestrerei proprio.

  • Quando leggete un nuovo blog che cosa guardate per prima?

    I titoli dei post. Se un titolo mi attira leggo il post e faccio le mie considerazioni. Dopodiché leggo le informazioni sul blogger. Sono molto curiosa.

  • Ci sono tipi di personaggi che preferite? Perché?

    Donne, donne forti, indipendenti e capaci, per nulla puritane, che non hanno bisogno di un uomo per essere felici e soddisfatte, e se dovessero trovare comunque l'amore non diventano schiave di esso, hanno una relazione sana, non diventano gli zerbini di questi uomini. Sono artefici del loro destino, ma non sono bellissime, intelligentissime, fighissime, sono umane e sbagliano, cadono, ma si rialzano, senza avere poteri speciali, ma impegnandosi, com'è giusto che sia.
    Sono queste le donne di cui amo leggere e di cui provo a scrivere.

  • Preferite un registro linguistico alto o basso?

    Pluriregistro, sempre e per sempre. Lo faccio di mio anche nel quotidiano, nel parlato, adatto il mio registro al contesto. Posso dissertare con termini aulici – e fortunatamente non uso le parole ad mentula canis perché conosco il loro significato – come posso anche scendere nel triviale più osceno. Lo stesso capita ai miei personaggi, dipende dal contesto e da cosa fanno loro. Se scrivo di un ladro dalla bassa istruzione sicuramente non parlerà come un professore universitario.

  • Con che tipo di musica vi concentrate?

    Dipende da quello che devo fare. Se vado a correre o tiro di boxe mi concentro col metal, se devo fare esercizi uso la dance o il pop, per esempio.
    Se devo scrivere... fino a un po' di tempo fa usavo delle playlist personalizzate, adesso scrivo in assoluto silenzio. Mi concentro di più, quando ascolto la musica e mi capita di scrivere è perché una determinata canzone mi ispira degli haiku e ho fortunatamente carta e penna nelle vicinanze.

  • Preferite usare Word o un altro programma per scrivere?

    LibreOffice per sempre! \m/

  • Avete mai scritto su carta?

    Mi capita molto spesso, ho taccuini e quaderni proprio appositi e uno l'ho sempre in borsa.
  • A matita o a penna?

    Penna, rigorosamente penna. Blu o rossa. La rossa la uso maggiormente per gli haiku.

  • Di solito, curate più la lunghezza di un capitolo in modo che i capitoli vengano più o meno dello stesso numero di parole o non ve ne importa nulla?

    Io prima scrivo, poi divido in capitoli. Non divido il capitolo in base alla lunghezza, ma al contenuto. Mi fermo proprio quando si crea uno stacco o voglio creare suspense.


E adesso ecco le mie domande.

1) Hai una unpopular opinion di qualunque genere o ambito che non hai mai confessato per paura di esser messi alla berlina?

2) Questa è una richiesta, non una domanda. Scegli cinque canzoni, cinque film e cinque libri che senti a te vicini. Mi piacerebbe sapere il perché delle scelte, per conoscerti meglio.

3) Qual è il tuo rapporto col cibo? E con la cucina?

4) Spesso mi si dice che, per quanto possa avere rapporti brutti e burrascosi coi miei parenti, io debba trattarli bene perché "sono pur sempre i miei parenti". Io sono dell'avviso che il rispetto si guadagna, col tempo e non è affatto dovuto nemmeno ai parenti, così come alle altre persone in generale. Occorre meritarlo. Se mi si inizia a mancare di rispetto non incasso in silenzio, ma reagisco, nessuno deve essere trattato male ed essere vittima di cattiveria gratuita come mi capita.
Come ti comporti in generale col parentado? Sei anche tu dell'avviso "ma sono pur sempre i tuoi parenti"?

5) Amo le lingue straniere, ne conosco alcune, le parlo e mi piace anche scrivere in queste lingue di tanto in tanto. Al momento vorrei imparare il rumeno.
Parli altre lingue? Ti piacerebbe impararne una o più di una? Perché proprio la data lingua?

6) Qual è un luogo che per te sarà sempre come casa tua?

7) Come reagisci alle cattiverie e offese gratuite?

8) Ti sarebbe piaciuto chiamarti in un altro modo rispetto al tuo nome? In caso affermativo, quale sarebbe il nome? In caso negativo, come mai ti piace il tuo nome?

9) Hai dei soprannomi o nomignoli?

10) Hai un videogioco preferito?

giovedì 27 agosto 2015

Fenice Scatenata. #01

Alla gogna, alla gogna!
Opinioni impopolari che ti mandano direttamente sulla forca.

Ho finalmente inaugurato la rubrica delle unpopular opinion.
Ne ho parecchie, su tante cose e in tanti ambiti.
Posso affermare che, per quanto impopolari possano risultare, sono comunque opinioni su cui ho riflettuto e sono frutto di un pensiero personale.
E sono parecchio forti in certi casi. Per quanto io accetti anche le idiosincrasie, non ne ho. Forse è un bene, forse no, ma non credo abbia importanza.

Credo che la rubrica dovrebbe avere una cadenza regolare; sicuramente mi sarebbe congeniale a fine mese, ma non so se renderla mensile o bimestrale. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Per cominciare col botto ho pensato di utilizzare l'Unpopular opinion book-tag, sia perché ho iniziato la mia “carriera” di irriducibile criticona coi libri sia perché l'ho trovato carino per la prima puntata.

Bene, iniziamo! Se qualcuno volesse farlo a sua volta ben venga.

1) Un libro famoso o una serie che a te non è piaciuto/a.

Uno solo? Ottimisti, direi.
Vorrei parlarne singolarmente in altri post, quindi mi limiterò a citarli come elenco e basta: Harry Potter, Orgoglio e Pregiudizio, Shadowhunters, The perks of being a Wallflower, Colpa delle stelle, la saga de Il cavaliere d'inverno, la saga delle cinquanta fognature sfumature, After... c'è bisogno che prosegua?

2) Un libro famoso o serie che pare che tutti odino ma che tu ami.

Di solito accade che ciò che io amo non se lo caca nessuno (o quasi) quindi sono in pochi a conoscerlo e suppongo che non rientri nella categoria del “famoso” nel senso di “popolare”, che piace a molti o che molti odiano.
Non so come rispondere a questa domanda, ma se interpreto il “famoso” con “conosciuto”, anche solo di nome, dico Guerra e pace, da molti odiato per la mole e scansato anche solo per questo.
Invece è uno dei miei libri preferiti.

3) Un triangolo amoroso dove il protagonista finisce con una persona con il personaggio sbagliato (avvisare per gli spoiler) o una OTP che non ti piace.

Preferisco parlare di una OTP che non mi piace, e dunque mia NOTP; sui triangoli ritornerò in un'altra domanda, non avrebbe senso dire due volte le stesse cose.
Una mia NOTP sono Geralt e Yennefer della saga di The Witcher, di Sapkowski.
Preferirei di gran lunga vedere lo strigo con Triss, ma non con Yennefer, mai e poi mai. Sarà che io mi rivedo nella donna il cui amore non è corrisposto perché c'è sempre una tizia che ruba la scena (Yennefer, appunto) e la storia della mia vita sentimentale è più o meno quella di Triss, mi sento solidale a lei.

4) Un genere letterario popolare a cui tu difficilmente ti accosti.

L'ho già detto altre volte, ma lo ripeto senza problemi: io non leggo romanzi rosa, urban fantasy, young adult e new adult.
Non fanno proprio per me; ci ho provato, mi ci sono avvicinata facendo un tentativo per ogni genere (alle volte anche più di uno), ma li evito come gli esantemi infantili che non ho contratto. Se dovessi leggerli sarebbe perché rivisiterei tutto nella mia testa in chiave parodica per riderci su. E non me ne vergogno.

5) Un personaggio popolare o molto amato che a te non piace.

Anche qui mi vien da dire: uno solo? La scelta è difficile, se proprio voglio provare a restare nel range di uno. Mi sono già “bruciata” Yennefer nella risposta tre, quindi ne cerco un altro.

Con questa mi attirerò i peggiori anatemi, ma nel caso chiederò aiuto a un guaritore spirituale, non si sa mai: Hermione Granger.

È un personaggio femminile nel quale non mi immedesimo per nulla – se non mi immedesimo in un personaggio è difficile che mi piaccia – e che se dici un X sul perché e percome non ti piace, ecco che partono i “non capisci un cazzo”.
Quindi a me già non piaceva di mio da sempre, ma col tempo i fanatici me l'hanno proprio fatta stare sul culo.
Perché è così, se a lungo andare non puoi nemmeno dire la tua opinione in modo civile perché subito ti attaccano se non la pensi come la maggior parte delle persone, ecco che a me scatta l'odio.

Come ho già detto, la saga non mi piace, ma l'ho letta, e tutto quello che dirò deriva dalle mie reminiscenze.

È un personaggio che ha una notevole intelligenza accademica, è brava – tecnicamente – a studiare e ripassare, impara con facilità quello che fa parte del suo piano di studi.
È anche però la persona che a circa dodici anni deve vantarsi, sul treno della scuola, di aver già letto tutti i libri di testo e provato vari incantesimi che le sono tutti riusciti perfettamente.
Viene detto che questo suo modo di fare è un tentativo di tenere a bada le proprie insicurezze, ma se fosse così intelligente le verrebbe in mente di non farlo perché gli altri potrebbero veder crescere le loro insicurezze. Sono tutti del primo anno, che diamine!

Ritiene assolutamente normale far firmare a dei compagni di scuola ignari un contratto con delle clausole vincolanti nascoste.
Considerando la penalità per le clausole infrante a posteriori mostra la sua grande, grandissima intelligenza. Come no.
In primis perché non sa annullare l'incantesimo e non ha nemmeno pensato di vedere se fosse capace nel farlo e in secundis perché è un modo per non rendersi a mio dire affidabili.
Sarebbe questa l'intelligenza e la capacità di giudizio della “strega più brillante del suo anno”, che pare essere più adulta e matura dei suoi compagni già prima dell'uso della giratempo, figurarsi poi?
Se per voi lo è, okay, ma per me è no.

Ritengo che Ron avesse davvero ragione nel dire che ha bisogno seriamente di rivedere le sue priorità. Ha detto una santa verità.

Non trovo normale che una persona possa dire con tutta la serietà “potremmo finire uccisi o peggio ancora espulsi”.
Tende a pensare che quello che c'è scritto su un foglio sia più importante di quello che provano gli altri.
Ma seriamente i suoi genitori secondo lei avrebbero pianto se fosse stata espulsa e non se fosse crepata?
Di fronte al molliccio dimostra che la sua peggiore paura è davvero un fallimento scolastico e non qualcosa che riguarda i rapporti umani e l'emotività.
Una paura molto più importante può essere perdere chi ami, vedere le persone che ami che stanno male, di non essere deriso, bullizzato, non di fallire a scuola! E lo dice una che ama studiare e raggiungere ottimi risultati.

Ricordo che deride Ron dicendo che ha la gamma emotiva di un cucchiaino quando lui ha perfettamente ragione riguardo al discorso su Cho che esplode per via dello stress emotivo. Provare tante emozioni contemporaneamente comporta stress, tentennamenti e non è facile essere sereni, siamo umani, non esseri inanimati.

Vogliamo parlare della storia del C.R.E.P.A.?
Un'idea nobile, in teoria, perché nella pratica, insomma...
Nella pratica sembra il padre di Matilda che dice “io sono intelligente, tu sei scemo; io ho ragione, tu hai torto”.
Si è messa in testa che gli elfi sono oppressi e maltrattati e che vanno liberati da qualcun altro ovviamente, perché da soli non ci arrivano.
Il comitato di liberazione poi assume una sigla a dir poco orrida. Quella sulle spille in originale è “vomitare”/”vomita”. È così intelligente che non si è nemmeno resa conto che sarebbe stato imbarazzante in due modi diversi.
La sua intelligenza è così superiore che non le importa se tutti le dicono che gli elfi non vogliono essere “liberati”; hanno di sicuro tutti torto perché lei è intelligente, quindi loro se la pensano maniera diversa sono stupidi.
Non si rende conto, quando finalmente parla con gli elfi domestici, dall'alto della sua intelligenza – per puro caso, perché non si è mai presa la briga di chiedere la loro opinione – che non solo gli elfi non vogliono essere liberati, ma che si considerano profondamente offesi e insultati dal suo comportamento. E non è contenta. Arriva fino al punto di mollare capi di vestiario in giro e nasconderli sotto la spazzatura nella speranza che finiscano accidentalmente liberati mentre fanno le pulizie perché naturalmente loro in realtà vogliono essere liberati, solo che non sanno di volerlo.
Non si rende conto che se funzionasse vorrebbe dire cacciare via delle persone da casa loro. E dove andrebbero a lavorare e vivere questi poveretti?
Non si rende nemmeno conto che gli elfi si sono accorti del suo operato e che per il disgusto si sono messi in sciopero.
Non si rende ulteriormente conto che il risultato è che tutto il lavoro di togliere gli abiti sparpagliati lo sta facendo Dobby, cioè l'unico che secondo lei potrebbe dire agli elfi di essere liberi così come lo è lui.
Tutto questo dal punto di vista dell'intelligenza emotiva e dell'empatia è un grosso buco.

Io la trovo stupida e non posso farci nulla, non è un personaggio femminile in cui mi immedesimo o che mi ha lasciato qualcosa, una donna che vorrei diventare.

Ho il diritto di dirlo? Sì. Ho motivato quello che ho detto? Sì. Abbiamo letto lo stesso libro? Sì. Possono essere motivi per i quali io odio un personaggio? Credo proprio di sì. Mi si deve dire che non ho capito un cazzo? Traete le somme.

6) Un autore popolare col quale non ti intendi.

Anche qui ce ne sono parecchi. Se proprio devo dirne uno dico Baricco.
Mi sono piaciuti moltissimo Novecento e Oceano mare, poi ho proseguito la lettura di altri suoi testi e mi sono sembrati aria fritta, ma ben scritta, per carità.
Ci leggo molta essenza autocelebrativa come a dire “guardate, scrivo del nulla, ma lo so fare bene”.
Ho bisogno di forma e contenuto per sentirmi una lettrice felice e soddisfatta.

7) Un luogo comune di un libro famoso che sei stanco di leggere (esempi: la donzella da salvare, capi corrotti, triangoli amorosi, ecc.).

Ed eccoci qui: i triangoli. Le Mary-Sue stavolta le lascio da parte, ma ce ne sarebbero di cose da dire, ahinoi.
Per me sono il male per una serie di ragioni.

Innanzitutto è molto difficile per me apprezzare una storia d'amore in una narrazione che prettamente romantica non è, le storie d'amore devono essere in linea con la mia visione dell'amore e se non lo sono... kaputt!
Ciò non toglie che non ve ne siano alcune della cui lettura conservo un bellissimo ricordo al punto tale che sono le mie storie d'amore preferite in letteratura, sono solo quattro (mi piacerebbe parlarne in un post apposito).
Se ci sono i triangoli, oltre a una storia d'amore che si discosta dal mio modo di concepire l'amore, alzo gli occhi al cielo e dire che mi arrabbio è poco.

Nella vita reale odio le persone indecise, lo stesso vale nei libri. Non sopporto l'idea di una persona indecisa nei sentimenti perché ritengo che ci sarà sicuramente chi tra i due contendenti – solitamente sono uomini che ruotano attorno una Sue – quello che alla tizia piace di più senza pensarci troppo e senza far penare quei poveretti.

Lo dico fino allo sfinimento, ma vorrei tanto che in una storia la persona indecisa venisse mandata al diavolo da entrambi i poveracci che mi fanno pena – magari bellamente sfanculata – e che cercassero l'amore altrove, con persone che sicuramente sapranno apprezzare le loro persone o che lo trovino tra loro, perché no?
Troverei il tutto sia originale e sia vicino alla mia considerazione di persone e sentimenti.
Le persone non sono tappetini da mettere sotto i piedi e da illudere.
Coloro poi che si riducono a zerbini dovrebbero capire che la persona non ricambia il sentimento e in aggiunta li trattano non proprio benissimo, e quindi si dovrebbe partire alla ricerca di qualcuno che si spera sia migliore.

Finora nei libri con un triangolo non mi è capitato di leggere una cosa del genere.
E io dico: è un vero peccato, sul serio. Godrei nel leggere una scena come questa.

Comunque il triangolo più brutto che abbia mai visto si trova in un film. Ne parlerò più in là, potete giurarci.

8) Una serie famosa che non hai intenzione di leggere.

Solitamente dico mai dire mai, ma al momento direi... La saga di Divergent. Non mi attira, sento la più completa indifferenza verso questa serie quindi nulla, non la leggerò.

9) Si è soliti dire “il libro è sempre migliore del film”, ma quale film o adattamento TV preferisci di più rispetto al libro?

Su questa non ho il minimo dubbio: i due film di Bridget Jones.
Se ben fatte le commedie romantiche mi fanno ridere e mi diverte vederle; trovo che i libri siano scritti maluccio e la resa del diario della cara “zitella e lunatica” sia di gran lunga fatta meglio su schermo, le vicende hanno una buona continuità, la fedeltà ai libri c'è ed è sempre un piacere per me vederli!
Il terzo libro non lo considero... no, proprio no! Non faccio spoiler, ma il finale mi sembra proprio buttato lì per dare un contentino sia a Bridget sia ai lettori.
Una vera dilusione di diludendo.

mercoledì 26 agosto 2015

Parlando di "Youth - la giovinezza", di Paolo Sorrentino.

Contiene spoiler sia nella trama sia nel commento.


Ho visto questo film circa una settimana dopo che lo diedero al cinema – il mercoledì c'è la riduzione al multisala e per una che sta attenta alle spese perché non caco soldi come Tywin Lannister, diciamo così, if you know what I mean – ed ero molto curiosa di vedere questo film di Sorrentino.

So benissimo che le persone, parlando de La grande bellezza, si dividono in quelle che lo hanno apprezzato, quelle a cui è rimasto indifferente, quelle che hanno detto che non ci hanno capito una mazza (tipo mio padre, non esco molto lontano dalla mia realtà) e quindi lo ritengono stupido e quelle che dicono che “è una cacata pazzesca”.

È così per qualsiasi cosa, quindi non bisogna stupirsene.

Quello che dirò sono le mie impressioni, rielaborate e ragionate dopo che, appena uscita dal cinema e tornata a casa, ho iniziato a mettere su carta quello che avevo provato e che il film mi aveva suscitato.
Ho cercato di stemperare ciò che ho scritto a mano e che a caldo avevo da dire; già battendo tutto al computer “alla prima stesura” mi ero resa conto che dovevo sistemare un po' il tutto. Quando scrivo di getto – e di notte – quello che scrivo ha senso solo per me, ma temevo di dimenticarmene se avessi rimandato.

Ripeto che non sono una critica di cinema, ma solo un'appassionata che desidera fare due chiacchiere al riguardo.

Come ho scritto in grassetto vi sono spoiler; so bene che molti non li gradiscono e di solito cerco di non farne nemmeno quando parlo di libri o serie TV – quella anormale che se li cerca forse sono io – però questa volta lo trovo necessario.
Sono molte le cose che ho da dire come gli interrogativi che il film mi ha lasciato, ma per parlarne devo necessariamente descrivere la scena o dire un particolare avvenimento che può essere o è spoiler.

Se non avete visto il film e non amate gli spoiler, potreste rimandare la lettura a film visto.

Se avete visto il film o, come me, non vi danno fastidio gli spoiler, siete i benvenuti tra le prossime righe.

Saranno parecchie righe, vi avviso. Sentitevi liberi di chiudere la pagina quando volete se vi annoiate.



Trama.

La vicenda si incentra su alcuni personaggi e i rapporti che tra essi intercorrono.

Fred Ballinger (Michael Caine) è un anziano direttore d'orchestra in vacanza in un albergo sulle Alpi svizzere con la figlia Lena (Rachel Weisz) e l'amico Mick Boyle (Harvey Keitel), vecchio regista ancora attivo nella sua professione.
Fred e Mick si ritrovano a osservare le vite degli ospiti dell'albergo e dei loro figli, curiosando e riflettendo sulle loro esistenze e su tante altre cose.
Le loro vite e i loro caratteri non potrebbero essere più diversi.
Mick sta girando il suo ultimo film in collaborazione con un gruppo di giovani sceneggiatori, che definisce il suo testamento artistico, ma si trova in difficoltà nella realizzazione del finale.
Fred invece ha smesso di dirigere, sebbene gli giunga una richiesta. Un emissario della regina Elisabetta arriva da Londra per chiedergli di dirigere un concerto di alcune sue opere intitolate Canzoni semplici. Egli rifiuta in modo deciso, confessando in un secondo colloquio di aver composto quelle melodie esclusivamente perché fossero intonate dalla moglie Melanie, che ora non può più cantare, ragion per cui – per lui – questo concerto non s'ha da fare.
Di per contro Lena rinfaccia al padre di non pensare più alla moglie, a cui non porta più nemmeno un fiore, come se non gliene fosse mai importato.
Intanto la giovane scopre e vive il tradimento di suo marito – figlio di Mick – che è fuggito con la popstar Paloma Faith.

Fred conosce Jimmy Tree (Paul Dano), giovane e famoso attore hollywoodiano, in “vacanza” per cercare la sua vena artistica per un nuovo ruolo da interpretare, cosa che gli risulta difficoltosa a causa della frustrazione derivatagli dall'essere ricordato dai fan solo per un ruolo in una serie fantascientifica e non per ruoli più complessi in film impegnati girati con registi importanti.

Giunge anche all'albergo Miss Universo (Madalina Diana Ghenea), che avrà una breve discussione con Jimmy, ma non priva di significato e di incisività.

I due vecchi amici affrontano la loro vita in modo molto diversa, Fred con rimpianto e apatia e Mick con gioia di fare e di vivere.
Arriva Brenda Morel (Jane Fonda), una diva con cui Mick aveva collaborato più volte, che gli dice di non voler figurare nel suo testamento scegliendo di recitare per una serie TV lautamente remunerata.
Le parole di Brenda scuotono Mick nel profondo, e il suo entusiasmo progressivamente si spegne al punto di gettarsi dal balcone della sua stanza suicidandosi.
Lascia però a Fred un messaggio ovvero quello di vivere e non sopravvivere.

Da qui accade qualcosa nell'animo del vecchio direttore d'orchestra.
Per prima cosa si reca a Venezia a portare un fiore alla moglie ricoverata in una clinica in stato catatonico.
Alla fine accetta di recarsi a Londra per eseguire nuovamente le sue melodie e lasciandole cantare al soprano Sumi Jo.
Appare come un segno di voler riprendere in mano la propria vita e di voler ricercare la giovinezza, in ogni senso interpretabile.

Lena incontra un giovane scalatore che riesce a farle superare l'abbandono del marito, mentre Jimmy riesce, grazie alle parole di una giovanissima fan, a superare il blocco che quel personaggio sempre noto gli aveva lasciato e inizia a recitare nei panni di un nuovo protagonista.


Piccola premessa: faccio parte di quella categoria di persone che quando guardano un film, vedendo una data scena, la commentano lì per lì a voce alta. Ovviamente quando sono al cinema sto zitta per rispetto delle altre persone e al massimo borbotto o farfuglio qualcosa senza farmi sentire.
Se ho da dire una cosa a caldo, nell'immediato, devo dirla (e poi me la annoto se ho carta e penna subito a portata di mano o dopo la visione).
Non sono una di quelle persone che vede un film in religioso silenzio e che scaglia un anatema urlando al sacrilegio se qualcun altro non agisce come me; sono una persona molto schietta e vivo l'arte anche in modo viscerale, non rompendo tuttavia i coglioni e giudicando il modo di fare altrui.
È una cosa che faccio anche durante la lettura, perché quando mi dedico a una delle mie passioni, mi sento coinvolta in modo totalizzante e se stessi zitta vuol dire che un qualcosa non mi suscita nulla, nel bene o nel male.
Essendo dotata di un cervello e di sensibilità non credo che questa cosa accadrà mai.


Le mie impressioni.

Tutto quello che dirò da adesso in poi, a occhio e croce è in ordine cronologico per rapporto alla trama. Se mi soffermo a parlare di un personaggio possono esserci dei salti.

Partiamo dall'inizio: vi è mai capitato di pensare “quest'opera già parte male dalla prima scena – o pagina o nota o qualsiasi altra cosa – e potrebbe essere anche peggio”?
A me era successo in questo caso perché una canzone che conosco e che adoro era proprio in posizione incipitaria.

You got the love cantata da una che non è Florence è NO.
Ecco qual è stato subito il mio pensiero. Per quanto possano piacermi le cover – al punto di trovarne alcune più belle della canzone originale – sentire una donna cantare un brano che mi trasmette tantissime emozioni con una voce che non è quella che mi fa rabbrividire mi ha lasciata molto fredda, al punto da pensare una cosa del tipo: iniziamo benissimo; andrà a finire verso l'ottimo?
Ovviamente ero sarcastica.
Ho avuto modo di ricredermi col tempo, ma se ci fosse stata Florence io sarei andata in brodo di giuggiole e non avrei sentito il suono delle unghie sulla lavagna nella mia testa. Lo avrei sinceramente apprezzato, sul serio.
Per l'occasione il brano è stato interpretato dai The Retrosettes e ve lo allego.
Al di là di questa parentesi, le musiche scelte mi sono piaciute, si è unito il pop alla dance e alla lirica, il mix è particolare.

Le scene all'inizio sono molto statiche, lente; domina un senso di apatia unito all'angoscia di un qualcosa non molto definito, ma che forse andando avanti nella visione si potrebbe scoprire, quindi una piccola curiosità da parte mia era presente.
Questa cadenza ricalca il modo di fare di Fred che pare non curarsi di ciò che accade sia fuori sia dentro di lui; il tempo passa, ma lascia che esso scorra, senza volerlo afferrare. Come lui è molto distante verso le cose e le persone, ecco che le scene fanno lo stesso, sembrano dirci: tutto vive, panta rei, ma a me non frega un corno, lascia che sia, tanto a me non cambia nulla.
Ho molto apprezzato, perché è come se noi fossimo entrati, come in una lettura, nel punto di vista di uno dei personaggi, con tutto che siamo solo all'inizio e ci sarà ancora tanto altro da svelare. Ma l'impatto è forte, perché la passiva abulia è marcata ed ecco che, se mi fossi trovata a leggere le pagine col punto di vista di Fred avrei detto: mamma mia, che gioia di vivere che hai, caro mio.
È molto bello quando anche un film lascia trasparire bene le emozioni.

Il colore, specie quando si vedono inquadrature e scene ambientate in mezzo alla natura, domina.
Mi è rimasta molto impressa l'immagine delle fronde degli alberi in primo piano mentre si staglia lentamente in alto a destra il verde dell'erba e un fiume dall'acqua molto limpida. Era una piena luce molto pregnante.

Lo scenario nel complesso è malinconico e la storia ha una vena molto amara, in netta contrapposizione all'autoironia.

L'albergo in cui è stato girato il film esiste davvero e vi fu ambientato anche uno dei libri più belli che abbia mai letto: si tratta de La montagna incantata di Thomas Mann.
Negli anni '80 fu pure girato un film (la cui durata è superiore alle cinque ore) da Geissendörfer. Youth guarda a questo film che ha molto da raccontare, così come il romanzo.

Alcuni rimandi per me palesi si trovano anche guardando , film di Federico Fellini.

Mi sono chiesta alcune cose a partire da quel giochetto fatto da Fred con la carta della caramella la prima volta davanti all'emissario della Regina. Si parlava di musica e dall'inquadratura sembrava che si volesse cogliere (o forse sono stata io a vedere più lontana di quanto avrei dovuto vedere) il fatto di poter far musica anche solo con un oggetto all'apparenza piccolo e banale.
In stile August Rush, mi vien da dire.
Effettivamente si vede poi Fred che “dirige” – proprio come farebbe con un'orchestra – la musica che sente dalle campane delle mucche e il collegamento mi è venuto spontaneo.
Sarebbe bello sapere se è un rimando voluto o meno, ma al contrario perché August è un ragazzino e Fred un anziano, in un film il cui titolo è La giovinezza.
Se c'è dell'ironia in tutto ciò allora mi si strappa un ulteriore sorriso.

La seconda volta in cui Fred prende questa carta rossa della caramella è quando osserva Maradona – non è lui, è un attore chiamato Roly Serrano – che firma autografi. Ecco di nuovo questo accartocciare e stendere la carta della caramella producendo suoni. In questo caso appare più come un tic o un gesto dettato dalla noia, null'altro.
Era dunque noia anche quando c'era quel tizio inglese, noncurante di quello che gli veniva detto?
Me lo chiedo perché non so quale delle due interpretazioni sia la più plausibile e questo mi affascina, perché adoro essere messa alla prova.

Accade molto spesso nel film domandarsi se un gesto o un'azione erano puramente voluti o solo dettati dal caso.

Abbiamo il tributo a Maradona (che Sorrentino aveva anche citato nel suo discorso di premiazione la notte degli Oscar), ma non è un tributo in senso classico, come ci si aspetterebbe. Non abbiamo un atleta pronto e scattante, el pibe de oro nei suoi anni d'oro, ma un uomo fisicamente appesantito che non ha più la sua forma fisica e al contempo gravato nell'animo, ed è in declino.
Comico ma al contempo triste, appare come l'ombra di un uomo dal glorioso passato che si trascina a fatica nel ricordare ciò che è stato un tempo mentre vive nella mediocrità del presente aggrappato alla memoria dei suoi giorni migliori e tentando di ritrovare il perduto benessere psico-fisico .

Un punto degno di nota verte sulla questione della moglie di Fred.
Per tutto il film, almeno fin quasi alla fine, si pensa che fosse morta per via di una serie di battute mirate allo scopo, quando poi scopri che è viva, ma in uno stato catatonico e dunque ricoverata in una clinica di Venezia.

Si gioca di nuovo sul “ciò che appare non è ciò che è”, un'ambiguità che ci inganna, sì, ma pesando e pensando per una seconda volta alle parole delle battute che alludono alla signora Ballinger come per esempio “Non vai mai a portare fiori alla mamma”, “Se ci fosse stata mamma mi avrebbe capita” e così via il pensiero che potrebbe venirci è: ma non hanno mai detto che era morta in modo esplicito.

Proprio così, non l'hanno mai detto; eppure quanti di noi hanno pensato che lo fosse per via delle parole e come sono state dette?

Il peso delle parole e del tono è fondamentale. Io amo le parole, amo come vengono scritte e come vengono dette e questa specie di inganno, se ha fatto cadere almeno uno di noi, è riuscito.
Io per prima proprio, appena ho visto la signora in quella clinica, di spalle, ho sorriso tra me e me pensando: me l'ha fatta.
Quando resto spiazzata sono lieta di ciò perché vuol dire che l'arte mi ha coinvolta.

Nulla è ciò che appare, insomma.

Sono rimasta molto colpita da questa frase.
Io racconto storie, per poterlo fare devo credere a qualsiasi cosa”: è la massima di Mick parlando del suo lavoro. Se l'avessi trovata in un libro l'avrei già sottolineata e resa mia, interiorizzandola, perché può lasciare spazio a più considerazioni, a partire dal chiedersi se è vero oppure no. Mi piacerebbe poterne parlare in un post a parte.

Jimmy (che nei modi e per via degli anelli alle dita, degli occhiali, della camicia svasata e della sigaretta tra le labbra mi ha ricordato Johnny Depp) vive l'incubo e la frustrazione di essere ricordato solo per un unico ruolo cinematografico, un film non impegnato – da blockbuster –, sebbene abbia recitato in altri film in parti più complesse: mister Q lo perseguita.

La sua insoddisfazione viene notata da Miss Universo, un simbolo in cui può esser vista la giovinezza mista alla bellezza – corredata di freschezza – e alla stupidità da stereotipo delle donne che partecipano ai concorsi di bellezza.
Questo lo si nota con Jimmy che la punzecchia visto che anche lei lo ha riconosciuto per il ruolo di mister Q, personaggio che lei ama e che lui ha finito per detestare.
Si trova Miss Universo replicargli con tanto di parole di difficile comprensione per dargli del frustrato.

Nulla è ciò che appare, come era già successo in precedenza.

Ci si aspetterebbe che un termine aulico – ma perfettamente corretto nel contesto – da una ragazza che, per definizione, è una svampita? No.
Si vuole sottolineare che anche i giovani sono pieni di pregiudizi? A mio dire accade molto spesso, ma non so se questo fosse un messaggio che il film voleva far trapelare.
Si vuole dire che l'intelligenza di una donna può essere presente anche se la donna è bella, piacente? Questa è una cosa di cui sono sicura, ma, come sopra, non ho la più pallida idea se anche questo spunto di riflessione è voluto.
Quello che so per certo è che la gimcana dei miei pensieri non era affatto spenta durante la visione del film, è stato un continuo stimolo.

A lei è piaciuto essere Miss Universo, a Jimmy non è piaciuto essere quel personaggio visto che gli è rimasto addosso. Forse perché per lei sarà solo il trampolino di lancio e non l'etichetta che gli resterà, chissà.

Jimmy non rispose più, il silenzio è stato eloquente, Miss Universo aveva colto nel segno.

Accade più in là un qualcosa di sconvolgente.
Una bambina ospite dell'albergo, vista in alcune scene, dice a Jimmy che lo ha apprezzato in un altro suo film dove interpretava un padre non molto presente gli dice di aver capito, guardando il film, che tutti hanno il dubbio di non sentirsi adeguati alla vita ed è per questo che non si deve temerla. Questo scatena l'epifania di Jimmy, che adesso può essere il nuovo personaggio che deve interpretare senza pensare al passato.
Che non si senta nemmeno lui all'altezza di qualcosa? Che tutte le persone, bene o male, provino lo stesso?

Mi sono immedesimata molto in Lena, tradita dal marito.
La ragione per Julian cui inizia una relazione (lo scopre Mick) con Paloma Faith è perché è brava a letto, ma pare che sia scialba e insignificante per quel che riguarda il resto. Appare proprio la classica svampita che riesce persino a intrufolarsi nei suoi sogni, dandole il tormento.
L'incubo di Lena sottolineava quanto fosse rozza e trash Paloma, ma lo si notava già nella sua apparizione pronunciando le parole “sono la donna per cui suo figlio ha perso la testa”. Il modo di fare e per come è stato reso il personaggio non permette altro che parteggiare per Lena e di sperare che la fortuna le sorrida più in avanti.

Sentir dire “diciassette anni”, la differenza di età tra Julian e Paloma, lì per lì, per un motivo del tutto personale, mi ha fatto scappare una parolaccia.
Lena chiede e si chiede in cosa sia migliore di lei e la sua tristezza è palpabile.
Sono parole che ho detto anche io non molto tempo fa, inutile negarlo e la mia empatia si è fatta particolarmente sentire.

Rachel Weisz è molto espressiva. Quando inizia a parlare a Fred del fatto che pensava di più alla musica o che avesse dapprima è fredda, crudele, adotta un tono monocorde nel parlare che poi si incrina, prorompendo in un pianto e mostrando la fragilità di Lena. È una scena che mi è piaciuta molto.

Lena è una figlia molto premurosa e si nota come ella desiderava cancellare, se non tutta almeno in parte, l'apatia di suo padre: appare una ragazza cresciuta anzitempo la cui maturità è già notevole, ma in quell'albergo e vivendo più a contatto col padre continua a crescere, in modo a mio dire positivo, perché graduale, rendendo il tutto molto verosimile.

Fred, confessandosi, afferma che la musica incarna il suo concetto di immediatezza più pura; è l'arte che avrebbe capito subito a differenza delle persone, tipo sua figlia o sua moglie, come tutta la gente.
In queste parole e nell'interpretazione di Caine traspaiono bene i ricordi della carriera, uniti al risentimento e al rimpianto di non aver dedicato tutto se stesso alla famiglia e nel cercare di essere un padre migliore. Fred vive nel passato e sembra non desiderare un futuro.

Si riflette molto anche sul tema della leggerezza, definita come “è sensazione irresistibile” parlando del film di fantascienza di Jimmy e delle Canzoni semplici di Fred.
La leggerezza attira, è probabilmente la ragione per cui l'arte “impegnata” viene spesso snobbata e al cinema si preferisce la TV, come fa Brenda – di cui parlerò proprio sotto – e come al contrario non ha mai fatto Mick.

Una fonte per me di stupore è stata Jane Fonda; non la sua presenza, ma il personaggio da lei interpretato. Di solito nei ruoli è una donna molto affascinante, raffinata, delicata, glamour, ma qui interpreta una diva – non più nel fiore dei suoi anni – hollywoodiana venuta dalla strada che, con tutta la fama, i begli abiti e i gioielli resta pur sempre grezza, sboccata e incolta. La trovo una veste molto insolita che mi ha incuriosita.
Nell'ottica del film invece il suo ruolo mi appare un poco scontato perché si vedono molte persone sfiorite e appassite nelle membra e nello spirito quindi lei è una delle tante anime vecchie dei bei tempi che furono, diciamo così.
Rappresenta la Hollywood cinica, quella che vede le fonti di profitto e il denaro come prime cose e non l'arte, ma per estensione si potrebbe applicare come immagine a tanti settori.

Appare in poche scene, ma in queste è perfettamente padrona delle scene stesse sia come attrice sia come personaggio: un'attrice talentuosa che interpreta un'attrice famosa e che sa come muoversi nel mondo dello spettacolo visto che quando parla con Mick non smette – per quanto sia una chiacchierata informale – di esercitare quel fascino e quei modi da attrice che recita.
Dice che il cinema è una stronzata, è finito, mentre la TV definita merda da Mick è il futuro ed è già il presente e questo è il motivo per cui non reciterà nell'ultimo film di colui che è stato il suo Pigmalione.

Se prima Mick era entusiasta laddove Fred era apatico ecco che da qui lui ha perduto la sua ragione di vita che lo porta a compiere l'estremo gesto.
Quando Brenda verrà a sapere dell'accaduto avrà una particolare reazione – è il karma, stronza – e rantolando a terra dirà che le spiace.

Fred e Mick, parlando con termini da fangirl, sono una meravigliosa BROTP – Brother One True Pairing ovvero una coppia che si ama ma come veri amici – , la loro amicizia è particolare.
Hanno deciso di raccontarsi solo gli avvenimenti belli e non ciò che di brutto capita loro all'altro.
Mi chiedo il perché della loro scelta. Confidarsi solo le cose belle, forse per non far soffrire l'altro? Perché si desidera condividere solo qualcosa che possa recare gioia all'altro? O invidia?
Non è forse più intimo se ci si confida anche le tristezze, visto che si è sempre amici e non solo durante le cose liete?
Come sarebbe la mia amicizia più profonda e vera se l'avessi impostata come quella di Fred e Mick?
Io e la merdaccia saremmo stati così legati? Ci ho riflettuto parecchio e alla fine ho chiesto direttamente a lui.

La scommessa che fanno sulla coppia che pranza/cena non parlandosi mi ha fatto ridere. Vederli così impiccioni e curiosi come due comari di un paesino l'ho trovato esilarante – sarà perché li ho immaginati in abiti femminili neri per il lutto e un fazzoletto come le vecchine che si vedono dalle mie parti – e persino Fred che sembrava così noncurante si interessava a qualcosa.
Perché la donna dà lo schiaffo all'uomo?
Perché ha visto Lena – sgranando gli occhi – in abito elegante, lasciando trasparire un'aura molto seducente?
Perché sono giunti a così alto livello di incomunicabilità?
Non lo so e non sapere le cose da un lato mi intriga perché voglio scoprirle e dall'altro mi frustra se non riesco a farlo o se non mi si danno elementi per farlo.

Quando poi li si vede fare sesso nel bosco – e le vecchie comari sono lì a godersi lo spettacolo, ma guarda un po' che coincidenza! – sono stata pervasa da tanta tristezza non per l'età dei signori (gente che avete detto “che schifo” affianco a me, c'è un girone dell'inferno anche per voi, ne sono sicura) e sul fatto che alla loro età si diano ancora da fare (si potrebbe dire “beati loro”), bensì perché nel viso di quella donna in preda al piacere, nei suoi gemiti, io ho letto rabbia e dolore.
Un dolore di natura liberatoria, stimolo per un'altra domanda: come si fa a non parlarsi e a usare il sesso come mezzo di comunicazione?
Era una finta e in camera si parlavano?
Hanno fatto sesso dopo la scena dello schiaffo... che sia stato l'input per cercare un dialogo che sembrava perso per sempre?
È stato un dialogo collimato verso quel modo o è stato l'unico modo che hanno trovato per stabilire un contatto?
Tutto può essere e tutto non può essere come potrebbe essere e non essere – sembra la storpiatura della filosofia di qualche scuola presocratica – e si lascia spazio a più visioni delle cose.
Quello che so è sulla mia pelle è che è stato molto struggente; mi pareva di sentire un peso nel petto, avvertendo una sensazione intrisa di dolore per un contatto a lungo desiderato, ma mai percepito.

Passo perciò a riflettere sulle parole della massaggiatrice giovane interpretata da Luna Zimic Mijovic (o era l'apparecchio in stile Il mondo di Patty a farla apparire ancora più giovane di quanto non fosse?): lei afferma che non ama parlare perché non sa cosa dire, ma riesce a capire dal “semplice” tocco del corpo cosa accade alla persona che ha davanti, ragion per cui preferisce parlare coi gesti anziché usare le parole.
Per me parole e fisicità sono entrambe piene di significato e dal grande impatto comunicativo – sebbene siano legate alla soggettività di chi lancia e riceve un messaggio – però ascoltando le sue parole ecco l'ennesima domanda: il linguaggio delle parole e del corpo sono alla pari? Uno dei due è più forte/pregnante/importante dell'altro?
Hanno una reale correlazione tra essi?

Sicuramente il fisico risente dello stato emotivo della persona stessa (Fred che si sente emozionato dopo aver detto al PR della regina che solo sua moglie avrebbe cantato le sue Canzoni Semplici perché erano state composte per lei oppure la sua apatia che si ripercuote psicosomaticamente – potrebbe essere – sulla sua minzione possono essere degli esempi), ma la fisicità ha più impatto del linguaggio?
È per questo che quei due nel bosco si lasciano andare nella carne?

I personaggi comprimari riescono a lasciare qualcosa allo spettatore con tutto che non sono i principali.
La figura della escort – interpretata da Gabriela Belisario – è quella che mi fa più pensare (come se finora non avessi di che pensare abbastanza): perché?
È anche lei un simbolo della giovinezza che gli uomini e donne che “usufruiscono” dei suoi servigi desiderano per affermare la gioventù che sentono di aver perduto o che sta sfiorendo?
Quando interagisce con Mick, dopo il dialogo con Brenda, però sembra solo un blando placebo nella tristezza totale di Mick che ormai si sente svuotato dopo aver saputo che il suo testamento cinematografico non si girerà più.
Ma chi è questa giovane donna? Cosa fa davvero? Se non fosse stata presente cosa sarebbe accaduto in generale e alle persone che sono state in sua compagnia?

Se Fred avesse cercato di salvare Mick sarebbe andato OOC perché con la sua apatia non sarebbe riuscito a muovere un muscolo.
Non vediamo il suicidio, l'atto di Mick ci viene nascosto, ma vediamo Fred respirare affannoso, il suo ventre che si contrae ed espande.
È una reazione.
Non è del tutto indifferente alle cose e alle persone.
È vivo e da lì tutto cambia.

Dalla morte di Mick, Fred smette di essere apatico.
Certo, non abbiamo un cambiamento improvviso, la sua apatia si affievolisce piano piano, mentre reagisce e decide di agire, fare qualcosa a differenza del suo precedente far nulla.
Sceglie di andare dalla moglie a Venezia e parlarle, per poi andare in Inghilterra e tenere il concerto, con una soprano che non è sua moglie.

La scena finale vede il volto di Mick e qui: è a lui che dedica il concerto?
È a lui che pensa mentre dirige l'orchestra?

Si vede la scena in cui sale sul palco in ritardo: la gente attende.
Il tarlo del dubbio di un suo ripensamento si palesa, non voleva più essere lì?
Lo pensiamo noi, lo pensa anche la gente sugli spalti, ma alla fine, forse, si tira un sospiro di sollievo.
Non ho potuto fare a meno di sorridere per questo, mentre l'ho visto uscire dalle quinte per entrare in scena.
Sono stata contenta per lui, perché sebbene sia molto cinica e disillusa, non posso fare a meno di sperare nel meglio, nella possibilità che si possa raggiungere una serenità e una nuova voglia di vivere, a dispetto dell'età.

Le emozioni sono tutto quello che abbiamo.
Questa è un'altra frase che viene detta nel film; per molti queste frasi nel film possono essere viste come le frasi in stile biscotti della fortuna o Baci Perugina e che quindi sfociano nel kitsch, ma non saprei.

Da un certo punto di vista si potrebbe dire che c'è un po' troppo filosofeggiare nell'aria e questo può essere un bene o un male; dipende dalla resa.

Ma la filosofia non è un mezzo grazie al quale l'uomo può pensare? 

C'è da dire che, se lo si considera come ideale seguito de La grande bellezza, si può restare delusi perché i due film hanno alcune similitudini che potrebbero far pensare di essere delle fotocopie perché in entrambi abbiamo personaggi tormentati dai fantasmi del proprio passato, che conoscono la caduta e poi la rinascita.

Un altro esempio di questi fantasmi del passato, a parte quelli di Fred o di Jimmy o quello più presente di Lena (il marito e la nuova compagna) è l'incubo di Mick.
Mick dice di sé “sono un regista di donne” mentre Jimmy lo contraddice affermando “no, lei è un ottimo regista”, ma le parole di Brenda, unite al fatto che non riusciva a concludere la sua opera lo ha portato a pensare e a figurarsi tutte le donne che ha diretto, negli abiti di scena del film e che recitavano le loro battute.
Alla fine le vede tutte, mentre le voci si confondono, in una cacofonia che crea angoscia. L'inquietudine cresce, è una specie di incubo e noi lo viviamo con lui.
Tutta la sua vita e carriera da cineasta ci appare come un sogno a occhi aperti che poi si perde nell'oblio e nell'angoscia.

Alla mia età mettersi in forma è una perdita di tempo afferma Fred.
Nello sfondo della clinica presente nell'albergo abbiamo uomini e donne, nudi, con i loro corpi dinanzi alle telecamere.
Sono corpi di ogni età e fattezze, nel nudo integrale; a me ha ricordato una scena di Salon Kitty (sarà per la piscina?) con tutto che è ovvio che i contesti siano diversissimi.
Non sono stata né disturbata né disgustata da tutto ciò.
Parlandoci chiaramente: le rughe, i peni flaccidi, le tette cascanti, la pancia, le cosce grosse ecc. sono assolutamente normali, sono parti integranti della nostra vita.
Nel quotidiano non lasciamo mica da parte il nostro corpo e viviamo come etere cosmico, insomma.

Avrei preso a calci anche qui le persone che hanno detto “che schifo” quando si è vista una donna col pube non depilato galleggiare in piscina.
Anche i peli fanno parte della natura umana.

Sinceramente ho invidiato molto la loro naturalezza nello stare nudi davanti a una telecamera, io non sarei capace a fare una cosa del genere, in quanto proprio grazie alle tante persone che dicono “che schifo” certi complessi che nel corso degli anni mi sono fatta sono duri da cancellare.
Le persone che hanno un'autostima altalenante capiranno bene quello che voglio dire.
Ti viene da dire: non mi sento a mio agio vestito, figuriamoci nudo.

Ho annotato alcuni cliché che mi sono saltati subito alla mente (a parte i rimandi felliniani):

1) I genitori che affermano che i figli hanno preso le qualità da loro e i difetti dal coniuge. È una testa di cazzo come sua madre. Sono queste la parole di Mick parlando di Julian che lascia Lena.

2) La bimba matura che risveglia Jimmy. Per carità, è bello vedere bimbi maturi, io per prima sembravo essere nata cresciuta, ma nella mia testa mi ero immaginata un altro confronto con Miss Universo che era arrivata a sputtanarlo subito.
Mi sarebbe piaciuto un altro battibecco tra due figure dello spettacolo molto diverse e dalle loro parole poi una crescita.
Mi era anche partita la ship, e il mio lato da fangirl l'ha presa male.

3) Fred e le sue belle parole dette sulla moglie a quell'età.
Dirle prima e direttamente a lei no, eh? Molto probabilmente, sicuramente anzi, è voluto visto che lui fino a quel momento non aveva capito molto di moglie e figli e ci arriva dopo, però mi urta molto quando la gente capisce tardi le cose, dando addirittura le persone per scontate.


Questi sono i miei sconclusionati pareri su ciò che ho visto. Mi ha trasmesso emozioni, così come mi ha lasciato tanti interrogativi a cui desidero e a cui probabilmente (se si tratta di quelli riguardo al film) non troverò risposta. Io mi sono molto emozionata, e ho sentito in me il messaggio di non restare ancorati al passato perché già andato via, quindi non può renderci liberi. Il presente può farlo, ma è nel futuro che risiede la speranza di essere liberi e felici, per quanto essere possa esser breve.

Sicuramente ci sarebbe molto altro da dire ma in primis credo di aver parlato troppo e secondariamente mi piacerebbe rivederlo, perché sono del parere che potrebbe lasciarmi qualcosa in più.