domenica 31 gennaio 2016

Fenice fangirl. #02

Come sempre, quando si tratta di fangirleggiare, sono sempre pronta e ben disposta a farlo.

Mi rendo conto che col titolo non è chiaro a primo impatto di cosa voglio trattare volta per volta: questo leggero alone di "mistero" non mi dispiace. Ormai ho chiamato la rubrica così e mi spiacerebbe cambiare titolo o usarlo solo come un tag per inglobare tutti i post che lo contengono.

Questa volta volevo parlare di serie TV e di qualcosa nello specifico. Quando ero più giovane io li chiamavano ancora telefilm, e col tempo la produzione di serie è aumentata notevolmente, magari se ne può fare un grafico e la funzione sarebbe esponenziale (ne sono sicura), al punto da notare che per alcune serie si stanziano tantissimi dindini per dar loro vita. Quando la produzione è tanta ci si può imbattere in prodotti eccellenti, buoni, così così o anche scadenti, ma credo che questo sia ovvio.

Ammetto che io non sono una grande fan delle serie TV per una serie di ragioni. Non amo lo streaming (su questo aprirò una parentesi prossimamente) perché i miei occhi si sforzano facilmente e se sto anche solo a scrivere qualcosa al computer per tanto tempo ecco che mi viene da piangere per la stanchezza (e sembra che io abbia sbagliato a mettermi il collirio. Non che questo non succeda, accade fin troppo spesso) ed eventualmente dopo un download metto tutto su un hard disk che collego al televisore. I miei occhi si stancano lo stesso, ma non così rapidamente come quando sono davanti a uno schermo a distanza ravvicinata. Essendo una studentessa fuorisede la TV che possiedo dove abito non legge il mio hard disk (a meno che non lo formatti) e data la mole di roba che dovrei spostare, fare e dire, faccio un bel gesto dell'ombrello alla Mara Maionchi alla TV e non guardo niente. Posso dedicarmi allo streaming solo quando torno al paese e tra le cose da fare non mi dedico mai alla visione come vorrei: sono una di quelle persone che se ha a diposizione una stagione intera vuole vederla difilata, facendo opportune pause. In aggiunta, tra la lettura e la visione scelgo sempre la lettura, mentre se la scelta è tra un film e una serie scelgo un film, anche se sono belli impegnativi e pesantucci. Amo più i film delle serie.

Ne consegue che io non è che abbia visto chissà quante serie TV, però devo anche dire che se non mi colpisce la prima puntata o una puntata random (vista per caso) allora non proseguo nel guardare le puntate successive, pensando (o sperando) che possa coinvolgermi dopo. Non mi faccio più lo scrupolo che mi facevo tempo fa per i libri: ho tanto da leggere (e da vedere) e se mi impongo di vedere qualcosa che non mi garba mi tolgo del tempo per fare qualcos'altro che potrebbe piacermi di più. 

Ci sono però delle serie ormai complete che ho visto integralmente e che mi sono davvero tanto piaciute al punto da reputarle le mie preferite. Alcune complete le sto terminando; potrei già inserirle tra le preferite, ma preferisco dapprima finirle. Ci sono anche delle serie le cui stagioni mi sono piaciute e continuo a seguirle, mentre ho seguito alcune stagioni di una serie e poi l'ho abbandonata in tutta tranquillità, mentre c'è una serie che dopo un buon inizio mi ha fatto mandare un "vaffa" enorme e ho detto che non la seguirò più. Sto parlando di Game of Thrones, su cui mi sono espressa tempo fa in questo post.

Voglio parlarvi in breve delle mie serie preferite. Sono tutte complete, e alcune sono propriamente delle mini-serie. Come sempre, non c'è un ordine di gradimento, ma solo quello alfabetico, che adoro.

A young doctor's notebook: serie di due stagioni e otto episodi in totale che si ispira a uno dei miei libri preferiti, Appunti di un giovane medico, di Michail Bulgakov, in cui ha raccontato (dando le sue esperienze vissute a un certo dottor Vladimir Bomgard, ma si trattava di lui) le sue prime esperienze come medico abilitato dopo la laurea. In questa serie ci sono dei cambiamenti rispetto al libro, ma sono talmente tanto garbati e ben fatti che mi sono molto piaciuti, ed è una cosa che mi è capitata solo tre volte con le serie tratte da libri. L'impostazione di voler raccontare la storia di Bomgard in due momenti, all'inizio della sua carriera quando era giovane ed era stato spedito in un paesino sperduto di campana (ciò che accade nel libro) e successivamente da medico affermato che lavora a Mosca, è molto bella: si utilizza un flashback perché Bomgard ritrova il suo diario in cui annotava le sue avventure di giovane medico alle prime armi. La storia viene raccontata simpaticamente unendo il giovane medico e il medico adulto, e quando "parlano" tra loro si unisce assieme realismo e umorismo. L'ironia dello scritto di Bulgakov qui viene reso su schermo coi "due" medici, simbolo della vecchia e della nuova scuola, della medicina di campagna che era più arretrata e di quella di città che ha più conoscenze ed esperienze. Abbiamo un medico giovane che cerca di fare carriera e di salvare persone in un paesino armato di buone intenzioni e di studi teorici e pochissima (anzi, nulla) pratica e un medico adulto che guarda con dolcezza e umorismo il suo se stesso più giovane, oltre che pathos.
In questa serie ho potuto apprezzare e rivalutare (con tantissimo piacere, lo ammetto) Daniel Radcliffe, che impersonava il giovane Bomgard. Non è stato per niente il pesce lesso che era in Harry Potter, tutt'altro, è stato molto bravo ed espressivo; le scene in cui interpretava un tossico morfinomane (uno dei racconti di Bulgakov è proprio intitolato Sotto morfina, che assumeva e in cui ha riportato tutto l'accaduto). Bravo, davvero bravo.


House M.D.: quello che per me è IL medical drama per eccellenza. Abbiamo la medicina e abbiamo il dramma, ma non un dramma alla Beautiful che è il motivo per cui ho detto addio a Grey's Anatomy. Abbiamo anche il risvolto sentimentale, ma c'è dapprima quello delle persone come singoli e come professionisti. So benissimo che la probabilità di ritrovare tutte quelle malattie rarissime nell'ospedale del medico claudicante sono meno di zero (dai, è impossibile che tutti quei poveretti abitassero nei dintorni!), ma le malattie sono descritte proprio bene, i segni e i sintomi sono quelli, così come anche l'eventuale modalità di contrarre la stessa (nel caso si trattava di una malattia infettiva o da parassiti o altro). Per me che sono deformata professionalmente (e che prima di entrare a medicina ero tipo Carlo Verdone perché approfondivo da sola) è una cosa su cui non avrei potuto mai transigere. Non è stata la serie a farmi venire la voglia di diventare medico, il motivo l'ho detto qui e nello stesso post ho parlato del perché amo Greg House. Questa serie mi ha anche permesso di indagare di più anche in me stessa, nell'eventualità che entrassi a medicina. Nella puntata in cui il ricoverato era il capo di un'organizzazione terrorista islamica, Chase e Foreman hanno preferito farlo morire con tutto che si era fatta la diagnosi; così facendo il conflitto in quella zona islamica era terminato. Io mi sono chiesta: sarei disposta a uccidere uno per salvarne molti? Dandomi la risposta ho avuto modo anche di capire quale specializzazione potesse essere quella più giusta per me. Non ho cambiato idea perché non sono disposta a scendere a compromessi nella mia vita e non voglio essere incoerente. Parlando di ship: sono team House/Cuddy a vita. Non venitemi a dirmi che sono improbabili come coppia o che non ci sono dinamiche tra loro e che la coppia è diventata tale malamente, perché allora non abbiamo visto la stessa serie. Va bene il libero shipping, ma credo che ci sia sempre il margine di oggettività, in ogni cosa, se lo si vuole vedere. Un'altra ship per me è Cameron/Tomba: ho sempre voluto che crepasse male. E Tredici/me, col "dottor Mandingo" no, lei è mia!

I pilastri della terra: miniserie ispirata all'omonimo romanzo di Follett, di cui Follett stesso ha approvato le modifiche nella sceneggiatura. La trama è molto più bella nel romanzo e non lo negherò mai, ma in questa serie moltissimi degli attori scelti sono perfetti nella parte, prima fra tutte una delle mie donne amatissime: Ellen. Lei è una delle donne di carta a cui mi ispiro. Hayley Atwell ed Eddie Redmayne che hanno interpretato Aliena e Jack sono i miei amori. Tempo fa una tizia (che mi ha bloccato su faccialibro perché ho replicato a quanto aveva detto nello stesso modo in cui lo dirò ora) ha fatto una menata sui capelli ricci di Aliena perché Hayley non li aveva ricci sullo schermo. Chi ha letto il libro sa che che Jack "amava le cose selvagge, disordinate come le alte montagne, le vecchie querce. E i capelli di Aliena" (altro che "la proporzione è il cuore della bellezza" per Jack!), ed è una caratteristica fisica della giovane su cui lui si fissa, ma sono del parere che, per quanto potesse non costare molto arricciare i capelli all'attrice, se un'attrice riesce a farti amare il personaggio anche se fisicamente non è proprio uguale a quello cartaceo, mettendoci tutta se stessa, non si può sorvolare su una piccolezza come i capelli lisci? Per me vale sempre che conta la bravura dell'attore e non il suo aspetto (per quanto ognuno di noi ha i suoi gusti estetici). Voi cosa ne pensate? Bello anche il Priore Philip (la mia ship crackissima è sempre Philip/Ellen, al punto che ci ho scritto una fanfiction... con del p0rn, perché sì) e Waleran così come William Hamleigh li ho odiati così come quando rileggo il libro.

Lie to me: parlando di questa serie mi viene solo da dire una cosa ovvero BASTARDI, NON DOVEVATE CANCELLARLA! C'è chi dice che è stata cancellata perché non c'è stata molta audience, c'è chi dice che è stata cancellata perché venivano svelati segreti del linguaggio del corpo che si può utilizzare come aiuto contro i criminali e quindi non andava bene. Questa è una serie che amavo proprio per l'unione della cinesica, della comunicazione non verbale con quello che io amo di più: la criminologia (intesa in tutti i sensi e che ingloba tutto). Ero davvero presa bene con questa serie. Anche se incompleta è e resta tra le mie preferite.

Mondo senza fine: seguito de "I pilastri della terra" sia su carta sia sullo schermo come miniserie. Attendo con ansia il terzo libro della trilogia di Kingsbridge e spero sia appassionante. Molto più divergente in alcune cose dal libro rispetto ai pilastri (Elfric che sposa Caris me la sono legata al dito), ma anche in questo caso la trama sta in piedi e gli attori scelti sono stati davvero bravissimi. I cattivi di più, perché me li hanno fatti odiare di più. Petranilla poi di carattere assomiglia a mia nonna paterna, quella strega, e l'attrice non l'ha resa bene, di più!

Col tempo finirò di vedere Breaking Bad, Hannibal e Rizzoli & Isles, che amo. Appena le finisco ve ne parlerò. Promesso (?).

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